di Fabrizio Bocca
Bravo Milan
Bravo Boateng
Con il razzismo…
…non si gioca
di Fabrizio Bocca
L’episodio allo Speroni di Busto Arsizio, dove all’ennesimo insulto di una frangia di tifosi di casa verso Boateng, Muntari e Niang, capitan Ambrosini ha ritirato la squadra
di STEFANO SCACCHI
CONTRO L’ARBITRO – Tra i vertici della Pro Patria prevale la delusione per un’occasione persa nel peggiore dei modi possibili. Anche se la reazione del resto del pubblico lenisce in qualche modo la figuraccia per questo evento unico nella storia del nostro calcio (finora era successo solo che due giocatori, l’ivoriano Zoro e il camerunense Eto’o, interrompessero partite di Serie A stanchi dei cori razzisti). In tribuna il sindaco di Busto Arsizio, Gigi Farioli, a capo di una giunta di centro-destra, si scatena: “Questa non è gente di Busto Arsizio, non deve andarci di mezzo tutta la città, qui non siamo a Verona”, dice il primo cittadino che se la prende anche con Boateng (“Ha sbagliato”) e l’arbitro (“Doveva sospenderla al primo ululato”). La seconda affermazione trova d’accordo quasi tutti i protagonisti della partita. Nei primi 26 minuti, la panchina del Milan ha ripetutamente chiesto a Gian Luca Benassi di Bologna di fermare la gara in modo che lo speaker dello stadio potesse rivolgere un appello agli ultrà (una richiesta in tal senso è arrivata anche dalla panchina della Pro Patria al guardalinee). Ma il direttore di gara ha continuato a rinviare lo stop. Fino a quando è stato preceduto da un calcio rabbioso di Boateng. “Sono persone che non vediamo mai allo stadio”, ha detto anche il proprietario della Pro, Pietro Vavassori.
IDENTIFICAZIONE E FILMATI – Saranno le forze dell’ordine a stabilire chi sono e da dove vengono. La “scientifica” ha già iniziato ad analizzare i filmati, effettuati grazie alle telecamere che riprendono tutte le gradinate dello “Speroni”. E le forze dell’ordine hanno identificato tutti gli ultrà all’uscita del loro settore. Si tratta di un centinaio di persone. Ora si tratta di capire in quanti si sono macchiati dei “buuu” razzisti. Per loro è pronto un Daspo che impedirà loro di rovinare altre partite. Più complicato immaginare un procedimento penale.
Il presidente della società bianconera prende le distanze dai tifosi che nel derby hanno esposto uno striscione che offendeva il ricordo di Superga
di TIMOTHY ORMEZZANO
Dopo la dovuta reprimenda, il numero uno bianconero stempera i toni ritrovando il sorriso per quella che è stata “una vittoria segnata da due ragazzi cresciuti nel nostro vivaio, Marchisio e Giovinco, un fatto che ovviamente ci dà grande soddisfazione. Claudio ha già venti anni di Juve alle spalle, un dato che fa un certo effetto”. Agnelli parla della meglio gioventù bianconera a margine della presentazione presso lo Stadium di “Gioca con me”, progetto sociale promosso da Juventus, Unesco e Juventus Soccer Schools per formare i baby calciatori, coinvolgendoli in un ciclo triennale di allenamenti.
Poi, ripensando al derby, il presidente della Juventus fa partire una
frecciatina verso i cugini granata: “Un altro aspetto positivo della nostra vittoria sul Toro? Dalle 22:30 in avanti non ho più sentito la metà dei miei amici. Tutti scomparsi, nessuno si è fatto più vivo sui social network o via sms, tanto che ho chiesto loro se gli avessero staccato la connessione internet”.
Dalla supremazia cittadina e italiana consolidata a quella europea ancora da raggiungere. “Per continuare a sognare la Champions League, una manifestazione che ci sta molto a cuore, serviranno tanta rabbia e determinazione”. Crocevia Donetsk. Andrea Agnelli sottolinea l’importanza della partita di mercoledì in casa dello Shakthar. Una sfida da dentro o fuori dagli ottavi di Champions. L’appuntamento più importante di un anno e mezzo di gestione Conte. In novanta minuti si decide molto del futuro prossimo del club, a livello agonistico ed economico: “In Ucraina ci aspetta una partita estremamente importante – conclude Agnelli -. Non é ancora tempo di bilanci, visto che mancano tre sfide di campionato prima della sosta natalizia, ma é chiaro che mercoledì ci servirà la giusta dose di concentrazione, rabbia e cattiveria. Sono in ballo due risultati diversi: una vittoria garantirebbe la vetta del girone, una sconfitta comporterebbe l’eliminazione dalla Champions League”.
L’Italia è al secondo posto nella speciale classifica della corruzione, subito dietro l’Albania. Questo quanto risultato da un’analisi portata avanti da Sportradar, società leader mondiale nel monitoraggio delle quote e dei flussi di gioco, compiuta su oltre 400 bookmaker internazionali e anticipata dall’agenzia specializzata Agipronews.
L’associazione internazionale di categoria dei calciatori si scaglia contro il club nerazzurro che tiene fuori l’olandese per ragioni contrattuali: “Le società devono rispettare i contratti. Non ha puntato una pistola ai dirigenti interisti per costringerli alla firma”. Critiche anche per il caso Llorente: “Intervengano Fifa e Uefa”
di TIZIANA CAIRATI
”I due esempi più lampanti al momento sono quelli di Wesley Sneijder (Inter) e Fernando Llorente (Athletic Bilbao, Spagna) -si legge nel comunicato dell’associazione-. Il contratto di Sneijder scade nel 2015, l’Inter ha chiesto all’olandese di prolungare fino al 2016 per
lo stesso ingaggio complessivo. In altre parole, gli ha chiesto di lavorare un anno in più senza essere pagato. Sneijder ha rifiutato e da allora il tecnico Andrea Stramaccioni lo ha tenuto fuori”. Simile, prosegue la FifPro, è la vicenda di Llorente, legato all’Athletic fino al 2013 e impiegato col contagocce dall’inizio della stagione. ”Queste situazioni erano eccezioni una volta. Ora, purtroppo, vediamo che tali comportamenti vengono adottati in tutti i paesi d’Europa”, dice Theo van Seggelen, segretario generale del sindacato, all’emittente olandese NOS Radio. ”I club dicono che i giocatori devono rispettare i contratti. Perché, però, non dovrebbe valere anche il contrario? – prosegue il dirigente – Sneijder non ha puntato una pistola alla testa dei dirigenti dell’Inter per costringerli a firmare quel contratto. Il club ha fatto un’offerta pienamente consapevole. Il modo in cui vengono gestiti i contratti è un disastro anche per la Fifa e per la Uefa”. E ancora: ”Si vincono le partite con i migliori giocatori, ma sembra che il calcio sia sempre più un business. Il pallone sta scivolando in secondo piano e questo è inaccettabile. Non capisco quale beneficio possa portare, ad un club, l’esclusione di un giocatore. Si danneggia la carriera dell’atleta. E poi? Che vantaggio si ha?” si domanda van Seggelen. Il sindacato ”comprende che in un periodo di crisi economica le società vogliano ridurre gli ingaggi. Ma se si vuole offrire un contratto più basso, si deve fare alla scadenza di quello in vigore”.
TOMMASI (AIC): ”SITUAZIONE SU CUI VIGILARE” – Della vicenda Sneijder ha parlato anche Damiano Tommasi, presidente dell’assocalciatori: “Siamo in contatto e vigiliamo. Approfondiremo. Non voglio credere che le cose stiano come sono state scritte e che sia che ‘O firma o non gioca’”, ha detto Tommasi. “Per come è stata descritta è una vicenda che merita sicuramente un approfondimento. Ci sono diritti e doveri che vanno rispettati da entrambe le parti e se fosse confermato che c’è una relazione diretta sarebbe certamente un caso da prendere in considerazione. Mi sembra di capire che Sneijder non si sia ancora espresso su come gestire questa situazione. Vediamo come reagisce il calciatore e quali sono gli sviluppi delle prossime settimane. Quello che sorprende è che stiamo parlando di un giocatore che di sicuro non è non professionale, ma di uno che ha reso tanto in campo, ha vinto e può dare ancora molto alla sua squadra”.
Questa notte devastato il “Drunken ship” dove i supporter del Tottenham, che stasera giocherà all’Olimpico, passavano la serata. Una trentina gli aggressori. Vari feriti, uno in codice rosso: è al San Camillo, lo stanno operando
di VALERIA FORGNONE, MASSIMO LUGLI ed EMILIO ORLANDO
Guerriglia urbana ieri notte poco dopo l’una a Campo de’ Fiori. Sgabelli lanciati contro le vetrate, volti coperti con sciarpe e caschi. Coltelli, bombolette di gas urticante, mazze in pugno. Un locale ridotto in macerie. Le urla “You bastard, you bastard” dei supporter inglesi del Tottenham mentre venivano colpiti dalla furia di un gruppo di circa 30 ultras che sono entrati nel pub “Drunken Ship” gridando “E’ tutto uno scherzo”. E invece tra quelle mura è scoppiato il delirio. Pesante il bilancio del raid: sette inglesi feriti, di cui due accoltellati (uno, ricoverato in codice rosso al San Camillo, è sotto operazione) e circa 20mila euro di danni, come riferiscono i proprietari del locale al civico 21 di piazza Campo de’ Fiori.
Tutto è iniziato intorno all’1.30 all’interno del pub internazionale ” Drunken Ship”, fondato 15 anni fa da un americana e ora gestito dai fratelli Marco e Raffaele Manzi insieme al socio Gabriele Ciannella. Una trentina di supporter anglosassoni sono seduti ai tavoli, cantano e brindano tra drink e calici di birra. Sono arrivati nella capitale per assistere alla partita di calcio fra Lazio e Tottenham, in programma questa sera allo Stadio Olimpico. “Nessuno di loro aveva addosso maglie della sua squadra, erano tranquilli e contenti”, racconta Marco Manzi.
All’improvviso si materializza un gruppo di incappucciati. Alcuni sfondano l’ingresso su vicolo del Gallo. Altri entrano dall’ingresso principale che dà sulla famosa piazza romana, una delle zone
calde della movida romana già teatro più volte di episodi di violenza. In mano hanno coltelli, mazze da baseball, cinte, bombolette di gas urticante e tirapugni. Lanciano sgabelli, i motorni sulla strada vengono buttati a terra. Dai banchi del mercato prendono vari oggetti in ferro e dalla strada raccolgono i sampietrini e li scagliano contro i tifosi inglesi. Dieci minuti di follia, tanto dura la “spedizione punitiva”.
Dalle finestre si affacciano i residenti, urlano “basta, fermatevi”. Molti afferrano il telefono per chiamare, invano, il 113. La prima pattuglia arriverà dopo mezz’ora, raccontano alcuni testimoni ancora spaventati. Intanto la devastazione continua. Gli inglesi vengono aggrediti a suon di pugni e a colpi di bastone. “Erano a caccia di inglesi”, riferisce il comando generale della polizia municipale di Roma. “Urlavano ebrei”, dicono i testimoni.
IL PUB DEVASTATO
MAZZE E COLTELLI A TERRA
“Abbiamo temuto il peggio – racconta Robert – Un gruppo, rimasto all’esterno aveva circondato il locale e non faceva uscire ed entrare nessuno”. Gli assalitori si sparpagliano per la piazza, e fuggono per via dei Cappellari, lasciando lungo la strada mazze e coltelli. Alcuni feriti si accasciano a terra in una pozza di sangue. “Ho visto un uomo a terra che veniva colpito più volte con un coltello”, dice una signora che vive a Campo de’ Fiori. “I vigili urbani di servizio in piazza sono scappati. Il 112 non rispondeva al telefono e la polizia è arrivata con 30 minuti di ritardo. E’ allucinante”, incalza un altro residente furioso.
Quando arrivano le pattuglie la situazione torna sotto controllo. Alcuni dei partecipanti al raid sono stati fermati dai poliziotti e vigili mentre scappavano per corso Rinascimento. Altri sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo degli agenti. Le telecamere presenti sulla piazza hanno ripreso tutta la scena, ed le immagini sono al vaglio della Digos e della polizia scientifica, per identificare gli altri partecipanti alla spedizione punitiva.
I testimoni. ”Sono entrati all’improvviso con mazze e cinte, hanno sfasciato tutto e ci hanno assaltato. Alcuni all’esterno avevano circondato il locale”, raccontano ancora sotto shock i testimoni alla polizia. “Avevano il volto coperto – continuano – e quando qualcuno ha cercato di uscire ha trovato lo sbarramento esterno. Dopo aver lasciato in terra gli inglesi sanguinanti sono fuggiti”.
Le indagini. La Digos di Roma sta setacciando le immagini delle camere installate su piazza Campo de’ Fiori, una delle zone calde della movida romana già teatro più volte di episodi di violenza. Le telecamere sulla piazza avrebbero ripreso parte dell’assalto al ”Drunken Ship” e per questo scientifica e agenti della Digos stanno vagliando i video per potere identificare altri autori dell’assalto, che avevano quasi tutti caschi in testa. Un aggressore è stato fermato su un autobus mentre si vantava dell’azione. L’autista lo ha fotografato e il giovane è stato fermato. Gli inquirenti però non escludono che possa essersi trattato di un gruppo eterogeneo di tifosi di più squadre, laziali compresi, uniti dal razzismo e dall’antisemitismo. Gli investigatori, che hanno messo sotto torchio 15 persone, indagano in ambienti ultras a 360 gradi e anche in ambienti dell’antisemitismo collegato al tifo calcistico.
Gli inglesi a Roma. Un migliaio di supporter inglesi del Tottenham sono arrivati nella capitale per seguire la partita contro la Lazio che si svolgerà questa sera allo stadio Olimpico. Di questi, solo 300 circa alloggiano in alberghi del centro.
I feriti. Secondo la polizia locale le persone ferite sono sette, tutti uomini, di nazionalità inglese e di età compresa fra i 20 e i 60 anni: una è stata ricoverata al San Camillo, tre al Santo Spirito e tre al Fatebenefratelli.
Alemanno. “Si tratta di un episodio di teppismo da stadio trasportato nel cuore di Roma. Addirittura che un gruppo di sedicenti tifosi, in realtà teppisti, si sia spostato appositamente per fare una incursione per colpire il giorno prima i tifosi della squadra avversaria, è impressionante. Io mi auguro che la polizia e gli inquirenti trovino questi responsabili, perché significa che c’è una banda di pazzi e delinquenti che si aggira, coprendosi dietro il tifo, nei nostri impianti sportivi e questo non è ammissibile, è una cosa veramente grave – ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno – Sottolineo che se si sono evitati danni più gravi è solo grazie ai nostri vigili urbani presenti a quel l’ora nella piazza e hanno potuto immediatamente chiamare la polizia”.
Relazione del Procuratore Federale del 1°luglio 2011 (pdf)
Sul proprio sito un comunicato stringato con un semplice ‘no comment’ e in allegato la relazione della Procura federale su ‘Calciopoli Bis’
TORINO – La Juve risponde a Moratti. Lo fa sul proprio sito pubblicando la relazione di Palazzi sulla prescrizione dell’Inter per quanto riguarda il fascicolo di Calciopoli bis. Poi su twitter, per “linkare” l’articolo sul sito, oltre alla scritta “NO COMMENT” c’è anche l’hastag “30sulcampo”.
LA RELAZIONE – Nella relazione, di 72 pagine, stilata nell’inchiesta della procura federale sulle intercettazioni agli atti del processo di Napoli (Calciopoli bis), anche l’Inter veniva accusata di avere commesso illecito sportivo negli anni di Calciopoli. Perchè aveva usato rapporti con i designatori “per condizionare il settore arbitrale”. Palazzi non ha potuto chiedere alcun deferimento di dirigenti nerazzurri perché i fatti erano prescritti. Poche settimane dopo il presidente della Juventus Andrea Agnelli inviò un esposto alla Figc per chiedere di aprire un’inchiesta sull’assegnazione dello scudetto 2006 a tavolino all’Inter, “Quello – disse il massimo dirigente bianconero – è lo scudetto dei prescritti, non degli onesti”.
La società Hellas Verona F.C. intende dedicare questa giornata al ricordo di Pier Mario Morosini, colpito da una tragedia che vuole essere commemorata affinché chiunque di noi che porta con sé questo doloroso sentimento legato alla sua storia lo possa esprimere. Qualcosa di talmente grande e profondo che il nome di Pier Mario non può e non deve essere accostato ad alcun gesto oltraggioso. La società Hellas Verona F.C. si è sentita coinvolta moralmente, preparando una serie di iniziative che continuerà a sostenere nel tempo, perché questa giornata sia per Verona un momento di riflessione e, al tempo stesso, di gioia.
Cinquantamila euro di ammenda e diffida al Verona. Questa la decisione del giudice sportivo in merito ai fatti di Livorno-Verona di sabato 20 ottobre, quando da parte di un gruppetto di ultras veronesi si erano innalzati cori offensivi nei confronti di Morosini, il giocatore del Livorno morto in campo lo scorso 14 aprile.
LA CURVA – Il giudice sportivo stigmatizza il «fatto grave da censurare, oltre che moralmente, anche a livello sanzionatorio, e ciò anche a causa della potenziale incidenza sull’ordine pubblico, stante l’evidente contenuto provocatorio dei cori in questione». Secondo la relazione redatta della Digos di Verona in relazione ai 679 tifosi gialloblu che hanno acquistato il biglietto per la partita, è emerso che la partecipazione di questi sostenitori alle gare casalinghe del Verona è caratterizzata da una «frammentazione in quasi tutti i settori dello stadio». Non è possibile, quindi, indicare la ‘curva’ veronese come responsabile dei cori. SENTENZA – La sentenza è stata comunque mite perchè, si legge nella motivazione «quanto accaduto nello Stadio di Livorno è da ascrivere ad uno sparuto numero di tifosi del Verona (non più’ di una ventina) in corso di identificazione da parte delle Autorità competenti; le sanzioni da applicare alla fattispecie concreta, pur se formalmente corrette, sarebbero eccessivamente penalizzanti nei confronti sia della quasi totalità della tifoseria del Verona – che nelle more del presente provvedimento ha manifestato, a più riprese e con le modalità più disparate, il più ampio disprezzo per quanto accaduto – sia nei confronti della Società, che sin da subito si è’ attivata con varie iniziative per dissociarsi dalla condotta degli autori dei cori, nonchè si è obbligata a porre in essere nell’immediato futuro una serie di iniziative dirette ad onorare la memoria di Piermario Morosini». Il giudice ha comunque inflitto anche un’ammenda di 7.000 euro al Livorno per uno striscione offensivo e per lancio di petardi e fumogeni.