Esce l’autobiografia. I proventi andranno a finanziare la Fondazione Amici dell’Epatologia
La copertina del libro |
MILANO – E’ stato il gigante del basket italiano. Non solo di stazza, ma anche per le innate qualità, morali oltreché sportive. Dino Meneghin, ça va sans dire. Superata la sessantina, il grande cestista ha deciso di fare il punto e di scrivere un’autobiografia, insieme a Flavio Vanetti delCorriere della Sera. E il libro s’intitola appunto «Passi da gigante: la mia vita vista dall’alto» (Rizzoli). Trent’anni di una straordinaria carriera, aneddoti lungo prati di periferia e notti di coppe dei campioni. Con un fine altrettanto alto: i proventi dalla vendita del volume andranno a finanziare la Fade (Fondazione amici dell’Epatologia).
QUELLE SCARPETTE ROSSE – L’avventura parte nell’inverno tra il 1962 e il’63 : Dino partecipa (come spettatore) a un incontro dei campionati studenteschi di pallacanestro. È già più alto di un metro rispetto ai compagni e vien subito notato da Nico Messina, allenatore delle giovanili della mitica Ignis. Che gli ordina di venire sul parquet della società varesina il giorno seguente, con tanto di scarpe sportive. Dino è allibito, ma accetta. La mamma corre a comprargli le necessarie scarpette: Superga, di sfavillante colore rosso. Peccato che quel colore sia il simbolo dell’Olimpia, la storica avversaria della Ignis. Dino va al campo, Messina lo squadra dalla testa ai piedi. I piedi già. Con tutta calma gli dirà: «Ok, tutto bene. La prima cosa da fare è cambiare le scarpe». Così inizio la favola di quel gigante di Dino Meneghin.