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Il riconoscimento al Cavallino rampante arriva da Brand-finance: il marchio, valutato 4 miliardi, è stato scorporato da Fiat: gli addetti ai lavori temono un trasferimento all’estero degli asset immateriali
MILANO – In pista non vince più, ma il marchio Ferrari si aggiudica la palma del brand più influente del mondo. Il Cavallino rampante di Marello ha messo in riga Coca Cola e PricewaterHouseCoopers. Alle spalle della “rossa” anche big come Google e Walt Disney che pure in termini di numeri surclassano la controllata Fiat. Quando si tratta di “potere” o di “influenza”, però, le cose cambiano, almeno secondo l’annuale classifica di Brand-finance che riguarda i 500 marchi più noti al mondo e che lo scorso anno era già stata capeggiata dalla Ferrari lo scorso anno
Secondo Brand-finance “il Cavallino rampante su sfondo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo anche dove non ci sono ancora le strade. Nel suo paese natale e tra i suoi molti ammiratori in tutto il mondo la Ferrari ispira molto più della lealtà al brand, più di un culto e una devozione quasi religiosa”.
Abbastanza per spiegare la decisione del Lingotto di scorporare il marchio nell’ottica di valorizzare al massimo i singoli brand. Basti pensare che Maranello può contare su 64 contratti di licenza stipulati in tutto il mondo e 28 di franchising (anch’essi distribuiti nei cinque continenti): stando alle stime del management, il ramo d’azienda dovrebbe chiudere il 2013 con un giro d’affari di 92,5 milioni, un
margine operativo lordo di 52,4 milioni e un risultato netto pari a 50,8 milioni. Numeri di tutto rispetto, se si pensa che tutta la Ferrari nel 2012 aveva registrato un fatturato di 2,43 miliardi e utili netti di 244 milioni.
E infatti, nonostante Ferrari sia il marchio più influente al mondo, in termine di valore, prosegue Brand-finance, il marchio si piazza in 350/a posizione con un valore di quattro miliardi di dollari. Nelle prime dieci posizioni per influenza del marchio in quarta posizione si è classificata la società finanziaria americana McKinsey, seguita da Google, da Unilever, da Hermes, da Rolex, da Red Bull e dalla Walt Disney.
A preoccupare gli addetti ai lavori, però, è l’ipotesi che lo scorporo sia il preludio di un trasferimento all’estero degli asset immateriali del gruppo Fiat. Il gruppo del Lingotto – come detto – ha deciso di conferire il marchio Ferrari a una nuova società, separandolo dalle attività di automotive. L’intento dell’operazione potrebbe essere quello di trasportare all’estero gli asset che generano utili, come marchi e i brevetti, facilmente trasferibili, e lasciare in Italia quelle che generano i costi, come le attività produttive.
Maranello e Cupertino si alleano per creare macchine con tecnologia Apple, che avranno a bordo computer in grado di offrire soluzioni per la mobilità innovative. L’annuncio ufficiale al Salone di Ginevra.
Due dei più influenti e importanti marchi al mondo si alleano per guardare insieme al futuro dell’auto. Ferrari, recentemente stimata come il brand più potente del mondo, e Apple, ufficializzeranno al Salone di Ginevra 2014 un importante accordo volto a portare computer e tecnologia della “Mela” sulle auto del “Cavallino”.
Secondo il Financial Times, che per primo ha diffuso la notizia, l’obiettivo del progetto e’ connettere le auto a internet assemblando al loro interno sofisticati dispositivi, personal computer e sensori producendo “soluzioni per la mobilità” del traffico per citta’ dove, in futuro, tutti i veicolo potrebbero essere controllati o monitorati da un database centrale. Anche Mercedes e Volvo avrebbero stretto un accordo con Apple, che renderà le nostre auto sempre più simili a uffici, da dove svolgere ogni tipo di attività e rimanere perennemente connessi. L’auto diventerà più “intelligente”?
La nuova Vespa Primavera ritorna oggi, ricca di quei valori che ne fondarono la leggenda. Design radicalmente nuovo, nuova scocca in acciaio, nuove dimensioni, sempre agile ma ancora più stabile e confortevole, Vespa Primavera rinasce – spinta dalle modernissime ed ecologiche motorizzazioni 50 2T, 50 4T, 125 3V e 150 3V – facendo sue alcune delle soluzioni stilistiche e tecniche di Vespa 946, il modello più prezioso e tecnologicamente avanzato mai concepito.
Nonostante il boom dei modelli a km zero e il successo di Panda e 500L, per la casa torinese le vendite nel vecchio continente sono disastrose. I motivi? Mancanza di modelli nei segmenti strategici, investimenti spostati esclusivamente in America. Ombre sugli stabilimenti di Mirafiori e Cassino
Per il mercato dell’auto del vecchio continente, giugno è andato male. Nei Paesi dell’Unione e dell’Efta le nuove immatricolazioni sono state 1.175.363, con un calo del 6,3% rispetto al giugno 2012. In testa è sempre il gruppo Volkswagen, che pur perdendo il 4,4% in volumi, ha aumentato la sua penetrazione dal 23,9 al 24,4%. Tra i gruppi più sofferenti c’è Fiat, che ha perso il 13,6% (da 79.892 a 69.027 immatricolazioni), passando da una quota del 6,4% al 5,9%. E sarebbe andata anche peggio senza le cosiddette ‘km zero’, cioè le vetture autoimmatricolate dai concessionari senza un cliente e poi vendute a prezzi scontati. Di recente il Lingotto s’è pronunciato contro tale espediente (che ‘droga’ le immatricolazioni, ma riduce i margini) attribuendo il fenomeno ai concorrenti. Tuttavia, negli ultimi tre giorni del mese, cioè il periodo in cui si concentrano molte immatricolazioni ‘forzate’, in Italia è stato targato il 43% delle vetture, e anche se al trucchetto ricorrono più o meno tutte le case, i numeri (non proprio riservati, ma nemmeno troppo ‘pubblici’) dicono che è stato il gruppo Fiat a primeggiare nelle targhe last minute: in testa, infatti, ci sono Fiat (con il 59,62% delle sue auto targate nelle ultime 72 ore del mese), Lancia (57,17%) e Alfa Romeo (55,65%). In Francia, poi, il gruppo è risultato primo (con il 62%) nelle autoimmatricolazioni e in quelle del noleggio a breve termine, un altro tipo di vendita che talvolta ‘gonfia’ il targato. Insomma, senza giochetti i numeri di Fiat sarebbero stati ancora più sconfortanti. Peggio di noi hanno fatto solo la cino-svedese Volvo, che ha perso il 14,3%, e la nipponica Suzuki con (-13,7%). Anche i dati del semestre confermano la debolezza del Lingotto: 409.142 targhe contro le 456.060 dei primi sei mesi 2012 (-10,3%). In pratica, quanto a segnimeno, tra i grandi costruttori Fiat è risultato il terzo dopo il disastrato gruppo francese PSA (-13,3%) e General Motors che, con un -10,9%, è a pari demerito con Volvo. La penetrazione Fiat è scesa di altri 0,2 punti percentuali, dal 6,6 al 6,4%: Era del 7,3% nel 2011.
La situazione di Torino, però, preoccupa davvero per le immatricolazioni dei singoli marchi. Grazie al successo dell’ultima Panda e della nuova 500L, infatti, Fiat tiene, perdendo appena il 2,9% nel semestre (cioè molto meno del mercato, che è sceso del 6,7%), ma è vero crollo per Alfa Romeo, che è precipitata del 33,1% perdendo quasi 18mila immatricolazioni sulle oltre 54mila del 2012. Brutti anche i risultati di Lancia-Chrysler (congiunti, perché certi modelli sono venduti con entrambi i loghi), che è scesa del 26,7% (41.132 targhe contro 56.100), e di Jeep (-25,4%, cioè 11.317 invece delle 15.169 del 2012). In altre parole, senza l’apporto delle ultime piccole Fiat, i risultati del gruppo l’avrebbero probabilmente spinto al vertice della classifica continentale delle flessioni.
E’ da questi numeri che si comprende qual è il vero problema del gruppo: la mancanza di modelli che possano competere in altri segmenti che non siano quelli delle utilitarie. Il Lingotto, infatti, non ha proposte adeguate nel segmento “C” (per intenderci, quello delle compatte in cui primeggia l’inossidabile Volkswagen Golf), il cui presidio è affidato all’Alfa Romeo Giulietta (che però è troppo di nicchia per fare grandi volumi) e alla coppia Fiat Bravo-Lancia Delta, ormai alla fine del ciclo di vita senza che si vedano le eredi. Fiat è assente pure dal segmento “D” delle berline medie, dove non può opporre nulla alla Volkswagen Passat e, nella fascia di prezzo “low”, a modelli come la Chevrolet Cruze e la Hyundai i40. Infine, non c’è più una sola giardinetta tricolore, mentre il compito di difenderlo tra le grandi berline è affidato alla Lancia Thema, una Chrysler 300 “italianizzata” che però (le scarse vendite lo dimostrano) alla clientela europea e nostrana dice poco, anche perché manca una versione station wagon che pure, nella vecchia “300”, aveva avuto estimatori.
Insomma, gli affanni del Lingotto sono dovuti principalmente alla sua ritirata nei confronti della concorrenza che, nonostante le difficoltà del mercato, ha continuato a presidiare alcuni segmenti chiave abbandonati da Fiat. In passato, l’ad Fiat Sergio Marchionne aveva giustificato il mancato rinnovo della gamma dicendo che presentare novità in un mercato europeo poco ricettivo significava sprecare preziosi investimenti. Tuttavia, proprio il gradimento di Panda e 500L (e forse della promettente 500X) dimostra che se i nuovi modelli ci sono e centrano i gusti della clientela, le vendite arrivano anche in un mercato non facile. In realtà, la ritirata europea di Fiat è figlia della decisione di destinare le migliori risorse economiche all’avventura americana, cioè a impadronirsi di Chrysler. Una decisione magari azzeccata per la salute del gruppo, ma che getta un’ombra sul destino del marchio Lancia e, dopo l’abbandono dello stabilimento di Termini Imerese, anche sul futuro di Mirafiori e soprattutto di Cassino, da dove oggi escono la Giulietta e la coppia Bravo-Delta ormai al tramonto.
ANSA
C’e’ anche Vespa nell’elenco dei dodici oggetti che hanno segnato il design mondiale degli ultimi 100 anni.
Se ne è discusso in occasione della Giornata internazionale dell’Industrial Design 2013, con la CNN, emittente TV americana punto di riferimento per l’informazione a livello planetario, che ha chiesto a 12 esperti internazionali, autorità mondialmente riconosciute nel campo del design, di individuare le idee che hanno segnato la creatività industriale, le più significative e meglio riuscite degli ultimi 100 anni.
Si sono confrontati con questo tema affascinante nomi quali l’americano Dick Powell, cofondatore della design agency Seymour Powell, il designer olandese Daan Roosegaarde, l’industrial designer gallese Ross Lovegrove, il designer giapponese Yoshiro Nakamatsu, l’italiano Gianfranco Zaccai cofondatore e chief designer officer di Continuum, Deyan Sudjic, direttore del London’s Design Museum, il professor Miles Pennington, head of the design innovation presso il Royal College of Art di Londra.
Nella motivazione che ha inserito Vespa tra i dodici oggetti che hanno fatto la storia si legge: “Il design unisex di Vespa è geniale, può essere guidata indifferentemente e con eleganza sia da uomo raffinatamente vestito sia da una donna che indossi una gonna. Immortalata da Fellini in La Dolce Vita, amata dai Beatles, la Vespa ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sulla società”.
A far compagnia a Vespa nella gallery dei magnifici dodici, sono stati scelti manufatti che hanno fatto la storia industriale dell’ultimo secolo, veri miti come il computer Mac di Apple del 1984, l’impianto stereo 2400 di Bang&Olufsen del 1979, il grande aereo passeggeri Airbus 380, la scala mobile, il primo motore jet di Frank Whittle.
La giornata mondiale dell’Industrial Design è proclamata dall’ICSID – International Council of Societies of Industrial Design, associazione con sede a Montreal, che riunisce gli enti nazionali di promozione del design, le imprese design oriented, gli istituti di formazione per il design e gli studi professionali di design industriale.
ASSEN (Olanda), 29 giugno 2013
Valentino torna a vincere dopo più di due anni e mezzo di digiuno: precede Marquez e Crutchlow, e aiuta pure il compagno Jorge, fenomenale, che conquista 11 punti a meno di 2 giorni dall’operazione per la frattura della clavicola e ne perde solo 2 da Pedrosa (4°) nel mondiale
- Così ad Assen: Rossi , 1°, poi Marquez, 2°, e Crutchlow 3°. Ap
Assen nel segno del dottore. Quello con la “D” maiuscola, Valentino Rossi, che in modo magistrale finalmente torna a vincere dopo due anni e mezzo di battute a vuoto, delusioni, patemi e insicurezze arrivate a minare anche le sue certezze di fuoriclasse; e quello con la “d” minuscola, il dottore che dà il placet a Jorge Lorenzo, dopo le visite mediche, per consentirgli di disputare un GP memorabile, a meno di 36 ore dalla fine dell’operazione per la frattura scomposta della clavicola sinistra fratturata nelle libere del giovedì mattina, concluso con un inimmaginabile 5° posto. Gli applausi per l’impresa di Lorenzo non bastano. Eccellente anche il gioco di squadra Yamaha, che nel giorno della “convalescenza” di Jorge trova in Valentino il compagno giusto per limitare i danni. A completare il podio, Marquez, secondo, e Crutchlow, terzo, con Pedrosa 4°, che in classifica guadagna solo 2 punti su Lorenzo (che va a -9), ma ne perde 7 da Marquez (è a -23) ed esce complessivamente massacrato nel duello psicologico con Jorge.
vale, fine del digiuno — Erano più di due anni e mezzo che Rossi non assaporava il piacere del gradino più alto del podio: 44 gare all’asciutto dal lontano 10 ottobre 2010, in occasione del suo ultimo urrà, in Malesia. Responsabilizzato dal dover “reggere la squadra Yamaha dopo l’incidente di Lorenzo” e confortato dal miglior tempo del warm up che gli ha fatto pronunciare un “mi sento competitivo” di lontana memoria, Rossi non ha fallito: trovato il giusto assetto della sua M1 – grazie al test di Aragon – e ritrovato l’antico feeling con l’anteriore, Vale è stato implacabile. Come ai vecchi tempi. Un successo che vale triplo: per sé, per la Yamaha e, anche, per il Mondiale di Jorge.
- Lorenzo indica 5: come il uo straordinario piazzamento
lorenzo eroe — Il secondo vincitore di giornata è senza dubbio Jorge Lorenzo, 5° dopo un’impresa: caduto nelle libere del giovedì mattina, operato nella notte successiva a Barcellona – raggiunta con un volo privato -, tornato ad Assen il venerdì pomeriggio e risalito in sella per il warm up del sabato mattina a sole 30 ore dalla fine dell’intervento. Dopo l’ok dei medici per la sessione del mattino, è arrivato anche quello per la gara, iniziata alle 15, a meno di un giorno e mezzo di distanza dall’uscita della sala operatoria: che sia stata sinonimo di follia o coraggio, eroismo o incoscienza, quella di Lorenzo è stata una scelta da rispettare e ammirare. Frutto di una forza mentale senza pari e dell’irrefrenabile voglia di lottare del maiorchino. La corona iridata è sua, e non la mollerà tanto facilmente.
la gara — Al via, Crutchlow non brilla nello scatto dalla pole, mentre dal 5° posto in griglia vola in testa Pedrosa, seguito da Marquez e Rossi, che ci mette poco a superare il tedesco Bradl. Chi stupisce è Lorenzo: 12° al via, 9° dopo poche curve, 6° al primo passaggio e poi 5° e addirittura 4° al quarto passaggio. Con una clavicola avvitata circa 36 ore prima. Mostruoso! Pedrosa prova l’allungo, ma la Yamaha di Vale non gli dà scampo: il Dottore passa, va a dettare l’andatura, ma non prende il largo, braccato dalle due Honda Hrc. Nell’ultimo terzo di gara Lorenzo, piegato da un comprensibile calo fisico, lascia il 4° posto a Crutchlow, mentre Marquez e Pedrosa danno vita all’ennesimo duello ravvicinato che si aggiudica il 20enne puledrino, pure menomato da una duplice frattura – mignolo e alluce – nella caduta del venerdì. Il tempo di registrare il sorpasso di Crutchlow a Pedrosa per il terzo podio dell’inglese delle ultime quattro gare, e poi è solo la meritata passerella di Rossi che vince a mani basse con la perentorietà dei giorni belli. Ottava vittoria ad Assen per lui, e la numero 106 in carriera. Una delle più significative. Bentornato Dottore.
Massimo Brizzi
L’amore per la Fiat 127: un omaggio a Pio Manzù.
Gran successo su Autoblog e sulla nostra pagina Facebook per la Nuova Fiat 127 realizzata dal nostro lettore David Obendorfer. Una piccola leggenda, quella dell’utilitaria italiana, che ha fatto la storia degli anni ‘70. “Una delle utilitarie stilisticamente più equilibrate della storia automobilistica” come ha scritto lo stesso Obendorfer.
Un successo inaspettato tra i lettori di Autoblog, che generalmente non lesinano critiche ai renderings e che ci permette di fare un paio di considerazioni. Certo, la produzione di un nuovo modello è legata a molti fattori e forse quello emotivo non è tra i primi. D’altra parte se la prossima Fiat fosse scelta a “furor di popolo” siamo certi che quella di Obendorfer sarebbe sicuramente presa in considerazione.
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utilitarie
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Il nostro amico David Obendorfer, ci invia questi inediti e bellissimi render relativi ad un’ipotetica concept della nuova generazione della Fiat 127 e della sua versione Abarth…
“La mia concept ripropone in chiave moderna un capolavoro di Pio Manzù: la leggendaria Fiat 127, che io personalmente ritengo una delle utilitarie stilisticamente più equilibrate della storia automobilistica. I modelli “retrò” europei attualmente sul mercato si basano su automobili progettati negli anni ‘50 o addirittura decenni prima. Questa distanza nel tempo rispetto ai giorni nostri aiuta questi modelli a distinguersi stilisticamente dalle automobili “normali” enfatizzando il carattere vintage. La resurrezione della Fiat 127 – trattandosi di una vettura disegnata secondo i canoni stilistici degli anni ‘70 – è rischiosa: il modello originale è stata una delle primissime vetture realmente innovative degli anni 70 concepita con uno stile razionale, con volumi puliti e linee semplici.
Il pericolo è creare un’auto “già vecchia alla nascita” con un effetto nostalgico impercettibile e cioè non particolarmente attraente. Ho tentato quindi unire passato e futuro in una vettura con proporzioni aggiornate, con un design fedelmente ispirato al modello lanciato nel 1971 e a soluzioni tecnologiche come il touch screen multifunzionale a centro plancia. Cresciuta nelle dimensioni rispetto al modello originale, la Fiat 127 concept si basa sul pianale Fiat Punto – Alfa Mito ed è lunga 4,16 metri, larga 1,75 e ha un passo di 2,51 metri. Anche gli interni seguono la linea razionale e minimalista con elementi nostalgici che conferiscono una forte personalità alla plancia. Le bocchette d’aria circolari al centro, le maniglie cromate e il disegno del volante a due razze sono riferimenti chiari alla 127 originale.
Pur essendo soltanto un concept, viene automatico cercare una collocazione ipotetica nel programma attuale della Fiat. Il prodotto icona del marchio è indiscutibilmente la 500 e un altro modello creato secondo la stessa ricetta (pur rappresentando un linguaggio stilistico molto diverso) è probabilmente insensato. Ma le proporzioni della carrozzeria di questa concept reggono tranquillamente una versione a cinque porte e quindi chissà se una 127 rivisitata non potrebbe addirittura sostituire la Punto, aiutando la Fiat ad abbandonare la battaglia diretta con le case produttrici generaliste del segmento B?”
La casa del Cavallino svela il suo approccio al mondo dell’auto e le strategie di gestione legate alla fabbrica, alla F1 e al suo patrimonio più grande, gli uomini. E’ la “Formula Ferrari”, scopritela con noi
dal nostro inviato VINCENZO BORGOMEO
MARANELLO – “Passione. Impegno. Innovazione. Determinazione. Ricerca. Motivazione. Eccellenza. Investimenti. Tecnologia. Talento. Formazione. Esclusività. Selezione. Stile. Merito. Spirito di squadra”. E’ questo l’infinito elenco degli elementi che secondo la Ferrari compongono il suo “DNA”. Una lista della spesa da brivido che toglierebbe il sonno a qualsiasi persona in una casa automobilistica ma che invece alla Ferrari è una specie di orgoglio: “Il segreto sta nelle persone – ha spiegato il presidente Montezemolo svelando il metodo di lavoro di Maranello – perché dietro le nostre eccezionali vetture ci sono donne e uomini altrettanto eccezionali e nella sapienza con cui tutti questi ingredienti vengono combinati insieme, in ogni settore di attività dell’azienda: dalla progettazione alla produzione delle automobili stradali e da corsa, dalla rete commerciale allo sviluppo del brand, dalla formazione ai servizi ai dipendenti, dalla cura del cliente alle personalizzazioni. Questa è la Formula Ferrari”.
Una Formula che parte ovviamente da lontano e che la casa del Cavallino Rampante oggi svela in ogni suo piccolo dettaglio, dalla F1 alle Gt stradali, dai metodi produttivi a quelli progettuali.
“Dieci anni fa – spiega Montezemolo – chiesi ai nostri collaboratori di vedere completamente il piano regolatore della nostra fabbrica, come si fa in un nuovo quartiere. E partendo dalla strada centrale, che dedicammo al nostro fondatore, ridisegnammo tutto. E presentammo Formula Uomo, per far capire al mondo che volevamo mettere al centro di tutto l’uomo. Oggi presentiamo “Formula Ferrari”, il punto di arrivo di un lungo percorso che ci porta ad avere un’azienda autonoma, che fa tutto in casa”.
Ma partiamo proprio da quello che alla Ferrari chiamano “patrimonio”. Ossia le 2.900 persone che lavorano negli stabilimenti di Maranello e Modena Scaglietti (95%) e all’estero (5%), con una suddivisione 60/40 fra blue e white collar. Il 10,5% sono donne e l’età media complessiva è di 38 anni, con un livello d’istruzione molto elevato: il 60% dei blue collar è in possesso di un diploma, il 70% dei white collar è laureato. La percentuale di persone che provengono dall’estero è pari al 5% fra gli operai e al 20% fra gli impiegati, provenienti da 29 Paesi.
Abbiamo sentito dire fino alla noia che la Ferrari è un’azienda che premia l’eccellenza e, sorrisi a parte degli uomini in Rosso che abbiamo incontrato oggi (ma davanti ai giornalisti è sempre così…) siamo andati a caccia di numeri che potessero suffragare questa tesi. Eccoli: 120.000 ore di formazione nell’ultimo triennio fatte su tutti i dipendenti, mentre è già stato definito un piano quinquennale di formazione individuale con un investimento di 3 milioni di euro l’anno. Ruolo chiave da questo punto di vista è la “Scuola dei Mestieri” che è stata fondata nel 2009 ed è aperta ad impiegati e operai che, avvalendosi di tutor e docenti interni, diventano a loro volta tecnici e specialisti del futuro.
Va bene, ma i soldi? Quanto si guadagna alla Ferrari? “Partecipazione e coinvolgimento sono alla base delle relazioni con le persone – ci hanno spiegato oggi – il che vuol dire anche condividere i successi, secondo una semplice logica: più l’Azienda guadagna, più il dipendente guadagna. E’ così che, nel solo 2012, il valore del premio di competitività erogato è stato pari al 20% della retribuzione media. E’ così che, grazie agli straordinari risultati del triennio 2010-2012, sono state erogate a ciascuna persona Ferrari tre mensilità, una sfida rilanciata anche per il prossimo triennio”.
Non manca poi il programma Formula Benessere che aiuta i dipendenti (esteso anche ai figli dei dipendenti fra i 6 e i 15 anni) ad avere cura della propria salute, a prevenire i maggiori fattori di rischio e a mantenere un corretto stile di vita: nel 2012 sono stati fatti più di trentamila esami medici. E oltre 500 bambini fra i 3 e i 14 anni hanno partecipato nel 2012 ai campus organizzati nell’ambito di Formula Estate Junior, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente. Senza dimenticare che 350 dipendenti hanno usufruito degli aiuti erogati grazie al programma Formula Scuola e alle borse di studio Ferrari, per un valore complessivo di oltre 120.000 euro.
Ma la Ferrari è ovviamente anche una fabbrica di Gt stradali super esclusive: 7000 l’anno. “Il nostro metodo di lavoro ci permette di lanciare un modello nuovo ogni anno, e questo – spiega Amedeo Felisia, Ad Ferrari – ci garantisce il trend di aggiornamento e di innovazione unica al mondo. L’innovazione di prodotto della Ferrari è legata all’emozione di guida di ogni modello, le prestazioni eccellenti si danno per scontate, ovvio, ma quello che si prova al voalnte di una dellle nostre auto è una cosa unica. Qualcuno può pensare che sia un caso, ma non è così… Anche questo è frutto di un grande lavoro…”.
“Il sistema industriale della Ferrari – conclude Felisia – si è dovuto adeguare e la fabbrica, il sistema produttivo della Ferrari – unico nel mondo dell’auto – è stato rivisto per integrare capacità artigianale e naturali automatismi. Una parte importante della nostra produzione arriva direttamente dalla manualità della nostra forza lavoro. Noi facciamo 7000 vetture l’anno e nessuna è uguale all’altra. E questo richiede una flessibilità mai vista prima”.
Una manualità che viene coccolata: si è creata insomma una specie di community (c’è anche Primissima Ferrari con prime visioni cinematografiche esclusive all’Auditorium di Maranello, programmi di sport e fitness in palestre dedicate gratuite a Maranello e a Modena, uno sportello bancario all’interno dell’azienda che offre mutui e prestiti a condizioni vantaggiose, una struttura abitativa, il Maranello Village) perché la Ferrari punta oggi ad essere di più che una semplice fabbrica.
E se a qualcuno viene la voglia di entrare a far parte di questa community va detto che è in corso un programma di assunzioni che prevede l’inserimento in Azienda di oltre 250 giovani, “selezionati con criteri improntati alla ricerca dell’eccellenza e della coerenza con i valori Ferrari. Particolare attenzione viene data all’internazionalità e all’interculturalità nonché al confronto con le migliori realtà in tutto il mondo. E’ con questo obiettivo che, all’interno della Direzione Human Resources, è stato creato l’ente “Talent Acquisition & Development”, destinato ad aumentare la capacità di individuare i migliori talenti provenienti da tutto il mondo”.
Si collabora ovviamente con le Università (ad esempio alla Oxford University nel Begbroke Science Park è stato creato un ufficio Ferrari dove lavora un gruppo di ricerca focalizzato su sviluppo software e simulazione) perché per arrivare qui la ricetta è sempre la solita. Studiare. Anche quando si fa parte della squadra di Maranello perché con il progetto “Pole Position Evo” si possono presentare idee di qualsiasi genere (nel 2012 ne sono arrivate oltre 3.000). Chissà quante legate al web, la “faccia” più visibile della Ferrari, così come quella del canale di YouTube o dei social network. Il primo approccio della Rossa, comincia sempre in rete…