Pensa, ride, sfotte, prega, s’arrabia: in questi scatti inediti e casualmente ritrovati il grande Vittorio Gassman dà un’ultima lezione di teatro. Si tratta delle foto per una mostra sulla gestualità mai realizzata
Credit: Archivio fotografico del Museo nazionale delle Arti e tradizioni popolari, Roma
Giudice integerrimo e moralista sospetta industriale fascistoide brillante e senza scrupoli della morte di una tossicomane. Un diario gli rivela l’innocenza dell’incriminato. Distrugge la prova. Sceneggiato con acre moralismo da Age & Scarpelli e diretto da Risi con graffiante immediatezza, è una delle più pungenti commedie italiane dei ’70. Formidabile duetto di due mattatori: Tognazzi in sordina, Gassman grottesco. Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi), combattivo giudice di sinistra, si trova ad indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza, che si rivela poi essere una prostituta d’alto bordo. Gli indizi conducono a sospettare con chiarezza la responsabilità del potentissimo ed influentissimo imprenditore Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman). Le prove paiono essere schiaccianti, emergono episodi di falsa testimonianza, corruzioni in donne e denaro, ma il colpo di scena con amaro finale è in agguato… Graffiante, ironico e tagliente come le migliori commedie all’italiana sanno essere, In Nome del Popolo Italiano mette in luce usanze e pratiche deplorevoli dei piani alti della società assai dure a morire ancor oggi (basti vedere i recenti scandali imprenditorial-governativi), con annessa una visione amara e pessimista della società italiana del tempo tranquillamente estendibile anche alla dimensione odierna. I ricchi, i potenti, gli uomini di successo sono dei farabutti assurti alla loro posizione in maniera fraudolenta, ma da loro non si discostano poi più di tanto i poveri e gli onesti, la cui distanza da pratiche delinquenziali di arricchimento deriva non tanto da moralità quanto da incapacità ed impossibilità di metterle in pratica. In Santenocito si esplica tutta la miseria italiana (che se ne possa riscontrare un esempio analogo, per quanto assai più elevato, nella realtà attuale?), come il magistrale finale del film illustra mettendo in scena con il suo volto la folla irrazionalmente in festa dopo una vittoria della nazionale calcistica. Eccezionali i caratteristi messi in gioco: Ugo Tognazzi regala una grande e lucida interpretazione, mentre Gassman si conferma, una volta di più, uno dei più straordinari attori italiani. Curiosita’ : Intervistato negli anni di tangentopoli, ovverosia circa vent’anni dopo la realizzazione del film, Dino Risi ricordò di aver fatto questo film anche per riflettere già allora sull’ampiezza del potere discrezionale di cui i magistrati dispongono, e di cui forse talvolta potrebbero abusare in nome di un fine di giustizia che giustificherebbe l’uso di mezzi non ortodossi.
Interpreti e personaggi
Ugo Tognazzi: Giudice Mariano Bonifazi
Vittorio Gassman: Lorenzo Santenocito
Ely Galleani: Silvana Lazzorini
Yvonne Furneaux: Lavinia Santenocito
Pietro Tordi: Prof. Rivaroli
Simonetta Stefanelli: Giugi Santenocito
Franco Angrisano: Colombo
Renato Baldini: Ragioniere Cerioni
Pietro Nuti: Avvocato di Santenocito
Checco Durante: Pironti, l’archivista
Maria Teresa Albani: Signora Lazzorini
Gianfilippo Carcano: Signor Lazzorini
Edda Ferronao: Cameriera di Santenocito
Franca Scagnetti: La portinaia
Michele Cimarosa: Maresciallo Casciatelli
Enrico Ragusa: Riziero Santenocito, il padre
Pietro Ceccarelli: Inserviente al Palazzo di Giustizia
Franco Magno: Industriale
Marcello Di Falco: Segretario di Santenocito
Paolo Paoloni: Primario della clinica psichiatrica
Giò Stajano: Floriano Roncherini
Franca Ridolfi: Doris, l’attrice
Francesco D’Adda: Lipparini, cancelliere
Vanni Castellani: Sirio
Claudio Trionfi: Giornalista TV
Il grande Vittorio Gassman rievoca ironicamente tutti gli spettacoli teatrali che lo hanno visto come protagonista assoluto Tratto da “Il gioco del teatro”
con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Folco Lulli, Bernard Blier, Romolo Valli e Silvana Mangano. Musica di Nino Rota.
Festival del Cinema di Venezia (1959): Leone d’oro al miglior film;
2 David di Donatello (1960): miglior produttore, migliore attore protagonista, ex aequo (Vittorio Gassman e Alberto Sordi;
2 Nastri d’argento (1960): miglior attore protagonista (Alberto Sordi), migliore scenografia (Mario Garbuglia).
Nomination all’Oscar per il miglior film straniero.
Prima guerra mondiale. Dopo aver tentato di imboscarsi, il romano Oreste Jacovacci (Sordi) e il milanese Giovanni Busacca (Gassman) finiscono al fronte dove cercano in tutti i modi di evitare i pericoli della guerra. Ma quando saranno catturati dagli austriaci sapranno riscattarsi. Uno dei migliori film di guerra, geniale per l’intreccio fra comicità e tragedia, tra coraggio e vigliaccheria.