Gino Strada, fondatore di Emergency parla del senso e delle ragioni del meeting di Livorno con i 1.200 volontari della sua organizzazione. ” “Alla maggior parte dei cittadini è totalmente sconosciuto il fatto che la sanità è diventato un settore del mercato, dunque un business, come quello degli elettrodomestici, o delle automobili”
LIVORNO – C’è un’idea di Medicina che attraversa tutta intera l’esperienza di Emergency, l’idea della gratuità e dell’eccellenza della cura, come requisito fondante di un modello d’assistnza sanitaria. Un’idea, del resto, messa in pratica nelle missioni in Afghanistan, in Iraq, nella Repubblica Centro Africana, in Sierra Leone, in Sudan, in Italia, e ancora con la creazione dell’ANME (African Network of Medical Excellence – Rete sanitaria d’eccellenza in Africa), con l’obiettivo di costruire in Africa centri medici di eccellenza, come il Centro Salam di cardiochirurgia. Ora, proprio in questi giorni, 1.200 volontari dell’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, provenienti da ogni dove, si trovano a Livorno per diffondere la loro idea di sanità pubblica, animando così dibattiti, confronti con esperti e studiosi della materia.
I guasti prodotti dal concetto di profitto. Gino Strada va dritto al problema e dice: “Alla maggior parte dei cittadini è totalmente sconosciuto il fatto che la sanità è diventato un settore del mercato, dunque un business, come quello degli elettrodomestici, o delle automobili. Senza arrivare ai casi limite degli interventi chirurgici inutili, sui quali indaga la magistratura, l’aver introdotto il concetto di profitto nell’esercizio dell’assistenza medica, ha prodotto una rottura culturale, con conseguenze devastanti per la salute della gente. Si potrebbero ripercorrere le tappe di questo processo degenerativo – ha aggiunto Strada – che ha visto la complicità di tutte le forze politiche del Paese. Tutte, senza eccezione. E comunque a dimostrare con i numeri questo dramma nazionale è il Censis, non io, dal quale apprendiamo che il 15% della popolazione italiana non si cura adeguatamente, cioè circa 9 milioni di persone. Ecco, l’aver creduto che il profitto potesse entrare in questo ambito e che gli ospedali si potessero trasformare in aziende, ha prodotto questi guasti”.
Quei 30 miliardi in tasca a “Qualcuno”. Insomma, il cittadino medio – chiamiamolo così – non sa che le prestazioni che riceve dal sistema sanitario spesso non sono quelle di cui ha davvero bisogno. La logica del profitto, appunto, fa sì che la scelta del percorso terapeutico prenda un strada piuttosto che un’altra, proprio per garantire quel margino di guadagno a questo o a quello. “D’altra parte – prosegue Gino Strada – se la spesa sanitaria globale in Italia è di circa 110 miliardi e di tutti quei soldi circa 30 miliardi finiscono nelle tasche di qualcuno, qualcosa vorrà pur dire. Che poi questo “Qualcuno” sia il proprietario di una clinica, oppure quel denaro vada a finire nel fitto labirinto del parassitismo burocratico della sanità pubblica, dove i dirigenti sono tutti, ma proprio tutti, di nomina politica, questo non cambia il quadro della situazione. Insomma – conclude Strada -non ha più senso parlare di sanità pubblica o privata. Sono tutti uguali”.
Quel diritto che non c’è. Dunque, il senso di questo dodicesimo appuntamento di Emergency in una città italiana, è appunto quello di far conoscere meglio un’idea di Medicina pubblica, capace di garantire l’accesso alla salute tutti coloro i quali, per ragioni diverse, vengono esclusi o comunque non adeguatamente curati. “Il nostro intento – ha poi aggiunto Gino Strada – è quello di far capire che la gente non può aspettare la riforma sanitaria per essere curata. Se non conoscono i loro diritti, noi cerchiamo di farglieli conoscere. Quelli cioè che la nostra organizzazione afferma da sempre e ovunque, e cioè: nessuno deve essere discriminato. Abbiamo cominciato nel 2006 con il poliambulatorio a Palermo, poi a Marghera, abbiamo proseguito con gli ambulatori mobili e ci apprestiamo a completare i presidi sanitari a Napoli e a Polistena”.
LE TAPPE DI UN LUNGO PERCORSO
1994 – Ristrutturato e riaperto il reparto di chirurgia dell’ospedale di Kigali in Ruanda. Durante una missione di 4 mesi, un team chirurgico ha operato oltre 600 vittime di guerra. Contemporaneamente Emergency ha anche riattivato il reparto di ostetricia e ginecologia dove oltre 2.500 donne hanno ricevuto assistenza medica e chirurgica.
1996-2005 – Costruito un Centro chirurgico a Sulaimaniya, in Nord Iraq, per curare le vittime delle mine antiuomo. La struttura comprende unità per il trattamento delle ustioni e delle lesioni spinali. Nel 2005 il Centro e i 22 Posti di primo soccorso aperti nel Paese sono stati dati in consegna alle autorità sanitarie locali.
1998-2005 – Realizzato un Centro chirurgico a Erbil, in Nord Iraq, per dare cura alle vittime delle mine antiuomo. La struttura comprende un’unità per il trattamento delle ustioni e una per le lesioni spinali. Nel 2005 il Centro è stato affidato alle autorità sanitarie locali.
1998-2012 – Costruzione e gestione di un Centro chirurgico a Battambang e di 5 Posti di primo soccorso nel distretto di Samlot, in Cambogia.
1999 – Sostenuto l’orfanotrofio Jova Jovanovic Zmaj di Belgrado, in Serbia.
2000 – Inviato, su richiesta della Cooperazione Italiana, un team chirurgico in Eritrea. Il personale di Emergency ha lavorato due mesi nell’ospedale Mekane Hiwet, ad Asmara, curando le vittime del conflitto tra Etiopia ed Eritrea.
2001 – Costruito un Centro di riabilitazione e produzione protesi a Diana, Nord Iraq. Il Centro è stato dato in consegna alle autorità sanitarie locali.
2001 – Realizzato un programma di aiuti alle vedove di guerra con la distribuzione di bestiame per l’allevamento a 400 famiglie della Valle del Panshir, Afghanistan.
2003 – Forniti all’ospedale Al-Kindi di Bagdad, in Iraq, farmaci, materiali di consumo e combustibile per i generatori. Nello stesso periodo farmaci e materiale sanitario sono stati donati all’ospedale di Karbala, a sud di Bagdad.
2003 – Avviato un Centro di riabilitazione e produzione protesi a Medea, in Algeria. Emergency ha ristrutturato ed equipaggiato un edificio all’interno dell’ospedale pubblico, occupandosi anche della formazione del personale nazionale. La gestione del Centro, chiamato Amal, in arabo “speranza”, è stata trasferita alle autorità sanitarie locali nel 2004.
2003 – Costruito un Centro di riabilitazione e produzione protesi a Dohuk, in Nord Iraq. Il Centro è ora gestito dalle autorità sanitarie locali.
2003 – Intervenuti in Angola, nella provincia di Benguela, su invito di una congregazione di suore angolane. Due Centri sanitari sono stati ristrutturati, equipaggiati e gestiti per oltre un anno da Emergency, che ha provveduto anche alla formazione del personale nazionale.
2003-2004 – Inviato un team chirurgico presso l’unità ortopedica dell’ospedale pubblico di Jenin, in Palestina. Oltre allo svolgimento delle attività cliniche e alla formazione del personale sanitario, Emergency ha avviato un nuovo reparto di fisioterapia e una nuova corsia ortopedica.
2003-2004 – Rifornito di farmaci la Casa de la mujer, una rete di dispensari che presta assistenza alle donne malate di tumore e diabete in Nicaragua.
2003-2007 – Avviato un laboratorio di produzione di tappeti per favorire l’autonomia economica di donne, vedove o indigenti, della Valle del Panshir, Afghanistan.
2004 – Sostenuta la popolazione di Falluja, in Iraq, durante l’assedio della città cessato a maggio. Generi di prima necessità, acqua e farmaci sono stati distribuiti ai rappresentanti della comunità e all’ospedale cittadino.
2004-2005 – Ricostruito e allestito il reparto di Chirurgia d’urgenza dell’ospedale di Al Fashir in Nord Darfur, in Sudan. La struttura comprende un blocco chirurgico e una corsia da 20 posti letto. Il reparto è stato trasferito al ministero della Sanità nell’agosto 2005.
2005 – Fornito all’ospedale generale di Kalutara, in Sri-Lanka, strumentario chirurgico e materiale di consumo per potenziare le attività cliniche dopo lo tsumani che ha colpito il Paese.
2005 – In seguito allo tsunami del 2004, è stato portato a termine il progetto Ritorno al mare che prevedeva la distribuzione di barche a motore, canoe e reti da pesca ai pescatori del villaggio di Punochchimunai in Sri-Lanka. Per favorire la ripresa delle attività quotidiane, inoltre, sono stati consegnati kit scolastici agli studenti.
2005-2007 – Organizzati corsi di igiene, prevenzione e primo soccorso rivolto ai detenuti del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Presso lo stesso carcere Emergency ha organizzato uno screening della tubercolosi. Emergency ha garantito l’assistenza di medici specialisti in alcuni istituti di pena del Lazio.
2005-2008 – Ricostruite 91 abitazioni in muratura destinate alle famiglie del villaggio Punochchimunai, in Sri-Lanka, rimaste senza casa dopo lo tsunami. La consegna delle abitazioni è avvenuta nel settembre 2008 a causa della ripresa delle ostilità tra governo e separatisti che ha bloccato i lavori per molti mesi.
2011 – Programma di chirurgia di guerra in Libia, nella città di Misurata sotto assedio.
Oltre 18 anni di impegno civile e di progetti umanitari: li raccontiamo attraverso Le parole di Emergency, un vocabolario essenziale a cui abbiamo voluto dedicare la tessera di Emergency per il 2013.
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In una struttura appositamente allestita in piazza Duomo, tre giorni di incontri, conferenze, dibattiti, musica e spettacoli. Una scelta simbolica, quella del capoluogo abruzzese, con la quale l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada vuole offrire un segno di solidarietà a chi vive ancora le conseguenze del terremoto
ROMA – A come Armi, B come Bellezza, C come Costituzione, D come Diritti… e poi M come Medicina, P come Pace, U come Uguaglianza, V come Volontari… sono “le parole di Emergency”, un vocabolario essenziale per raccontare una storia di progetti umanitari e impegno civile lunga 18 anni.
La costruzione di questo abbecedario sarà il tema dell’11° Incontro nazionale dell’associazione che quest’anno si terrà all’Aquila da oggi, giovedì 6 settembre, a sabato 8. Una scelta simbolica, quella del capoluogo abruzzese, con la quale Emergency vuole offrire un segno di solidarietà a chi vive ancora le conseguenze del terremoto dell’aprile 2009. Una scelta anche concreta, quella di coinvolgere la cittadinanza nelle sue attività e contribuire ad animare il centro storico della città.
In una struttura appositamente allestita in piazza Duomo, incontri, conferenze, dibattiti, musica e spettacoli parleranno di Emergency, delle sue iniziative e delle sue attività umanitarie in Italia e nel mondo. Con un’attenzione particolare al nostro Paese e ai diritti disattesi che stanno emergendo con sempre maggiore evidenza in questo periodo: giovedì 6, nell’incontro pubblico “Emergenza Italia” condotto dal direttore di Rainews24 Corradino Mineo, ne parleranno Cecilia Strada, presidente di Emergency, Giancarlo Caselli, Procuratore della Repubblica, il vignettista Vauro, Don Pino De Masi, Vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, Maurizio Landini, segretario della Fiom-CGIL, e il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente.
Venerdì 7, sempre in piazza Duomo, Lella Costa condurrà la serata “Le parole di Emergency”, che vedrà tra i suoi ospiti Gino Strada, Cecilia Strada, Erri De Luca, Frankie Hi-Nrg, Ascanio Celestini e Alessandro Bergonzoni. Sabato 8 i medici e gli infermieri di Emergency parleranno del loro lavoro in Africa, in Iraq, in Afghanistan e anche in Italia. La serata sarà dedicata alla musica con Marina Rei, Paola Turci, Frankie Hi-Nrg e Fiorella Mannoia.
Gli eventi saranno trasmessi in diretta “a rete unificata” su Incontronazionale.emergency.it 1, su Altratv.tv, sulle web tv e sui media digitali locali del network, oltre che in live streaming su grandi network editoriali. Per twittare in diretta hashtag #emr2012.
Per tutta la durata dell’Incontro nazionale sarà allestita una tenda gastronomica in piazza della Chiesa di San Bernardino dove si potranno gustare piatti tipici abruzzesi preparati da studenti e docenti dell’Istituto alberghiero “Leonardo Da Vinci” dell’Aquila, con prodotti tipici donati dai produttori locali associati alla CIA L’Aquila (Confederazione Italiana Agricoltori). In Corso Vittorio Emanuele si potranno acquistare prodotti tipici d’Abruzzo e dell’Aquila. Il programma dettagliato dell’Incontro nazionale è sul sito 2 dell’organizzazione.
Inoltra ai tuoi amici | Condividi su | | Perché ti chiediamo di donare il tuo 5 per mille a EMERGENCY? Per molte buone ragioni: perché abbiamo curato bene e gratis oltre 4 milioni e mezzo di pazienti, perché ripudiamo la guerra, sempre, perché rendiamo il diritto alla cura un diritto concreto ogni giorno.
5 buone ragioni te le danno loro: i nostri medici, infermieri, logisti, che ogni giorno curano le vittime della guerra e della povertà. Guarda il video, scopri 5 buone ragioni per donare il tuo 5 per mille a EMERGENCY. |
MILANO – Oggi e domani i volontari di Emergency saranno nelle piazze di tutta Italia per chiedere l’invio di un SMS al numero 45508 a sostegno del Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul. Fino al 19 febbraio, infatti, sarà possibile inviare un SMS o telefonare da rete fissa per donare 2 euro a favore dell’ospedale che Emergency 2 ha aperto a Kabul nell’aprile 2001 per portare cure gratuite e di elevata qualità alle vittime di un conflitto che durava da decenni. Anche il mondo dello sport sostiene la campagna di Emergency. Su tutti i campi della ventitreesima giornata del Campionato di calcio di serie A verrà esposto lo striscione con il numero 45508 e anche la Lega Volley femminile sensibilizzerà i tifosi su tutti i campi di serie A promuovendo il numero a cui donare. I volontari di Emergency saranno presenti con uno stand anche allo Stadio Olimpico durante la partita di rugby Italia-Inghilterra del Torneo 6 Nazioni.
Il progetto. Il Centro chirurgico per vittime di guerra a Kabul in Afghanistan e i 9 Posti di primo soccorso/Centri sanitari di riferimento nell’area di Kabul. La guerra, in Afghanistan, ha causato un milione e mezzo di morti e quattro milioni di profughi. Le mine, le cluster bombs e gli ordigni inesplosi che infestano il territorio sono una minaccia costante. Negli ultimi 10 anni, le condizioni di vita della popolazione sono drasticamente peggiorate: il tasso di povertà assoluta è salito dal 23 al 36 per cento; l’aspettativa di vita è scesa da 46 a 44 anni (in Italia è di 81); la mortalità infantile è salita dal 147 al 149 per mille (in Italia è il 3 per mille).
Le carenze del sistema sanitario. Denutrizione, scarso accesso ad acqua sicura, infezioni gastrointestinali e alle vie respiratorie non trovano risposte in un sistema sanitario nazionale inadeguato ai bisogni della popolazione. Il Centro chirurgico di Kabul è stato aperto nell’aprile 2001 per portare cure gratuite e di elevata qualità alle vittime di un conflitto che durava da decenni. Nell’ospedale, aperto sotto il regime dei talebani, oltre il 40 per cento dello staff locale era femminile.
Dove si curano i feriti di guerra. All’inizio dell’ultima guerra contro l’Afghanistan, nell’autunno 2001, Emergency era l’unica Ong internazionale presente nel paese e il suo ospedale di Kabul era il centro di riferimento per i feriti di guerra. Negli anni, il centro si è specializzato anche in traumatologia; da luglio 2010, per far fronte all’aumento dei feriti, i criteri di ammissione sono stati limitati alla sola chirurgia di guerra. La linea del fronte, infatti, si è spostata sempre più vicina alla capitale e sono sempre più frequenti gli attentati in città.
Curate oltre 100 mila persone. Dall’aprile 2001 a dicembre 2011, il Centro chirurgico di Kabul ha curato oltre 100 mila persone, per oltre il 90% civili. Uno su tre era un bambino. L’ospedale di Kabul è il centro di riferimento per i pazienti visitati presso i Centri sanitari e i Posti di primo soccorso di Emergency di Azra, Ghazni, Logar, Maydan Shahr, Mirbachakot, Said Khil, Sayad, le cliniche di Emergency all’interno degli orfanotrofi maschile e femminile, del riformatorio Juvenile Rehabilitation Center di Kabul e nelle principali prigioni della città.
“La cosa positiva del 2011 è che, molto probabilmente, è stato migliore del 2012″, ha dichiarato il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. Così, tra recessione e spread in altalena, discussioni sull’articolo 18 e precariato, il governo — assieme al Paese — si prepara al Natale, e all’anno nuovo. Cosa ci aspetta alla ripresa? Riforma del lavoro? Liberalizzazioni? Ma che cos’è il pubblico e che cos’è il privato, oggi? Dove finisce uno e dove inizia l’altro?
“Le Buone Regole” è il titolo della puntata di Servizio Pubblico, andata in onda giovedì 22 dicembre 2011.
Ospiti di Michele Santoro: il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Gianfranco Polillo, Gino Strada, fondatore di Emergency.
In collegamento da Milano, dalla torre della Stazione centrale, i lavoratori dei vagoni letto e il sindaco di Bari Michele Emiliano.
Tra i servizi, un’intervista al ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera, e “Un treno lungo un giorno”, un viaggio su rotaia nel Paese reale.
Il fondatore dell’Ong lancia SOS Emergency: “Ci vuole più impegno sul fronte interno. Negli ambulatori di Palermo e Marghera la presenza di connazionali è in aumento. E sono sempre più poveri”
Gino Strada, la campagna “S. O. S. Emergency” per la raccolta fondi si concentra molto sull’Italia. Il nostro paese è una delle nuove frontiere del disagio dove sempre più persone hanno bisogno di aiuto?
A me sembra che l’Italia sia sempre più terra straniera, un luogo in qualche modo alieno, non solo per le necessità degli stranieri, ma anche di molti cittadini italiani. Da anni mi sono reso conto che i bisogni non sono solo oltre frontiera, in altri paesi, dove noi siamo presenti da tempo, ma sempre più qui, in patria. Per questo abbiamo aperto il poliambulatorio a Palermo per i migranti, dove curiamo, in modo del tutto gratuito, persone che vengono da oltre 70 paesi. E poi a Marghera, nato con lo stesso obiettivo e dove, con il passare del tempo, ci siamo accorti che che la presenza degli italiani è salita oltre il 20 % del totale: nuovi poveri, scesi sotto la soglia della miseria. E poi gli ambulatori mobili, che seguono i braccianti nei loro massacranti lavori stagionali.
La sanità italiana è sempre più malata, e questo si riflette sulla vita di tutti. La via della guarigione passa sempre più attraverso soluzioni economiche. C’è un’altra via?
Non mi pare che ci sia bisogno di gran consulto di economisti, bastano quattro amici al bar per dare formule economiche. Ma bisognerebbe ribaltare la questione: non è quanti risparmi si possono fare sulla sanità, ma quante e quali sono le necessità e recuperare i fondi altrove. Perché non tagliare i soldi per la guerra? Nessuno lo ha mai veramente fatto, nemmeno questo governo mi pare, almeno per ora. Perché noi i costi delle guerre in questa situazione proprio non ce le possiamo permettere, ed è un esercizio che pare si faccia solo per susseguio alla potenza a stelle e strisce. E l’altro problema è smetterla con la bestemmia che bisogna trasformare gli ospedali in aziende. Faccio un esempio: scommetto che se il ministero della Sanità o chi per lui potesse darci in gestione San Raffaele decidendo quale è il budget adeguato, saremmo in grado di curare tutti gratuitamente, senza far pagare alcun ticket, tenendo i conti a posto. E questo perché la differenza la fa il profitto del privato, mentalità e sistema che si è infiltrata nelle strutture pubbliche. Facciamo il caso dell’intervento di sostituzione mitralica che è sovvenzionato dal servizio pubblico con 25 mila euro ma il cui costo di base è di 2. 000. O le pulizie, appaltate all’esterno, mentre l’igiene di un ospedale non può essere considerato una possibilità di lucro. Negli ultimi decenni l’idea di servizio pubblico si è sgretolata a tappe successive, anche per via della casta medica: l’arrivo della libera professione all’interno degli ospedali, l’aziendalizzazione, l’esternalizzazione dei servizi; la quantità al posto della qualità. Pubblico e privato devono poter rimanere separati, e le case di cura camminare con le proprie gambe. È un discorso che vale anche per un altro pilastro della nostra repubblica: l’istruzione.
Per questo chiederete ai vostri sostenitori uno sforzo per impegnarsi anche in Italia. Ma i fondi mancano perché si riduce il numero dei donatori o la quantità di denaro che arriva?
Il numero di donatori di Emergency è per fortuna in costante aumento, ma essendo in gran parte normali cittadini, hanno meno soldi, e il flusso generale si è ridotto. Chiediamo 5 milioni di euro, per continuare i nostri 47 progetti con i quali siamo presenti in 7 paesi, e per aprire 5 nuovi ambulatori in Italia, nelle città dove il bisogno è maggiore: penso a Bari, Napoli, Roma… Con questo impegno all’estero abbiamo guadagnato il rispetto delle popolazioni che abbiamo assistito; in Italia un buon servizio pubblico, il rispetto del bene comune, ridà fiducia nei confronti dello Stato. Per noi è un’avventura di civiltà che deve continuare, nonostante le difficoltà, anche burocratiche come, per esempio, i due anni di tempo che lo macchina statale ci mette a stabilire ed erogare il 5 x 1000. In fin dei conti alle difficoltà siamo abituati: penso ad Azzarà e alla sua vicenda in Sudan, che si è conclusa bene; ma penso anche ai successi dei nostri centri in Afghanistan dove abbiamo già raggiunto e superato di molte volte gli obiettivi del millennio sulla mortalità materna che l’Onu si è prefissato per il 2015. E mi ricordo anche che storicamente, è nei momenti di crisi che i cittadini si sentono più solidali.
Quale è la cosa che le farebbe più piacere poter fare, l’impegno che sente più urgente e personale.
Sono un chirurgo, vorrei poter tornare a operare; vorrei poter dedicare più tempo alla sala operatoria, a curare i miei malati.
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Cari amici SOS: a tutti coloro che apprezzano il lavoro e l’esistenza di EMERGENCY, a chi crede nell’eguaglianza in dignità e diritti di tutti gli esseri umani. Il lavoro di EMERGENCY continua ad aumentare, perché sono in crescita costante le vittime della guerra e della povertà, e curarle è insieme il nostro dovere e il nostro ruolo. In questo momento, le nostre risorse economiche non ci consentono più di farvi fronte. Abbiamo bisogno di molti soldi per tenere aperti i nostri ospedali, i centri chirurgici per le vittime di guerra, i centri ostetrici, pediatrici, di primo soccorso, di riabilitazione. E per mantenere in vita anche i poliambulatori specialistici gratuiti che EMERGENCY ha aperto in Italia negli ultimi anni. Vi chiediamo aiuto affinché EMERGENCY, anche nella difficile situazione di oggi, possa continuare a esistere, perché non venga interrotto uno straordinario “esperimento umano” di cura e di cultura. SOS EMERGENCY. Grazie di raccoglierlo. Gino Strada
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Gino Strada, leader di Emergency e medico di fama internazionale, specializzato in chirurgia prima a Milano, poi in centri in Sudafrica, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, con la Croce Rossa ha lavorato in Etiopia, Tailandia, Gibuti, Somalia, Perù, Bosnia-Erzegovina; nel 1994 fonda Emergency per offrire assistenza medico-chirurgica gratuita e di elevata qualità alle vittime civili delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà: in 17 anni di attività, Emergency ha curato oltre 4 milioni e mezzo di persone in Iraq, Cambogia, Afghanistan, Bosnia, Eritrea, Sudan; proprio in questo paese, il 14 agosto 2011, è stato sequestrato, nel sud del Darfur, Francesco Azzarà: 34 anni, originario di Motta San Giovanni (RC), alla sua seconda missione in Sudan, è uno dei responsabili amministrativi del Centro pediatrico fondato da Emergency, a Nyala, nel luglio 2010; nonostante l’impegno di Emergency, del Ministero degli Esteri italiano e la mobilitazione di Comuni, Regioni, politici, comitati di solidarietà e semplici cittadini, il sequestro si protrae ormai da oltre 4 mesi.