Federconsumatori e Adusbef sul piede di guerra per l’incremento del 15% applicato dal primo maggio sui pagamenti ritardati. Le due associazioni attaccano Befera: “Piove sul bagnato. Vuole fare cassa con metodi prepotenti ed arroganti”
Levata di scudi delle associazioni dei consumatori contro la decisione di Equitalia di aumentare i tassi di interesse di mora dal prossimo primo maggio. Con l’aumento, che il direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera, definisce “previsto dalla legge”, il tasso di interesse applicato sui ritardati pagamenti delle cartelle esattoriali iscritte a ruolo passa dal 4,55% al 5,22 per cento (+15%).
“Una vera e propria assurdità. Piove sul bagnato”, commentano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. “Piuttosto che pensare ad aumentare i tassi di mora – proseguono Trefiletti e Lannutti – Equitalia dovrebbe dare la priorità ad una decisa riorganizzazione della struttura, migliorando i pessimi rapporti con il pubblico”.
E se Equitalia non darà risposte, le due associazioni “avvieranno tutte le iniziative necessarie per tutelare le famiglie”. Non solo, sottolineano Trefiletti e Lannutti, “non bastava l’aumento dei prezzi e delle tariffe, la caduta verticale del potere di acquisto (-14,1% dal 2008) e l’incredibile livello raggiunto dalla pressione fiscale nel nostro Paese, con aumenti solo nel 2013 di 421 euro”. Ma ora anche Equitalia, incalzano, “dà un ulteriore contributo per accrescere la preoccupazione e lo stato di vera e propria esasperazione in cui si trovano le famiglie”.
La società, “già tristemente nota per le cartelle pazze, ancora una volta, vuole fare cassa, per conto dell’Agenzia delle Entrate, con metodi prepotenti ed arroganti”, accusano poi Trefiletti e Lannutti e concludono: “E’ impensabile che un cittadino debba trascorrere giornate intere in coda per richiedere informazioni o attivare le procedure di contestazione o rateizzazione delle cartelle esattoriali”.
“L’adeguamento annuale dei tassi di interesse di mora applicati alle cartelle di pagamento è previsto dall’articolo 30 del dpr 602/1973. Pertanto non esiste alcuna discrezionalità da parte di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate che adotta il provvedimento con i nuovi tassi”, ha puntualizzato dal canto suo Equitalia. “Per evitare questo meccanismo è necessario che il Parlamento cambi la Legge”, spiega la società. Si precisa inoltre che “gli interessi previsti nelle cartelle sono riscossi da Equitalia per conto degli enti pubblici creditori ai quali vengono riversati insieme a tributi e sanzioni”.
Per quanto riguarda invece i rapporti con il pubblico, Equitalia “da sempre è impegnata nel migliorare l’assistenza ai cittadini. Lo scorso anno, ad esempio, sono stati attivati nei capoluoghi di provincia sportelli dedicati alla soluzione dei casi più delicati di famiglie e imprese in difficoltà a causa della crisi economica. Gli sportelli ordinari impegnati nei pagamenti, nelle rateizzazioni e nelle altre regolari attività garantiscono tempi d’attesa del tutto adeguati”.
Oggi, tra l’altro, “i cittadini hanno a disposizione diversi canali di contatto con Equitalia, come ad esempio il numero verde, per avere informazioni e assistenza, e il sito internet per effettuare numerose operazioni”. Non solo. “Continuare ad accusare Equitalia di responsabilità che non ha, non fa altro che alimentare il clima di tensione che, anche in questi giorni, ha portato a episodi di intimidazione nei confronti del personale”.
Sono stati presentati alcuni esposti al Tribunale di Pordenone contro l’agenzia di riscossione dello Stato che applica tassi del 40, 50 e 70%, di molto superiori alla soglia di usura. Federfriuli dalla parte degli imprenditori “vessati”
Equitalia indagata per usura. Lo rivela il Messaggero Veneto che parla di “strozzinaggio“. Idilia Pajer, referente de “Lo sportello”, un’associazione che si occupa di dare solidarietà e assistenza a imprenditori in difficoltà, e di Federfriuli, ha depositato ieri in tribunale a Pordenone, negli uffici di polizia giudiziaria, una decina di esposti nei quali si dimostra, perizie alla mano, i tassi usurari applicati da Equitalia. “La legge 108 del 96 è chiara – ha spiegato Pajer – e individua il tasso d’usura non solo nella rilevazione delle cifre iscritte come interessi ma sommando tutte le voci che si aggiungono al debito originario”. Sanzioni, interessi, aggio di Equitalia, danno il tasso effettivo applicato dalla Spa. E, secondo le perizie che accompagnano gli esposti, quel tasso si colloca ben al di sopra della soglia di usura.
“Abbiamo avuto casi – spiega l’imprenditrice – dove gli interessi hanno raggiunto il 40, 50 e anche 70%, portando a ruolo in questo modo crediti che raggiungono il milione di euro. E’ chiaro che in questo modo un imprenditore non riuscirà mai ad estinguere il debito perché dovrà continuare a lavorare solo per pagare gli interessi”. L’iniziativa di presentare gli esposti fa seguito ad un’altra dello stesso genere, ovvero la denuncia depositata alla Guardia di finanza che ha riguardato altri casi di imprenditori “vessati” da Equitalia. Ed è forse il modo più diretto “di portare in alto la disperazione degli imprenditori” ha spiegato la Pajer, perché la procura è probabilmente “il luogo più idoneo a raccogliere le denunce”. Un comportamento inaccettabile che Federfriuli, quale associazione di promozione sociale antiusura, intende contrastare con tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione. Denunce comprese.
L’appartamento era stato pignorato da Equitalia, l’uomo , 64 anni, doveva al fisco 30 mila euro
(Fotogramma)
MILANO – Un’altra tragedia della disperazione per la recessione e i debiti. Un artigiano di 64 anni si è tolto la vita a Genova impiccandosi nella sua camera da letto. All’ origine del gesto, secondo i carabinieri, ci sarebbe un debito di 30mila euro con Equitalia, che gli aveva pignorato la casa a Rivarolo. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Sampierdarena. Gli investigatori avrebbero trovato una lunga lettera che spiega le ragioni del gesto. A scoprire il corpo è stato il figlio dell’artigiano. La salma è stata portata all’istituto di medicina legale del San Martino a disposizione del pm di turno.
L’Europa ha paura. La Grecia, in un attimo, ha fatto crollare le Borse, salire gli spread, scendere l’euro rispetto al dollaro. Il movimento “Occupy Francoforte”, intanto, si prepara ad assaltare la Bce, il cuore economico del vecchio continente, mentre il premier Monti ribadisce: “Non è il momento di allentare la presa”.
A quando la via d’uscita, allora? E chi ha il compito di indicarla? In questa crisi, cosa è la Politica? I partiti, stretti tra crisi d’identità e di rappresentanza, riusciranno a cambiare le cose?
Gad Lerner e Marco Travaglio continuano il loro dialogo su politica e antipolitica, lanciato durante la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano Quello che (non) ho.
Ospiti di Michele Santoro: il segretario generale della Fiom-Cgil Maurizio Landini, il vicedirettore di Milano Finanza Roberto Sommella, l’imprenditore Ernesto Preatoni.
In collegamento da Francoforte, Giulia Innocenzi e Stefano Maria Bianchi con i ragazzi di Occupy Frankfurt.
L’uragano Grillo si abbatte sulla politica e il voto delle amministrative mostra la crisi dei partiti, travolti dalla sfiducia dei cittadini. Intanto la vittoria di Hollande in Francia e il caos post-elettorale in Grecia sembrano mettere in discussione le politiche di austerità imposte dalla Germania. Ma i singoli Paesi, tanto esposti sui mercati finanziari, hanno ancora la possibilità di prendere decisioni o dipende tutto dall’Europa? Riuscirà Monti a coniugare crescita e rigore?
Ospiti di Michele Santoro: l’ex ministro dell’Economia e delle finanze Giulio Tremonti, Sergio Cofferati, europarlamentare del PD e il giornalista di Repubblica Federico Rampini. E un intervento a sorpresa di Simone Cristicchi.
Macabra installazione per criticare il governo Monti e chi lo sostiene: «Quanti morti dovranno esserci ancora?»
Il macabro flash mob dei militanti de La Destra: manichini sul Tevere (Proto)
ROMA – Macabra protesta ad opera di militanti de La Destra che, nella Capitale, hanno appeso ai ponti sul tevere decine di manichini impiccati. Un modo discutibile di criticare il governo Monti e tornare sul tema dei suicidi di imprenditori e lavoratori messi in difficoltà dalla crisi economica.
Il partito ha rivendicato il singolare e agghiacciante flash mob con un comunicato: «Giovedì notte decine di manichini impiccati sono statmi fatti trovare sui ponti di Roma. Questo blitz attuato dai nostri militanti vuole denunciare la guerra dichiarata dalla finanza internazionale all’Italia – spiega Giuliano Castellino de la Destra -. La Bce, Monti e Abc (Alfano-Bersani-Casini) stanno ’suicidando’ gli italiani».
I manichini impiccati ai ponti del Tevere a Roma (foto Proto)
«PREMIER VADA A CASA» – I militanti del partito di Francesco Storace protestano perchè «i numerosi i suicidi sono come dati di un bollettino di guerra» e sono legati «alla crisi economica e alle politiche finanziarie, fatte di tasse, tagli e cancellazione di diritti, attuate da questo governo imposto dall’Europa e non votato dai cittadini».
La Destra si chiede «quanti morti dovranno esserci ancora prima che questo governo se ne vada a casa?», e critica con durezza «l’atteggiamento di Monti che di fronte a questa tragedia scarica le colpe su altri», promettendo di non dar tregua al Premier e «ai partiti venduti e corrotti che lo sostengono».
Appuntamento giovedì prossimo nella sede dell’Agenzia delle entrate. Proteste in diverse città presso le sedi locali: a Napoli scontri con la polizia, feriti. Nel Milanese aggrediti due ispettori. Busta con polvere pirica recapitata alla sede di Roma. Scritte minatorie a Schio
Mario Monti
ROMA – Monti vedrà a giorni i vertici di Equitalia e di Agenzia delle Entrate. L’incontro è previsto per giovedì prossimo alle 9 presso la sede dell’Agenzia delle Entrate.
E mentre si moltiplicano gli episodi di protesta ed esasperazione nei confronti dell’agenzia di riscossione, da Equitalia arriva un duro comunicato: “è inaccettabile continuare a scaricare Irresponsabilmente su Equitalia la colpa di gesti estremi e situazioni drammatiche, che hanno invece origini diverse e lontane e che stanno esplodendo solo oggi a causa della crisi economica”, sottolinea la società spiegando che si tratta di “eventi tragici da non spettacolarizzare, per i quali Equitalia esprime profonda vicinanza alle famiglie coinvolte”.
“Il sensazionalismo alimenta la violenza”, continua la nota, riferendosi agli atti di violenza di queste ore e sostenendo che “sono eventi tragici da non spettacolarizzare” e “facili strumentalizzazioni sfociano in vere e proprie guerriglie”.
Anche oggi non sono mancati incidenti: a Napoli la polizia ha caricato i manifestanti che presidiavano la sede in città di Equitalia. L’atmosfera era molto tesa, ci sono stati scontri e sono rimasti feriti dieci agenti.
A Romaun pacco bomba è stato inviato alla direzione generale di Equitalia in via Grezzar: conteneva poca polvere pirica ed era senza innesco. Probabilmente, a quanto si è appreso, non sarebbe esplosa nè si sarebbe incendiata alla sua apertura. La busta, bianca, aveva come destinatario la dicitura generica “Equitalia”. Finora non è ancora arrivata alcuna rivendicazione.
La Digos di Viterbo ha fatto irruzione nell’abitazione di un piccolo imprenditore residente in un paese della provincia che, poco prima, con una telefonata alla sede Uil aveva annunciato che si sarebbe recato all’Agenzia delle Entrate di Viterbo, armato di pistola, e avrebbe ucciso gli impiegati. “Prima che mi rovinino del tutto – aveva detto al sindacalista – ammazzo qualcuno di loro”. Nella casa non sono state trovate armi.
Due funzionari di Equitalia sono invece stati aggrediti nel Milaneseda un imprenditore edile. I due ispettori si sono presentati nello studio di un commercialista di Melegnano, dove ha la sede legale l’impresa dell’aggressore. Dovevano procedere a una verifica fiscale, ma prima ancora di iniziare è nata una discussione con l’imprenditore che è poi degenerata in una rissa.
Proteste contro Equitalia anche in Veneto: sui muri della sede Equitalia della cittadina di Schio sono apparse scritte minatorie come “Infami” o “Io uccido”. Dell’accaduto si sta occupando la Digos.
L’agenzia di riscossione è nel mirino in tutta Italia. Nel milanese aggrediti degli esattori, a Napoli una manifestazione contro i suicidi trasformata in uno scontro con le forze dell’ordine, nel vicentino scritte e minacce contro l’ente e a Viterbo arrestato un uomo che minacciava di uccidere i dipendenti di Equitalia. Giovedì Monti incontra la dirigenza
Milano, Vicenza, Viterbo, Roma e Napoli. Quindi nord, centro e sud Italia: le proteste contro Equitalia si estendono a macchia di leopardo in tutto il territorio nazionale. Con modalità e tempistiche che evidenziano un’escalation di violenza che solo la settimana scorsa ha portato al sequestro di 12 persone nella sede dell’agenzia a Romano di Lombardia. Quella di oggi, però, è una giornata ancor più tesa su questo fronte. A Melegnano, nel Milanese, due dipendenti dell’ente sono stati feriti durante un’aggressione; a Napoli la sede cittadina è stata assediata da manifestanti e ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, venerdì prossimo è già in programma un’altra iniziativa; nel vicentino sono comparse scritte minatorie sui muri dell’edificio cittadini dell’agenzia; a Viterbo è intervenuta la polizia per arrestare un uomo che minacciava di uccidere alcuni impiegati di Equitalia. Un bollettino da guerra. Nella capitale, invece, è stato inviato un pacco bomba alla direzione generale dell’agenzia di riscossione. A Schio sui muri della sede cittadina sono apparse scritte minatorie come “Infami” o “Io uccido”. Giovedì 17 maggio, alle ore 9, il premier Mario Monti parteciperà a un incontro con la dirigenza dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
ROMA – Un pacco bomba è stato inviato alla direzione generale di Equitalia in via Grezzar a Roma. Secondo quanto si apprende il pacco conteneva poca polvere pirica ed era senza innesco. Sul posto sono intervenuti la Guardia di finanza e gli artificieri della polizia. Indaga la Digos.
MILANO – L’aggressione ai due ispettori di Equitalia a Melegnano è avvenuta nello studio di un commercialista di via Turati 5. Un imprenditore edile, Giuseppe Neletti, 50enne originario di Gela, presente nello studio, ha malmenato i due ispettori arrivati per una verifica fiscale. Al momento l’aggressore è interrogato nella caserma dei carabinieri di Melegnano, mentre i due dipendenti di Equitalia si trovano all’ospedale di Vizzolo Predabissi. Uno dei due aspetta una radiografia perché potrebbe avere una frattura allo zigomo. Entrambi, comunque, sono in osservazione al pronto soccorso. Secondo le prime indiscrezioni, l’aggressore avrebbe un debito di 250mila euro con l’agenzia entrate. La società in questione si chiama Immobiliare M.C. Srl con sede a Melegnano. Alcuni testimoni presenti fuori dallo studio del commercialista hanno raccontato che il litigio è proseguito fuori dallo studio. L’imprenditore ha urlato: “Mi avete dissanguato, mi avete rovinato”. L’imprenditore era esagitato. Litigio durato tanto, anche un’ora. Nel frattempo sono sono arrivati i carabinieri.
NAPOLI– Circa 200 manifestanti, riuniti sotto la sigla Realtà (espressione dell’ala antagonista cittadina), sono scese in piazza per manifestare davanti alla sede di Equitalia, in corso Meridionale ed è stata subito tensione. Il presidio è stato organizzato dopo i sette suicidi registrati in Campania a causa della crisi. Le serrande degli uffici dell’agenzia sono state abbassate, la polizia ha protetto l’edificio e dopo diversi lanci di pietre e alcuni incendi di cassonetti sono partite le cariche di alleggerimento della celere, accompagnate dall’uso di lacrimogeni. Alcuni manifestanti hanno provato a sfondare i cordoni delle forze dell’ordine per irrompere negli uffici di riscossione, ma sono stati respinti. Si sono sentite anche due esplosioni, forse petardi o bombe carta. Un agente è rimasto ferito ad una caviglia a seguito del lancio di una pietra e c’è stato un contuso anche fra i manifestanti: si tratta di un un giovane colpito alla testa da una manganellata. Nella zona adiacente alla sede di Equitalia, inoltre, presenti diversi blocchi stradali. Verso le 11 la polizia ha riaperto al traffic rimuovendo i contenitori della nettezza urbana messi di traverso in strada dai manifestanti, controllati dall’alto da un elicottero della polizia che ne sta monitorando gli spostamenti. Secondo i manifestanti, gli incidenti sarebbero scoppiati per il rifiuto dei responsabili di Equitalia di chiudere oggi gli uffici in segno di lutto per gli ultimi suicidi avvenuti nel napoletano in seguito alla consegna di cartelle della società di riscossione. Contro la facciata dell’edificio è stata lanciata vernice rossa.
Negli scontri, sono dieci i poliziotti finiti in ospedale a seguito degli scontri. Complessivamente circa 600 persone hanno partecipato alla protesta: si tratta di esponenti di tutta l’area antagonista, tra cui i precari Bros del coordinamento di lotta per il lavoro e i collettivi studenteschi. La questura ha precisato che la manifestazione non era autorizzata. Dei 600 dimostranti circa 200 hanno lanciato uova, vernice, bottiglie e sampietrini prima contro l’edificio di Equitalia e poi contro la polizia. I cassonetti della spazzatura sono stati poi utilizzati dai manifestanti come ariete per sfondare il cordone della polizia sistemata a protezione di Equitalia. Grazie alle foto e alle riprese eseguite con telecamere digitali la polizia potrà identificare numerosi manifestanti. La polizia ha avviato indagini per individuare “manifestanti responsabili di eventuali azioni penalmente rilevanti”.
VICENZA– Sul muro della sede di Equitalia di Schio sono comparse nella notte alcune scritte dal contenuto inequivocabile: “io uccido” e “infami”. I ‘messaggi’, realizzati con spray nero e rosso, sono accompagnati da un simbolo comunque irriconoscibile. Sul posto è arrivata la Digos della questura di Vicenza per comprendere i contorni dell’accaduto.
VITERBO – La Digos di Viterbo ha fatto irruzione nell’abitazione di un piccolo imprenditore residente in un paese della provincia che, poco prima, con una telefonata alla sede Uil aveva annunciato che si sarebbe recato all’Agenzia delle Entrate di Viterbo, armato di pistola, e avrebbe ucciso gli impiegati. “Prima che mi rovinino del tutto – aveva detto al sindacalista – ammazzo qualcuno di loro”. Nella casa non sono state trovate armi. L’uomo, un settantenne, la cui azienda era stata dichiarata fallita, Si era rivolto in modo anonimo alla Uil per chiedere assistenza legale. Gli uomini della Digos, diretti da Monia Morelli, sono riusciti ad identificarlo in meno di due ore. Subito dopo si sono recati nella sua abitazione e l’hanno perquisita. Non sono state trovate armi. L’imprenditore ha riferito agli agenti di essere in condizioni economiche disperate.
BANCHE E SERIT NEL MIRINO – Dopo l’Agenzia delle entrate, che resta presidiata, gli operai ex Fiat e indotto di Termini Imerese hanno occupato questa mattina anche gli uffici della Serit, la società di riscossione dei tributi in Sicilia. Una cinquantina di metalmeccanici sono entrati nei locali dell’esattoria, in via Falcone e Borsellino, e hanno annunciato che si fermeranno a oltranza, fino a che non ci saranno garanzie per la riapertura della fabbrica automobilistica dismessa dal Lingotto, per gli esodati. Ad un ufficio della Deutsche Bank di Bologna, invece, sono stati simbolicamente ‘messi i sigilli’ da parte di un gruppo di manifestanti del centro sociale Tpo. Gli attivisti hanno sbarrato l’ingresso della banca in via Marconi con del nastro giallo e nero. Affisso anche lo striscione ‘Freedom of movement blokupy the bancks dictature. Rise up‘, mentre sul muro dello storico palazzo sono state realizzate alcune scritte con vernice rossa. I manifestanti, una trentina, hanno alzato cartelli contro ‘L’Europa delle banche’. A sorvegliare la protesta, alcuni blindati della polizia e agenti con caschi e scudi antisommossa.
Il blitz è scattato alla fine dell’assemblea organizzata da Fim, Fiom e Uilm davanti ai cancelli dello stabilimento, dove la produzione è ferma dallo scorso dicembre. Il passaggio della fabbrica alla Dr Motor di Di Risio non è stato ancora perfezionato per le difficoltà dell’imprenditore
Tensione a Termini Imerese (Palermo). Centinaia di lavoratori Fiat hanno occupato la sede dell’Agenzia delle Entrate. Il blitz è scattato alla fine dell’assemblea organizzata da Fim, Fiom e Uilm davanti ai cancelli dello stabilimento, dove la produzione è ferma dallo scorso dicembre. Il passaggio della fabbrica alla Dr Motor di Massimo Di Risio non è stato ancora perfezionato per le difficoltà dell’imprenditore ad ottenere fondi dalle banche per capitalizzare la società. Sono complessivamente 2200 gli operai che temono per il proprio futuro e tra questi ci sono 600 “esodati” in attesa delle decisioni del ministro del Lavoro Elsa Fornero.
“I ministeri del lavoro e dello Sviluppo economico non hanno rispettato gli accordi sugli esodati e sul piano di reindustralizzazione del polo di Termini. Dell’imprenditore molisano Di Risio, peraltro, non si hanno notizie. E noi occupiamo un pezzo dello Stato – dice Vincenzo Comella della Uilm – . Chiediamo il rispetto dell’accordo o non ci fermeremo qui”. E infatti le tute blu, almeno duecento, sembrano decisi a non muoversi. All’esterno c’è la presenza massiccia delle forze dell’ordine. “L’obiettivo è di restare qui a lungo, non abbiamo deciso ancora fino a quando” spiega il sindacalista Comella.
La decisione è stata presa al termine di tesissima assemblea svoltasi ai cancelli della fabbrica che sino al 2011 assemblava la nuova Ypsilon. “Hanno tradito i patti – gridano anche gli operai – e resteremo qui fino a oltranza”. Si tratta solo dell’inizio, perché l’intenzione sarebbe di far partire una nuova fase di occupazioni. La prossima settimana gli operai si presenteranno davanti Regione e prefettura. Sotto accusa lo straccio delle garanzie per i 640 esodati previste dall’accordo del primo dicembre. Il rischio è che rimangano cinque anni senza lavoro e senza pensione. Apprensione anche per i cento addetti alle pulizie e alla mensa non ammessi alla cassa integrazione e che da dicembre non ricevono lo stipendio. Sullo sfondo anche il mancato avvio del piano di sviluppo che doveva partire a gennaio, ma che e’ paralizzato dai guai finanziari ed economici del patron della Dr Motor, l’azienda molisana che doveva assicurare il rilancio della produzione automobilistica ma che deve fronteggiare una pesante situazione debitoria e il mancato pagamento degli stipendi agli operai di Macchia d’Isernia.
”Da qui parte una battaglia, colpiremo altri obiettivi simbolici. Siamo pronti a tutto, ora basta. Difenderemo le nostre famiglie senza guardare in faccia nessuno, dai politici ai sindacalisti nazionali: Bonanni e Angeletti hanno firmato gli accordi, fateli rispettare e subito. Non si scherza col pane dei nostri figli”. Vincenzo Capizzi, operaio della Magneti Marelli, è tra i più animati. Michele Russo, operaio della Bienne Sud: “Non ce la facciamo più, abbiamo quattro soldi della cassa integrazionema non abbiamo più un posto di lavoro e lo Stato pretende il pagamento delle tasse”. I più disperati sono gli interinali, una cinquantina di operai che dal primo settembre non avranno più l’indennità di disoccupazione. Tra i lavoratori che hanno occupato l’Agenzia c’è un gruppo di “esodati”, operai che hanno accettato l’accompagnamento alla pensione ma che al momento rimangono in un limbo.
Michele Maciocia,58 anni, è un “esodato” della Fiat. “Ho due figli, la maggiore va all’Università ed è costretta a lavorare perchè io non sono in grado di pagarle le tasse – dice l’operaio – Come si fa con 800 euro al mese a campare, pagare le tasse, crescere i figli, fare la spesa. Mi mancavano due anni per avere la pensione, ad aprile dovevo entrare in mobilità ma dopo la riforma previdenziale tutto si è bloccato”. Andrea Cusimano, operaio della Lear in cassa integrazione, ha due figli. “Viviamo in famiglia con poco meno di 900 euro al mese – racconta – Arriviamo a fine mese per miracolo, facendo qualche debito. Ma continuando così non so se il prossimo anno potrò mandare mia figlia nella scuola di Castelbuono”. I sindacati locali che condividono la protesta metteranno in campo altre iniziative. “Non ci fermiamo questo è sicuro – avverte il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone – Lo Stato non può chiedere da una parte di pagare le tasse e dall’altro consentire che non si rispettino gli accordi per il rilancio della fabbrica”.