Hanno partecipato in ordine alfabetico:
Ale e Franz
Caparezza
Claudio Bisio
Dargen
Don Joe
Emis Killa
Fabri Fibra
Fedez
Franco Godi
Grido
Gué Pequeno
Jake la Furia
Jovanotti
Ligabue
Max Pezzali
Marracash
Raptuz
THG
DJ Zak
“Inizio con la J come Ax e Jannacci” (J-Ax feat. Jovanotti – Vecchia Scuola)
“Desolato, ma più che desolato incazzato, quando vedo che la gente si uccide, lo dicevo 50 anni fa, e lo ripeto ora, ancora, che forse è la volta buona; che c’è uno tra voi che tra uno sputo e una spinta troverà un’altra penicillina, altre forme d’amore, forse un po’ più di grinta, perché… (?), i cantanti, cioè noi”
Ma che problemi hai?
C’ho il problema che il tempo non mi basta mai
Ma che problemi hai?
Ho un fratello in galera e non gli basta mai
Ma che problemi hai?
C’ho il problema che il tempo non mi basta mai, non mi passa mai, non mi basta mai, non mi passa mai, non mi basta!
J-Ax:
Chi vuole fare a botte ti chiede: “C’hai problemi?”, problemi secolari popolari nei quartieri
In ogni scala e su scala nazionale, ma per gli inglesi, italiani o albanesi è uguale
Problemi di pensioni rimosse, di debiti e storie, finite le scorte
Crollate le borse, aperte le porte, la fame che arriva da chi non la conosce
Problema della sigaretta, è monopolio di stato e stato di dipendenza
Dal petrolio d’Arabia, la badante polacca, dal metano di Mosca e dalla pasta di mamma
La religione è un problema se nega la scienza, e l’ateo se non ha coscienza
Che se la droga in giro aumenta, è perché ormai costa meno di un pieno di benza
Rit. (Jannacci):
Desolato, se non trovo la risposta ai tuoi problemi
Desolato, se il mio canto ha degli alibi sinceri
Desolato, se poi il sole non ti ascolta più di tanto
Desolato, se la vita a me, a me piace ancora tanto
“Problemi a capire che non c’è un ideale, problemi totali. Ma io sono al mare. Eh, ho detto che sono al mare!”
Jannacci:
Problemi del figlio del grande fratello, problemi per quelli che c’è solo quello
Problemi di notte, del grande amatore! Problemi di sporco, anzi di unto… però del Signore!
Ma che problemi c’hai?
J-Ax:
Vorrei assumere e creare lavoro, ma qui fanno business solo i compro-oro
E le sale da gioco, io invece vendo fuoco, ma porto i scarp nel tennis e parlo da solo
Parole al vento all’ottanta percento, per capire certe cose ci vuole orecchio
Per vedere chi è il nemico serve uno specchio, per governare il mio paese ci vuole un vecchio
Ho visto un re, come Jannacci e Fo, gli ho chiesto “Vengo anch’io?” lui m’ha detto “No, tu no!”
È un criminale ma non puoi punirlo, povero re, e povero anche il cavillo
Non ho problemi con il mondo, solo con voi che comandate, se ve ne andate
Sarà ancora bello come quando parla Gaber, desolato ma la vita a me piace!
Rit. (Jannacci):
Desolato, se non trovo la risposta ai tuoi problemi
Desolato, se il mio canto ha degli alibi sinceri
Desolato, se poi il sole non ti ascolta più di tanto
Desolato, se la vita a me, a me piace ancora tanto
Ma che problemi hai?
C’ho il problema che il tempo non mi basta mai
Ma che problemi hai?
Ho un fratello in galera e non gli basta mai
Ma che problemi hai?
C’ho il problema che il tempo non mi basta mai, non mi passa mai, non mi basta mai, non mi passa mai, non mi basta!
VENEZIA – Dodici, o forse tredici grandi navi in transito nella Laguna di Venezia nell’arco di 24 ore. Sarà il weekend più congestionato dell’anno: sui ponti, migliaia di crocieristi faranno ciao ciao , ammirando le pietre storiche della Serenissima, mentre i grattacieli del mare solcano le acque del canale della Giudecca e del bacino di San Marco. Questo passaggio lento nel cuore della città rappresenta, del resto, il valore aggiunto, il business, degli itinerari di viaggio. Ma il piacere dei turisti, gli incassi del porto e dell’indotto non devono essere anteposti – sono in molti a sostenerlo – agli altri interessi della città. Unica al mondo. Bella e fragile. Da qui le numerose proteste dei cittadini, appoggiati dal coro esterno, trasversale, di ambientalisti, ecologisti. O, più semplicemente, di persone che considerano le grandi navi un oltraggio a Venezia. Questa volta, scende in campo anche Adriano Celentano. Che ha acquistato un’intera pagina del Corriere per gridare il suo sdegno.
Ecco le sue parole: «Domani non sarà un bel giorno per il nostro Paese, anche se ci sarà il sole. Con l’ignobile sfilata delle 13 navi dentro la Laguna di Venezia si celebra l’Eterno Funerale delle bellezze del mondo». Lo sfregio alla Serenissima è motivo bastevole di ribellione, al di là di altre argomentazioni correnti, più o meno discutibili, sugli squilibri del moto ondoso, o sul rischio del fuori rotta, evocato soprattutto da quando il maldestro capitan Schettino provocò il naufragio della Concordia, cioè la tragedia dell’isola del Giglio.
Una dozzina di navi, in 24 ore dunque. La conferma arriva dalle parole di un responsabile della Capitaneria di porto di Venezia. «In questi giorni di settembre, c’è il cambio di calendario delle crociere; così si determina una congestione di traffico straordinaria – spiega Alberto Pietrocola, ufficiale capo della sezione tecnica – Intendiamoci, in porto non c’è spazio per 12 navi. Ma, tra arrivi e partenze, confermo il numero dei transiti, nell’arco di 24 ore, da sabato a domenica. Si tratta di navi da crociera di stazza elevata – aggiunge – Le compagnie? Di sicuro, due navi sono della Msc. Poi, l’Asmara. Non ricordo le altre. Nessuna della Costa».
Comunque sia, il tam tam della mobilitazione è partito. Sul luogo dei transiti nel mirino, tocca al Comitato «No Grandi Navi» gestire la protesta. Alle Zattere, tratto di riva che si affaccia sul canale della Giudecca, domani pomeriggio saranno attivi alcuni gazebo dove chiamare a raccolta i contestatori. «Chiediamo a tutti di venire muniti di pentole e coperchi, in modo da organizzare un presidio vivace – dice Silvio Testa, portavoce del movimento. (Che, per inciso, comprende una quota di ex no global veneziani) – Verrà distribuito materiale informativo, si venderanno magliette, spille, gadget con il nostro simbolo. E generi di conforto».
Il Comitato «No Grandi Navi» è il più intransigente nel chiedere il blocco. «In Laguna oggi passano navi di stazza superiore alle 100.000 tonnellate, lunghe oltre 300 metri – avverte Testa – Noi chiediamo che in Laguna siano ammesse soltanto quelle compatibili. Il limite del Decreto Clini-Passera è di 40.000 tonnellate». Gli intransigenti pensano a un blocco delle Grandi Navi, non soltanto nel canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco, ma anche negli altri corridoi lagunari. In sintesi, bocciano le soluzioni alternative, allo studio di fattibilità, che punterebbero a mantenere Venezia come porto crocieristico, deviando, però, le rotte verso l’esterno, cioè lungo il Canale dei Petroli.
Il progetto dell’Autorità portuale, guidata da Paolo Costa, mira a una deviazione parziale, che mantenga l’attuale punto di approdo. Mentre il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, suggerisce Marghera come nuovo porto crocieristico. L’assessore verde all’Ambiente, Gianfranco Bettin, dichiara intanto che in questo weekend trafficato «il Comune sosterrà uno sforzo straordinario di monitoraggio, sotto ogni profilo, della eccezionale situazione che si creerà in Laguna».
Celentano e le 13 navi che«uccidono Venezia»
Giorno dei record, l’artista compra una pagina del Corriere
VENEZIA – Dodici, o forse tredici grandi navi in transito nella Laguna di Venezia nell’arco di 24 ore. Sarà il weekend più congestionato dell’anno: sui ponti, migliaia di crocieristi faranno ciao ciao , ammirando le pietre storiche della Serenissima, mentre i grattacieli del mare solcano le acque del canale della Giudecca e del bacino di San Marco. Questo passaggio lento nel cuore della città rappresenta, del resto, il valore aggiunto, il business, degli itinerari di viaggio. Ma il piacere dei turisti, gli incassi del porto e dell’indotto non devono essere anteposti – sono in molti a sostenerlo – agli altri interessi della città. Unica al mondo. Bella e fragile. Da qui le numerose proteste dei cittadini, appoggiati dal coro esterno, trasversale, di ambientalisti, ecologisti. O, più semplicemente, di persone che considerano le grandi navi un oltraggio a Venezia. Questa volta, scende in campo anche Adriano Celentano. Che ha acquistato un’intera pagina del Corriere per gridare il suo sdegno.
Ecco le sue parole: «Domani non sarà un bel giorno per il nostro Paese, anche se ci sarà il sole. Con l’ignobile sfilata delle 13 navi dentro la Laguna di Venezia si celebra l’Eterno Funerale delle bellezze del mondo». Lo sfregio alla Serenissima è motivo bastevole di ribellione, al di là di altre argomentazioni correnti, più o meno discutibili, sugli squilibri del moto ondoso, o sul rischio del fuori rotta, evocato soprattutto da quando il maldestro capitan Schettino provocò il naufragio della Concordia, cioè la tragedia dell’isola del Giglio.
Una dozzina di navi, in 24 ore dunque. La conferma arriva dalle parole di un responsabile della Capitaneria di porto di Venezia. «In questi giorni di settembre, c’è il cambio di calendario delle crociere; così si determina una congestione di traffico straordinaria – spiega Alberto Pietrocola, ufficiale capo della sezione tecnica – Intendiamoci, in porto non c’è spazio per 12 navi. Ma, tra arrivi e partenze, confermo il numero dei transiti, nell’arco di 24 ore, da sabato a domenica. Si tratta di navi da crociera di stazza elevata – aggiunge – Le compagnie? Di sicuro, due navi sono della Msc. Poi, l’Asmara. Non ricordo le altre. Nessuna della Costa».
Comunque sia, il tam tam della mobilitazione è partito. Sul luogo dei transiti nel mirino, tocca al Comitato «No Grandi Navi» gestire la protesta. Alle Zattere, tratto di riva che si affaccia sul canale della Giudecca, domani pomeriggio saranno attivi alcuni gazebo dove chiamare a raccolta i contestatori. «Chiediamo a tutti di venire muniti di pentole e coperchi, in modo da organizzare un presidio vivace – dice Silvio Testa, portavoce del movimento. (Che, per inciso, comprende una quota di ex no global veneziani) – Verrà distribuito materiale informativo, si venderanno magliette, spille, gadget con il nostro simbolo. E generi di conforto».
Il Comitato «No Grandi Navi» è il più intransigente nel chiedere il blocco. «In Laguna oggi passano navi di stazza superiore alle 100.000 tonnellate, lunghe oltre 300 metri – avverte Testa – Noi chiediamo che in Laguna siano ammesse soltanto quelle compatibili. Il limite del Decreto Clini-Passera è di 40.000 tonnellate». Gli intransigenti pensano a un blocco delle Grandi Navi, non soltanto nel canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco, ma anche negli altri corridoi lagunari. In sintesi, bocciano le soluzioni alternative, allo studio di fattibilità, che punterebbero a mantenere Venezia come porto crocieristico, deviando, però, le rotte verso l’esterno, cioè lungo il Canale dei Petroli.
Il progetto dell’Autorità portuale, guidata da Paolo Costa, mira a una deviazione parziale, che mantenga l’attuale punto di approdo. Mentre il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, suggerisce Marghera come nuovo porto crocieristico. L’assessore verde all’Ambiente, Gianfranco Bettin, dichiara intanto che in questo weekend trafficato «il Comune sosterrà uno sforzo straordinario di monitoraggio, sotto ogni profilo, della eccezionale situazione che si creerà in Laguna».
Ancora tu non mi sorprende lo sai
ancora tu ma non dovevamo vederci più?
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere.
Amore mio ha già mangiato o no
Ho fame anch’io e non soltanto di te
Che bella sei sembri più giovane
o forse sei solo più simpatica
Oh lo so cosa tu vuoi sapere…
Nessuna no ho solo ripreso a fumare…
Sei ancora tu purtroppo l’unica
Ancora tu l’incorreggibile
Ma lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Sei ancora tu purtroppo l’unica
Sei ancora tu l’incorreggibile
Ma lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Disperazione gioia mia
sarò ancora tuo sperando che non sia follia
ma sia quel che sia
abbracciami amore mio
abbracciami amor mio
Che adesso lo voglio anch’io
Ancora tu non mi sorprende lo sai
ancora tu ma non dovevamo vederci più?
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere
Amore mio ha già mangiato o no
Ho fame anch’io e non soltanto di te
Che bella sei sembri più giovane
o forse sei solo più simpatica
Il cantautore, dottore, era malato di cancro e negli ultimi giorni le sue condizioni di salute erano peggiorate. Se n’è andato intorno alle 20,30 nella clinica Columbus di Milano. Con lui c’era tutta la famiglia. Sui social network si inseguono i saluti, da Fazio alla figlia di Gaber, dai Negramaro al sindaco di Milano
Enzo Jannacci (ansa)
ROMA – Vincenzo Jannacci, detto Enzo, nato a Milano il 3 giugno 1935, è morto nella sua città. Aveva 77 anni. Dopo aver lottato con la malattia che lo opprimeva da anni. Si è spento nella clinica Columbus di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni. Malato di cancro, negli ultimi giorni le sue condizioni di salute erano peggiorate, per questo motivo era tornato in clinica. Stasera se n’è andato intorno alle 20,30. Con lui, in ospedale, c’era tutta la famiglia.
Jannacci è stato un cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano. Cinquant’anni di carriera senza schemi fissi, oltre i confini. Dopo aver registrato quasi trenta album, alcuni dei quali indimenticabili, è ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme a Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni. Basta dire Gaber e Jannacci per evocare una Milano che non c’è più, quella della nebbia, già grande città ma non ancora metropoli, una Milano romantica, popolata di personaggi bizzarri e poetici. Di madre pugliese e padre lombardo, Jannacci la sua Milano l’ha sempre portata addosso. Come Gaber, che aveva conosciuto a scuola, all’Istituto classico Alessandro Manzoni. Alla sua morte, il dottore cantautore, riuscì a dire soltanto “ho perso un fratello”.
Il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso del musicista milanese, presente in studio col figlio Paolo, lo omaggiano interpretando suoi brani. Tra cui Dario Fo, Ornella Vanoni, Fabio Fazio, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e altri. Enzo Jannacci compare nell’ultima parte dell’evento cantando due sue canzoni. Si capiva che stava male, che stava morendo, ma mostrava dignità e coraggio di fronte alla malattia. Capiva da medico che il suo corpo stava cedendo, ma lo spirito era sempre lo stesso e anche la voglia di cantare e ironizzare, col figlio Paolo, nato dal matrimonio con Giuliana Orefice, che gli dava le mani per suonare.
“Enzo jannacci era un genio. Le sue parole che non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo”, ha scritto Fabio Fazio su Twitter. E in rete continuano ad apparire messaggi, saluti, ricordi. Apparizioni di un uomo che ha sempre cantato la vita surreale, com’era, come la vedeva. E anche il Milan partecipa al cordoglio per la sua scomparsa, per la sua squadra Jannacci nel 1984 aveva scritto l’inno: “Il grande cantautore milanese era un grandissimo tifoso milanista” si legge nella nota pubblicata sul sito. “Tutto il Milan e tutti i Rossoneri apprendono commossi la notizia e si stringono con affetto e sgomento alla famiglia”.
“C’era una volta il Derby, la culla del cabaret. Era il mondo di Enzo Jannacci, una personalità vera, spontanea, originale, estrosa duttile. Amicizie di grande livello artistico e intellettuale le sue: Giorgio Gaber e Dario Fo. Ma la sua avventura si è spesso intrecciata a grandi Milanisti come lui: Beppe Viola, Renato Pozzetto, Teo Teocoli. E allora sarà bello quando vince il Milan! Quante volte i Milanisti hanno fatto il coro al grande Enzo sul ritornello di questa celeberrima canzone. Cantautore e cabarettista, attore e cardiologo, Enzo, figlio del Liceo classico Manzoni di Milano, lascia a tutti noi e all’unico figlio Paolo una grande, grandissima, eredità. Ciao Enzo!”, si legge sul sito.
Il saluto è anche quello del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha commentato su Facebook: “Ci ha lasciato un grande artista, un grande milanese. Enzo Jannacci ha amato Milano ed è stato ricambiato. Con la sua ironia e le sue canzoni ha raccontato la Milano più vera. Rimarrà nella storia della città”.
Enzo Jannacci è stato uno dei più grandi interpreti della canzone italiana de protagonista della musica italiana del dopoguerra. Dalle canzoni di grande successo come “Vengo anch’io, no tu no” e “Ci vuole orecchio” o “E la vita, la vita” scritta con Cochi e Renato, ma anche “Quelli che” o “El portava i scarp del tennis”, “Vincenzina e la fabbrica”, “Andava a Rogaredo”, “Ho visto un re” e mille altre. Dalla laurea in medicina al cabaret, dalla scrittura impegnata al teatro. Mattatore milanese che adorava la sua città, scriveva gran parte dei suoi brani in dialetto. I Nomadi lo salutano con un “Ciao Enzo, Grande Artista…
salutaci le stelle!” e allegano il video live di “Vincenzina e la fabbrica”.
In tanti sul social network (FOTO) hanno voluto ricordare la “voce degli ultimi”, come lo ha definito Claudio Cecchetto. “Ciao grande maestro” ha scritto il napoletano Gigi D’Alessio, a cui hanno fatto eco i Negramaro con una citazione da “Messico e nuvole”: “Che voglia di piangere ho… addio Enzo!”. A messaggi più sintetici come quello di Syria, che ha salutato Jannacci con un “ciao signor Enzo”, si accompagnano twitt più personali come quello di Paola Turci: “Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme”. Ironico Frankie Hi Nrg: “Ciao Enzo non ti scapicollare”. Triste Luca Bizzarri: “Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento”. “Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni”, scrive Gad Lerner. Tanti e accorati i messaggi di Dalia Gaber, figlia di Giorgio: “Ciao Enzo, ti voglio bene” scrive postando una foto da giovani dei due celebri artisti. “Lo ricordo bene: intelligente spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano”, ha scritto invece Enrico Ruggeri, “Al suo funerale Enzo Jannacci vedrà che tutti piangono davvero, non solo le suore”, ha scritto su Twitter Red Ronnie citando la celebre “Vengo anch’io. No tu no.
Le star della musica italiana preparano il grande concerto-omaggio a Dalla a un anno dalla morte. Lunedì da piazza Maggiore a Bologna, e in diretta su RaiUno. Il ricordo di Fiorello e di Pupi Avati
di GINO CASTALDO
Gianni Morandi e Lucio Dalla sul palco di Sanremo
ROMA – Il coro in onore di Lucio Dalla sta crescendo, giorno dopo giorno. Fiorello dalla sua edicola rievoca 4 marzo ’43, la canzone che segna indelebilmente il giorno della sua nascita (lunedì prossimo avrebbe compiuto settant’anni), Pupi Avati lo ricorda nell’autobiografia in uscita con un dialogo notturno e trasognato con l’aldilà che fa da contrappunto alla storia della sua vita, un’intera famiglia di musicisti (Morandi, Zucchero, Renato Zero, Negramaro, Fiorella Mannoia, Mengoni, Chiara, gli Stadio, Bersani, Ron, Luca Carboni, Bocelli, Gianna Nannini e Pino Daniele, e tanti altri) sta provando in queste ore a Bologna per montare la grande serata di lunedì in Piazza Maggiore (dalle 21.10 su RaiUno). A partire da Gianni Morandi che Lucio lo ha conosciuto addirittura nel 1963: “Lui suonava il clarinetto e io ero appena arrivato a Bologna da Monghidoro. In realtà la prima volta ci incontrammo a Taormina dove lui suonava coi Flipper, e durante le prove scoprì che ero bolognese, poi ci siamo rivisti allo stadio, da appassionati di calcio, e insieme seguimmo il Bologna per tutto l’anno seguente, che poi fu l’anno dello scudetto”.
E’ l’inizio di una grande amicizia, ma anche di una influenza sul percorso artistico. “Certo, aveva sentito qualche mia canzone ma era preso più che altro dal jazz, e mi regalò due dischi, uno di Miles Davis e Coltrane e uno di Ray Charles, io facevo fatica ad ascoltarli, allora mi disse: vengo io da te e li ascoltiamo insieme. E me li spiegava, io ero ancora lontano da certe cose. All’inizio sul palco faceva fatica, non era molto accettato, io invece andavo fortissimo, poi dopo dieci anni si è rivoltato tutto, io nel dimenticatoio e lui era esploso. Anni dopo avevo ripreso a cantare e mi disse: “ok fratello è arrivato il momento di fare una cosa insieme”, andammo in studio, senza alcuna idea precisa e cominciammo. Diventò un disco, poi uno spettacolo con cui abbiamo fatto il giro del mondo. Indimenticabile. L’ultima volta che ci siamo visti era allo stadio, ancora una volta a vedere il Bologna”.
Non sarà un caso che tutti quelli che parlano di Dalla, quelli che hanno lavorato con lui, rimarcano non solo il genio artistico ma anche la disponibilità, la generosità. Così lo ricorda Samuele Bersani, che nella serata di lunedì canterà Canzone (“L’ho scelta perché il testo l’avevo scritto io, e per di più l’ho scritto a trecento metri da Piazza maggiore”) oltre a proporre Cosa sarà, insieme a Ron e Luca Carboni. “Da Lucio ho imparato l’umiltà, nel senso più profondo del termine. La sensazione è che, per quanto fosse anche a volte un uomo difficile, era gigantesco come disponibilità e umiltà, si metteva a disposizione di tutti, era attratto dagli ultimi, e poi la semplicità con cui si poneva, magari aveva una grande autostima, però si prendeva in giro da solo. Non lo nascondo, è come se fosse morto uno che mi ha cambiato la traiettoria del destino”.
La stessa sensazione la ritroviamo nelle parole di Gaetano Curreri che col gruppo degli Stadio è stato per anni sul palco a fianco di Lucio: “Abbiamo scelto di fare il pezzo che rappresenta il nostro rapporto, L’ultima luna, era un pezzo in cui ci prendevamo spazio per improvvisare. Mi ricordo che una volta al bassista saltò una corda, e allora Lucio mi guardò e io partii con la tastiera a fare la linea di basso. Quel pezzo era figlio di un momento di collaborazione e di divertimento, dove Lucio si divertiva a far suonare il gruppo. Lo faremo con Paolo Fresu per ricordare l’amore di Lucio per il jazz, era uno dei suoi pezzi più visionari, e un omaggio alla nostra storia”.
Giuliano Sangiorgi ricorda l’ispirazione profonda che rappresentavano le canzoni di Dalla: “Per esempio una canzone come Ti è mai successo viene direttamente dalla scuola di Lucio, in particolare da Com’è profondo il mare. Ma la forza delle sue canzoni, l’essenza, era il rapporto tra testo e musica, senza distinzione tra il suono di una parola e quello che significava, è la magia di questa unione, la maniera di cantarla. Ho sempre avuto la sensazione di qualcosa di perfetto e di inspiegabile come succede sempre per i grandi. Noi canteremo Il cielo, una delle prime, una di quelle canzoni che esprimono quello che indica il suono, e varrebbe anche senza capire l’italiano, si capirebbe lo stesso. Quando è morto è come se fosse scomparso un familiare, anche se non c’era questo legame così stretto. Ma da lui c’era sempre un punto di vista che non ti aspetti, quasi cinematografico, odori e profumi espressi con la voce”.
Pur avendo scritto il più grande successo commerciale di Dalla, ovvero Attenti al lupo, Ron proporrà a sorpresa una canzone meravigliosa e difficile, Henna: “Perché l’ho sempre amata. Quando me la fece sentire rimasi di merda, ci vedevo dentro tutto Lucio, anche quello bambino, l’amore per i cani, tutto, anche se il testo era drammatico e veniva dai sentori di guerra, ma dire: “il dolore ci cambierà, e l’amore ci salverà” solo a pensarlo mi emoziona. Di Lucio mi manca la sorpresa, la capacità di mettersi in gioco sempre. Era importante, era un esempio per tutti”.
Il primo gennaio 2003 moriva il signor G. Radio Capital lo ricorda tutto il giorno con le sue canzoni (e uno speciale dalle 10 alle 12) insieme alla moglie, Ombretta Colli, a Mogol, che lo scoprì, a Maria Monti, sua prima partner artistica e sentimentale, a Gianni Martini, suo chitarrista storico. E poi con i suoi amici: Michele Serra, Paolo Villaggio ed Eugenio Finardi. Qui vi presentiamo anche il suo teatro-canzone (con filmati inediti di Qualcuno era comunista, Il conformista, L’odore, La festa e Il dilemma) e i video inediti delle esibizioni di Patti Smith, Roberto Vecchioni, Ivano Fossati, Jovanotti e Gianna Nannini al festival Gaber di Viareggio
di Antonio Iovane e Fabio Arboit (Radio Capital) con la collaborazione della Fondazione Gaber
Angelo Rastelli ci propone questo fantastico film/documentario che ci trasporta per 51 minuti nell’ultimo grande festival libero Italiano (che poi del tutto libero non fu, come potrete vedere), quello di Parco Lambro del 1976 (MI). Oltre ad offrirci bellissimi spezzoni d’epoca dei concerti di Don Cherry, Eugenio Finardi, Alberto Camerini ed Area, il vero pregio di questo documento è la fotografia di un movimento che, come dice Finardi, dopo che per almeno tre anni si era illuso di unire la musica alle idee del proletariato e dei movimenti giovanili, era ora sull’orlo di un cambiamento epocale.
Musiche originali:
– Don Cherry – “Jam session”
– Alberto Camerini – “Paranà”
– Area – “Gerontocrazia”
– Eugenio Finardi – “Musica ribelle”
– Eugenio Finardi – “Amo la radio”
– Area – “Caos – L’internazionale”
– “Jam session finale”
Consigliato a tutti gli amanti del Progressive italiano, ma anche a chi vuole saperne di più su quegli anni. Per un’accurata analisi socio-politica dell’evento consultate la pagina: http://classikrock.blogspot.com/2010/03/parco-lambro-1976-fine-dellideologia…. (il migliore blog sul rock progressivo italiano curato da JJ John).
Potete invece trovare il documentario completo sul blog: http://verso-la-stratosfera.blogspot.com che ringrazio infinitamente perchè mi ha dato l’opportunità di scoprire/ascoltare incredibili perle del prog rock italiano.
La voce Stratos è un film-documentario sulla vita e sulla figura artistica di Demetrio Stratos. Il documentario possiede una struttura narrativa biografica, immergendosi nel clima sociale degli anni ’60 e ’70, evidenziando la figura di ricercatore e di sperimentatore musicale e vocale di Demetrio Stratos.
Il documentario biografico si basa su un archivio di immagini, con una struttura narrativa biografica, filtrata dai punti di vista degli artisti e delle persone che hanno condiviso esperienze artistiche con Demetrio Stratos, come i musicisti componenti del gruppo degli Area. Al di là dell’importanza del contesto storico e sociale, il filo conduttore del documentario rimane la sperimentazione musicale e la ricerca vocale, portate avanti da Demetrio Stratos.
Si segnala il convegno tenuto nelle giornate del 16 ottobre 2009 e del 17 ottobre 2009 a Genova al Teatro della Tosse, in cui si sono svolti seminari ed in cui è stato proiettato il documentario. A tale evento hanno preso parte figure rilevanti nella ricerca vocale come Fatima Miranda, la moglie di Demetrio Stratos, Daniela Ronconi Demetriou, oltre a foniatri, musicisti ( Patrizio Fariselli, Paolo Tofani ) e musicologi, tra cui Janete El Haouli. Il convegno è stato completato dai concerti di Paolo Tofani e di Fatima Miranda.
Fonte: Wikipedia
Lo stupore della notte
spalancata sul mar
ci sorprese che eravamo sconosciuti
io e te.
Poi nel buio le tue mani
d’improvviso sulle mie,
è cresciuto troppo in fretta
questo nostro amor.
Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei.
Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito.
Se telefonando
io volessi dirti addio
ti chiamerei.
Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito