With global shark populations being driven towards extinction, this is not just a China issue, but a global issue and we are all responsible.
With global shark populations being driven towards extinction, this is not just a China issue, but a global issue and we are all responsible.
Funzionano in cina le campagne contro le «zuppette» che hanno come ingrediente principale le pinne di pescecane
MILANO – Gli squali possono tirare un sospiro di sollievo, così come chi ha combattuto negli ultimi anni per la loro salvaguardia. Il consumo di zuppa di pinne di pescecane, che in Cina aveva raggiunto proporzioni mastodontiche, fino a mandare alcune specie di squali (tra le 10 e le 14 specie, incluso il pesce martello maggiore) sull’orlo dell’estinzione, sta infine drasticamente calando. Adesso anche il governo di Hong Kong, capitale dello spaccio di pinne, ha cambiato le sue politiche al riguardo.
UN CAMBIAMENTO E UN CALO NETTI – «Si dice che è impossibile cambiare la Cina, ma i fatti dimostrano che stiamo arrivando a una riduzione del consumo di pinne di pescecane tra il 50 e il 70 percento in due anni» ha dichiarato Peter Knights ,direttore di WildAid, Ong di San Francisco impegnata nella protezione di questi animali. Fino a pochi anni fa, in effetti, la società cinese non si poneva domande né si faceva scrupoli nel banchettare con quella che era, in una tradizione millenaria, considerata una delicatessen riservata alle élites, nonostante il crudele metodo di caccia di cui è frutto. Anzi. Essendo uno status symbol, il suo consumo negli ultimi anni era esploso di par passo al rapido espandersi delle classi sociali più agiate che, declinate in numeri da gigante asiatico, era uguale a un numero colossale di zuppe consumate e squali massacrati: 70 milioni di animali solo lo scorso anno. Adesso tutto sta cambiando.
CAMPAGNE CHE FUNZIONANO – Merito di tutto ciò va alle grandi campagne di sensibilizzazione portate avanti negli ultimi da associazioni per la protezione degli animali, ma anche poi da studenti, associazioni di uomini d’affari, celebrità e infine – e ciò ha costituito un balzo in avanti – dai governi stessi. «Il governo è determinato a guidare l’azione e dare il buon esempio su questo fronte…» si leggeva sul comunicato con cui l’esecutivo di Hong Kong annunciava il mese scorso il sostegno al consumo di cibo sostenibile, bandendo dalle occasioni ufficiali piatti quali, appunto, l’incriminata zuppa, ma anche per esempio il tonno pinna blu. La mossa di Hong Kong è arrivata a un anno di distanza da quella del governo cinese, così come le iniziative private locali (come quelle di alcune catene alberghiere e di ristoranti) che già avevano bandito la zuppetta dalle loro mense. La campagna dal titolo «I’m FINished with fins», un gioco di parole in inglese che significa «Io ho detto basta alle pinne» è stata popolarissima. Lanciata da una partnership di Ong e condotta su Sina Weibo (la risposta cinese a Twitter) e altri social network, ha mobilitato 330mila persone a scambiarsi foto di se stessi con la bocca tappata, a indicare che non avrebbero più ingerito una zuppa di pinne. Tantissime le star coinvolte nelle varie campagne, soprattutto celebrità televisive, ma anche del mondo dello sport, come il giocatore di basketball Yao Ming, e uomini d’affari di successo come Jim Zhang.
IGNORANZA, NON INSENSIBILITA’ – «É un mito che alle persone in Asia non importi nulla della fauna selvatica – ha proseguito Knight – il consumo è basato sull’ignoranza più che sulla malvagità». Un’indagine condotta nel 2005-2006 aveva rivelato che l’80 percento dei cinesi non sapesse neanche che la famosa zuppetta – detta «zuppetta d’ala di pesci» in cinese – contenesse le pinne di pescecane. Nel 2010, un sondaggio promosso dal signor Zhang su 30mila persone mostrava come il 99 percento di loro fossero favorevoli a bandire l’importazione delle pinne. Non solo squali: i consumi dei nuovi ricchi cinesi minacciano gravemente varie specie animali. Caso emblematico è quello dell’avorio: in Africa i livello di bracconaggio, e di pachidermi uccisi, non è mai stato così crudelmente elevato, e i consumatori cinesi ne hanno una buona dose di responsabilità. Colpevoli, ma nella maggior parte dei casi non dolosi. Per questo varie associazioni si stanno impegnando nelle campagne di sensibilizzazione nei Paesi all’origine della domanda, a partire dalla Cina. Elephant Action League, per esempio, ne ha lanciata una da vari mesi dal titolo: «Se compri avorio, uccidi la gente», per spiegare come le vittime del massacro non siano solo i pachidermi, ma anche le persone, vittime dei bracconieri o dei terroristi che dal traffico d’avorio vengono finanziati (inclusi quelli appartenenti a al-Shabab, il gruppo somalo responsabile dell’attentato al centro commerciale di Nairobi). Il caso delle pinne di pescecane lascia ben sperare: il consumatore ben informato non è più così indifferente.
La pratica del finning uccide tra i 50 e i 75 milioni di animali all’anno. Il tutto per soddisfare gli esigenti palati degli avventori dei ristoranti orientali. E il 27% di pinne vendute a Hong Kong proviene dall’Europa. In Italia oltre 70 vip hanno firmato per spingere Bruxelles ad agire
di PAOLA RICHARD
DALLA LIBERTA’ marina al piatto la strada è breve. Peccato che delle decine di milioni di squali catturati sia utilizzato in media meno del 2%: solo le pinne, mentre l’animale è rigettato in mare spesso ancora in vita. La pratica del finning, o “spinnamento”, uccide tra i 50 e i 75 milioni di squali all’anno. Il tutto per soddisfare gli esigenti palati degli avventori dei ristoranti d’oriente: Cina, Taiwan, Hong Kong. Non solo Asia però, perché l’Italia è in realtà il primo importatore di carne di squalo in Europa, sia fresca che surgelata e derivati come le pinne. E Spagna, Portogallo, Francia e Regno Unito pescano in acque internazionali annualmente circa 100.000 tonnellate di squali. Ben il 27% delle pinne di pescecane vendute a Hong Kong provengono dal nostro continente. Un prelievo che non è sostenibile, considerando che a livello mondiale una specie su tre è a rischio di estinzione come dichiara l’IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
Per questo l’Unione Europea è messa alle strette per varare entro il 22 novembre una nuova normativa salva squalo. Una lista di oltre 70 Vip si è già impegnata a firmare l’appello e ci sono ancora due giorni per aderire alla petizione per una nuova legge che obblighi a sbarcare a terra gli squali interi, in modo da poterne sfruttare commercialmente non solo le preziose pinne ma l’intero animale. Tra i firmatari anche Andrea Camilleri, Piero Angela, Carlo Petrini, Alessandro Preziosi, Umberto Pellizzari, Lillo e Greg, Enzo Maiorca e Tessa Gelisio.
“L’Italia non ha mai richiesto permessi speciali per tagliare le pinne degli squali a bordo dei pescherecci- sottolinea da Strasburgo Serena Maso, coordinatrice per l’Italia di Shark Alliance la coalizione di associazioni e organizzazioni che promuove la tutela dei pesci cartilaginei a livello internazionale- altri paesi, come la Germania e l’Inghilterra, vi hanno già rinunciato negli anni scorsi. Attualmente solo Spagna e Portogallo esigono il permesso di finning e sono quindi proprio queste nazioni europee che osteggiano maggiormente la modifica del regolamento UE. Il parlamento di Strasburgo dovrà in ogni caso pronunciarsi sull’inquietante rapporto presentato dalla portoghese Maria do Céu Neves Patrão, che assieme agli esperti del settore, al mondo scientifico e all’opinione pubblica chiede di respingere ogni emendamento che possa reintrodurre la possibilità di tagliare le pinne degli squali sulle imbarcazioni”.
Gli squali sono sopravvissuti nei nostri mari per 400 milioni di anni e svolgono un ruolo cruciale per l’ecosistema marino. Così come i predatori terrestri quali leoni e lupi, limitano la proliferazione di altre specie, mantenendo in equilibrio la vita dell’oceano.
Le pinne di squalo impiegate nella preparazione della tradizionale zuppa cinese, servita durante cerimonie e matrimoni, vengono vendute in genere a prezzi molto più alti della carne stessa. Un chilo può valere sul mercato fino a 700 dollari e il commercio mondiale di questo alimento crea uno scambio in denaro stimato tra i 400 e i 500 milioni di dollari all’anno. Un valore che si è trasformato in un incentivo troppo forte alla crudele pratica dello spinnamento.
Nonostante il bando del 2003, l’Unione Europea rilascia speciali autorizzazioni per asportare le pinne prima di sbarcare gli squali a terra. Le associazioni italiane che fanno capo a Shark Alliance (Legambiente, Marevivo, Tethys Research Institute, Aquarium Mondo Marino Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Fondazione Cetacea, Danishark Elasmobranch Research, GRIS, Verdeacqua – Istituto per gli Studi sul Mare, MedSharks, CTS, Slow Food Italia) sostengono che tagliare le pinne a bordo dei pescherecci rende di fatto difficili, se non impossibili, i controlli, lasciando quindi aperta la possibilità di praticare illegalmente il finning in mare aperto senza la possibilità essere scoperti.
I Firmatari:
1. Gianfranco Amendola, Magistrato
2. Alberto Angela, Conduttore “Ulisse”
3. Piero Angela, Conduttore “Quark”
4. Emilio Barbarani, Ambasciatore
5. Ludina Barzini, Giornalista
6. Nicoletta Ricca Benedettini, Vicepresidente Fondazione “INSE onlus”
7. Donatella Bianchi, Conduttrice “Linea Blu”
8. Aurora Branciamore, Subacquea
9. Gaetano”Ninì” Cafiero, Scrittore
10. Andrea Camilleri, Scrittore
11. Stefano Campagna, Giornalista
12. Pippo Cappellano, Regista, Documentarista
13. Giovanni Carrada, Autore televisivo
14. Luigi Cavalchini, Ambasciatore
15. Alessandro Cecchi Paone, Giornalista
16. Enrico Cisnetto, Giornalista
17. Lucio Coccia, Documentarista
18. Sabina Cupi, Giornalista
19. Paolo Dell’Oro, Scrittore
20. Enrico de Maio, Ambasciatore
21. Mario Dentone, Scrittore
22. Franco Di Mare, Conduttore “Uno Mattina”
23. Federico Fazzuoli, Conduttore televisivo
24. Anna Fendi, Imprenditrice
25. Fabio Fiori, Scrittore
26. Sabrina Florio , Presidente”Fondazione Anima”
27. Tessa Gelisio, Conduttrice “Pianeta Mare”
28. Francesca Giacché, Scrittrice
29. Geppy Gleijeses, Attore
30. Silvio Greco, Slow Food Italia
31. Enrico Gurioli, Scrittore
32. Letizia Isaia, Presidente Premio Letterario, “Letizia Isaia”
33. Maddalena Jahoda, Scrittrice
34. Manuela Kustermann, Attrice
35. Filippo La Mantia, Chef
36. Lillo e Greg, Attori
37. Enzo Maiorca, Apneista
38. Giancarlo Magalli, Conduttore televisivo
39. Mauro Mariani, Biologo
40. Mita Medici, Attrice
41. Elisabetta Montaldo, Pittrice e Costumista
42. Giuliano Montaldo, Regista
43. Giuseppe Notarbartolo Di Sciara, IUCN Shark Specialist Group
44. Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente”Fondazione Univerde”
45. Umberto Pellizzari, Apneista
46. Elsa Peretti, Designer
47. Marina Perna, Giornalista
48. Francesco Petretti, Biologo e Scrittore
49. Carlo Petrini, Presidente Internazionale Slow Food
50. Patrizia Pietrogrande, Architetto
51. Rita Pinci, Giornalista
52. Irene Pivetti, Giornalista, Presidente”Only Italia”
53. Luca Pizzi, Medaglia d’Oro- ParalimpiadiLondra 2012
54. Alessandro Preziosi, Attore
55. Folco Quilici, Documentarista
56. Francesca Romana Pugliese, Presidente Teatro Olimpico di Roma
57. Antonio Romano, Designer
58. Armando Roncaglia, Presidente”Roncaglia e Wijkander”
59. Alberto Luca Recchi, Documentarista
60. Carlo Ripa di Meana, Presidente Comitato Nazionale del Paesaggio
61. Marina Ripa di Meana, scrittrice
62. Alberto Romeo, Giornalista
63. Iole Sacchi Cisnetto, Presidente”Fondazione INSE onlus”
64. Paola Saluzzi, Giornalista
65. Piero e Natalie Sartogo, Architetti
66. Nicolò Sella di Monteluce, Presidente”Treves Editore”
67. Alessandra Sensini, Campionessa Olimpica di Windsurf
68. Luca Sonnino, Direttore “Nautica”
69. Massimo Teodori, Storico e Giornalista
70. Marco Tibiletti, Comandante “Goletta Verde”
71. Luisa Todini, Imprenditrice
72. Daniela Traldi, Presidente “Roma per L’Opera di Roma”
73. Enrico Vanzina, Produttore cinematografico
74. Vincenzo Venuto, Conduttore “Missione Natura”
75. Maurizio Wurtz, Prof. di Cetologia -Università di Genova