no tav
di Lirio Abbate
Nell’inchiesta spuntano ‘amici’ di D’Alema, Dell’Utri, Alfano e Finocchiaro. Uniti per spartirsi tutto
Anticipiamo qui di seguito uno stralcio dell’approfondita inchiesta sugli affari del Tav in edicola, in versione integrale, su ‘l’Espresso’ in edicola da venerdì 27 settembre
Nell’indagine sulla Tav di Firenze che ha portato in carcere Maria Rita Lorenzetti del Pd, spuntano “amici” di Massimo D’Alema, Marcello Dell’Utri, Angelino Alfano, Anna Finocchiaro e Gianni Letta. Uniti per spartirsi tutto. L’intreccio politico affaristico è svelato da una inchiesta de l’Espresso nel numero in edicola domani, da cui emergono molti punti inediti.
Negli ambienti giudiziari la chiamano «larga intesa degli affari» e accomuna, di fatto, esponenti politici di destra e di sinistra. Tutti insieme appassionatamente, in un gioco abilissimo e sotterraneo di nomi e prestanome: si palesano solo i volti di professionisti e tecnici, ma le loro ombre celano segretari di partito, ministri, presidenti di gruppi parlamentari, capi correnti, deputati e senatori. I pupari. E le marionette. Per muovere affari di milioni, velocizzare pratiche di appalti pubblici, approvare decreti per favorire imprese amiche, cambiare componenti di commissioni di vigilanza e authority. Di fatto, svuotare le istituzioni e piegare le regole democratiche in uno spoil system che genera un sistema viziato.
In scena c’è una “grosse koalition” tessuta da personaggi che si presentano come uomini di fiducia e consulenti di esponenti politici. Amici di Massimo D’Alema e Marcello Dell’Utri, Anna Finocchiaro e Angelino Alfano: pedine che garantivano il dialogo e le spartizioni tra ex fascisti ed ex comunisti.
Al centro di questo giro c’è un geologo siciliano del Pd, Walter Bellomo, arrestato dai carabinieri del Ros di Firenze: in passato ha fatto parte del Pci, e nel 1996 è stato segretario del Pds a Palermo ed ha tentato attraverso esponenti di vertice del Pd di entrare a far parte della giunta del governatore siciliano Rosario Crocetta. Bellomo è componente della commissione Valutazione impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, fondamentale per varare qualunque opera, per gli inquirenti il suo ruolo era strategico: facilitatore di appalti.
Accanto agli affari e alla divisione – trasversale – dei posti di potere emerge uno spaccato di politici attaccati alle poltrone e contrari ai tagli pubblici dei manager.
L’inchiesta de ‘l’Espresso’ svela come nel luglio 2012 l’allora presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti era entrata in fibrillazione perché si ventilava il taglio dei posti dei cda nelle società parastatali.
Una persona molto vicina a Renato Schifani (all’epoca presidente del Senato) avverte della manovra del governo l’esponente del Pd, che con una laurea in filosofia sedeva al vertice di una società che gestisce appalti. Lorenzetti sembra nel panico e chiama subito il consigliere politico della senatrice Finocchiaro al quale espone “il pericolo” a cui vanno incontro: il taglio di manager nella pubblica amministrazione.
Il consigliere della Finocchiaro tenta di consolare Lorenzetti: «Ho parlato con Anna e ho due novità: uno che si interesserà personalmente con Schifani per sapere se questa cosa è vera, però lei non ne sa nulla. Sicuramente nel partito non c’è stata nessuna discussione e quindi non è una linea del partito. E’ una linea del governo Monti, di Bondi, il superconsulente di taglio delle spese degli enti pubblici. Il partito non ha fatto assolutamente nulla. Assolutamente non è niente di certo».
Su internet circola un documento firmato da due brigatisti in carcere in cui si auspica uno scatto “politico-organizzativo” della protesta. Il movimento: “Provocazione che respingiamo al mittente”. Alfano: “L’opera si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino”. Intanto nella valle arrivano rinforzi che si aggiungono ai 215 militari degli Alpini già presenti. Il Viminale: “Bisogna tenere alto il livello di attenzione e vigilanza”. E la Procura aggiunge al pool di pm un magistrato antiterrorismo
Rimane alta la tensione in Val di Susa. Dal carcere in cui sono rinchiusi, Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, militanti delle cosiddette “nuove Brigate Rosse”, invitano il movimento No Tav a “compiere un altro salto in avanti, politico-organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”. Il documento firmato dai due detenuti, intitolato “Contro la repressione, nuova determinazione”, è stato pubblicato su internet e sottolinea la “valenza antagonista di portata generale” del movimento contro l’alta velocità. E parla di ”simpatiche consonanze” fra i No Tav imputati nel maxi processo di Torino e la loro “dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici”.
Il movimento, però, respinge in toto l’accostamento tra nuove Br e NoTav: è “una provocazione che respingiamo con forza”, si legge in un comunicato firmato Comitato di lotta popolare – Bussoleno. La nota definisce come “fantomatico” il documento diffuso sul web a firma Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi. “Facciamo fatica a trovarlo sui siti internet, anche quelli di movimento”, ma comunque lo “rispediamo al mittente”.
L’appello brigatista arriva nel giorno in cui si annuncia lo schieramento di altri 200 soldati a difesa dei cantieri Tav in Val di Susa. Ma anche un nuovo prefetto a Torino, Paola Basilone, ex vicecapo della polizia. Il governo “blinda” i lavori della linea d’alta velocità che collegherà il capoluogo piemontese a Lione. ”Lo Stato fa lo Stato”, spiega il ministro degli Interni Angelino Alfano. “La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino”. E aggiunge: “Rafforziamo i contingenti che proteggeranno l’avvio dei lavori della talpa“. Una nota del suo ministero aveva già spiegato le ragioni dell’invio dei soldati: ”Dopo un’approfondita analisi delle manifestazioni di protesta e dei recenti episodi di danneggiamento a carico di alcune imprese, legati alla realizzazione della Tav Torino-Lione il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza del cantiere”. Finora erano circa 215 i militari del quinto reggimento Alpini impiegati nella difesa della recinzione del cantiere.
E anche la nomina di Paola Basilone, attuale numero due nazionale della polizia di Stato, peraltro resa nota da Alfano con un tweet, appare legata alla necessità di assicurare alla prefettura di Torino una guida salda ed esperta che tenga conto della difficile situazione in Valle di Susa, per gli attacchi dell’ala violenta del movimento No Tav. Basilone, 60 anni, prende il posto di Alberto Di Pace, che ha lasciato l’incarico il primo settembre e che ora ricopre il ruolo di capo dipartimento dei vigili del fuoco. Nel 2009 Basilone era stata nominata vice capo della polizia dal ministro Roberto Maroni, prima donna prefetto ad essere scelta per questo suolo dall’inizio degli anni Novanta.
Nel frattempo sono saliti a 4 i magistrati della procura di Torino impegnati nelle inchieste sui No Tav. Il nuovo ingresso è un magistrato che fa parte della squadra cui arrivano i procedimenti per casi di terrorismo. I procuratori aggiunti che coordinano il lavoro dei pm sono Andrea Beconi e il numero 2 della procura, Sandro Ausiello.
La scelta del ministero dell’Interno suscita più di una critica da parte delle opposizioni: “Mentre vengono arrestati esponenti di un noto partito di maggioranza per gli appalti legati alla Tav fiorentina – dichiarano i componenti Cinque Stelle della commissione Difesa – mentre cresce il dissenso in Italia e in Francia sull’anacronistica Torino-Lione, il governo Letta/Alfano non trova di meglio che spedire altri 200 militari in Val di Susa. E’ una scelta insensata, un uso anomalo delle nostre Forze Armate che se rassicura i signori delle tangenti da un lato rischia di esasperare gli animi dei cittadini dall’altro”. Mentre il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, aggiunge: ”Il governo la deve smettere di militarizzare la valle e di trattare la Tav come un problema di ordine pubblico. E, visti gli strani episodi delle ultime settimane, non vorremmo che stessero implementando anche la presenza di uomini dei servizi segreti… Quell’opera inutile e dannosa è una questione politica e va affrontata come tale”.
Italcoge, una delle aziende che lavora alla costruzione della Torino-Lione, è stata bersaglio di un episodio di rappresaglia. Sul posto scritte “No Tav”. Uno dei titolari: difficile andare avanti così. Lupi: azioni terroristiche compiute da delinquenti
di ERICA DI BLASI
Un mezzo bruciato domenica notte
Attentato la notte scorsa alla cava dell’Italcoge di Susa, una delle aziende che lavora alla costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione. Ignoti hanno bruciato un container, danneggiata in parte una pala meccanica. E poi sono stati lasciati bossoli e lacrimogeni davanti agli uffici della società. Sui muri sono comparse scritte “No Tav”. E’ il quattordicesimo attentato nei confronti di un’azienda che lavora per la Tav dall’inizio di luglio nella “valle che resiste”
“Questa escalation di violenza fa male non solo a noi imprenditori ma a tutta la valle di Susa. E soprattutto al movimento No Tav”: dice Ferdinando Lazzaro ddell’Italcogne che in passato era stato vittima di atti intimidatori di frange estreme del movimento. In un’aggressione aveva riportato la frattura di un braccio. “Andare avanti in queste condizioni è sempre più difficile. Di più non riesco a dire”. Dura la reazione del ministro Lupi: azioni terroristiche compiute da delinquenti Sulla questione Tav, è intervenuto anche il presidente delle Cei, Angelo Bagnasco, a Torino per i lavori
delle “settimana sociale” dei cattolici: “”Il criterio che occorre tener presente è il bene comune, collettivo del Paese “Il criterio del bene comune deve presiedere qualunque scelta” ha aggiunto.
Solo tre giorni fa, nella notte tra domenica e lunedì, era stata incendiata la Itinera di Salbertrand, con danni che sfiorano il milione di euro. A fuoco betoniere e altri mezzi di lavoro.
Un numero di attentati che evidenzia come le imprese siano diventate il bersaglio preferito del movimento che si oppone al supertreno in Val di Susa. E che si affiancano alle minacce di cui sono stati spesso vittima gli operai che lavorano al cantiere.
Ma 22 sindaci firmano un documento per dire no alle violenze e ai vandalismi. Peraltro il movimento spesso ha negato attraverso il suo sito ufficiale gli attentati, ma ad attribuirseli – una settimana fa, dopo l’incendio alla Geomont – è stata l’ala anarchica. Sull’attentato indagano Digos e carabinieri. A dare l’allarme è stato stamattina un dipendente dell’azienda.
Leggi: Minacce ad una cronista
In questo clima si inserisce la decisione della procura di arrestare tre No tav per le minacce ad una giornalista di Repubblica, circondate e costretta ad allontanarsi mentre seguiva una manifestazione
Festa de “Il Fatto Quotidiano”, 07/06/13.
Intervento di Travaglio: “L’inciucio”.
Centinaia di esponenti del movimento valsusino si sono radunati per la marcia verso le reti. E ci sono già stati i primi incidenti: diversi fermati, poliziotti e un militare dell’esercito feriti. Lanci di razzi e sassi contro gli agenti, rogo in autostrada chiusa per alcune ore
Decine e decine di No Tav – oltre 400 – si sono radunati a Giaglione per marciare verso le reti del cantiere della Tav di Chiomonte, passando per i boschi. L’afflusso dal campeggio No Tav di Venaus, allestito a pochi chilometri di distanza, è continuato per tutta la serata. Le forze dell’ordine presidiavano l’area, sia dentro che fuori le reti, in tenuta antisommossa. E ci sono già stati i primi tafferugli, rapidamente degenerati in una vera e propria guerriglia su più fronti, dall’autostrada ai varchi per il cantiere, con lancio di sassi, petardi, fuochi appiccati a copertoni d’auto, razzi contro le forze dell’ordine che hanno risposto con cariche e un nutritissimo lancio di lacrimogeni. Gli agenti hanno fermato diverse persone (almeno otto, tra cui una donna) e ci sono stati feriti tra gli agenti impegnati nel presidio della zona. Anche un militare dell’esercito ha riportato lievi ferite negli assalti compiuti dai manifestanti. I primi segnali della guerriglia si sono avuti quando centinaia di antagonisti No Tav incappucciati hanno preso d’assalto il cantiere intorno alla mezzanotte lanciando razzi, bombe carta e pietre all’altezza del varco 8. Altri gruppetti hanno preso di mira altri punti del cantiere della Tav di Chiomonte.
L’autostrada A32 Torino-Bardonecchia è stata chiusa al traffico in direzione del capoluogo piemontese nella zona della galleria di Giaglione (Torino), dove alcuni attivisti del movimento No Tav che stanno manifestando hanno bruciato alcuni copertoni. I carabinieri sono intervenuti in forze per disperdere i dimostranti e spegnere gli incendi, sviluppatisi anche dentro una galleria. Solo dopo diverse ore è stato possibile spegnere i roghi.
Tra ieri e oggi polizia e carabinieri hanno identificato 175 persone sospette lungo le strade della bassa Valle di Susa a bordo di numerose auto, solo oggi 124. Molte di queste, provenienti anche da altre città italiane, sono già note ai servizi info-investigativi per aver partecipato a manifestazioni No Tav. Due degli antagonisti controllati erano già stati colpiti da fogli di via emessi dal questore per reati specifici commessi in Valle di Susa. Ad una giovane attivista proveniente da Milano è stato notificato oggi lo stesso provvedimento. Altre 14 persone sono state accompagnate in questura. Sono state trovate in possesso di passamontagna, maschere antigas e abiti scuri. La loro posizione è attualmente al vaglio.
Di Emanuele Bellano. Il tratto Tav Torino-Lione secondo le stime attuali costerà almeno 24 miliardi di euro. Le previsioni di traffico merci elaborate negli anni e con cui si giustifica un’opera così costosa per le casse dello Stato, prevedono un aumento degli scambi commerciali tra Italia e Francia. Oggi i dati però fotografano una situazione assai diversa: dal 2005 sulla direttrice Torino-Lione il trasporto merci è diminuito costantemente e la linea esistente è sfruttata solo per un quinto. Secondo la pianificazione europea, la Torino Lione deve essere un nodo cruciale del corridoio mediterraneo, la direttrice ferroviaria che unendo Lisbona a Kiev dovrebbe collegare l’Atlantico all’Est Europa. Ma Portogallo e Ucraina si sono già tirati fuori, e in Francia è in corso un acceso dibattito istituzionale.
Di Claudia Di Pasquale. Le ferrovie dello Stato stanno pensando di eliminare la tratta Cuneo Ventimiglia, una linea storica che collega l’Italia alla Francia. Proprio in questi giorni ci sono manifestazioni e presidi di cittadini italiani e francesi che protestano contro la possibile chiusura. Ormai da anni sono scomparsi anche il diretto Cuneo Nizza, gli Eurocity Milano Nizza ed il notturno Nizza Roma. Tutto questo mentre in Liguria sono in corso i lavori per il raddoppio della linea ferroviaria che ha anche la funzione di migliorare i collegamenti con la Francia, un’opera che però rischia di essere l’ennesima incompiuta.
Di Luca Chianca. Le Ferrovie dello Stato hanno abbandonato le tratte internazionali che collegano l’Italia alla Slovenia, all’Austria e alla Germania. Il Friuli Venezia Giulia si ritrova senza collegamenti ferroviari con tutto l’est Europa. L’unico modo per arrivare in Slovenia sono le strade statali e l’autostrada ed è lo stesso se uno vuole andare da Venezia a Vienna. Mentre il passaggio dal valico del Brennero, per andare a Monaco di Baviera, è gestito solo dall’azienda ferroviaria tedesca.
Di Giorgio Mottola. I disagi per gli utenti che viaggiano con Trenitalia sono diversi. Per esempio non basta comprare il biglietto per essere certi di viaggiare in treno. Le tariffe e le regole imposte da Trenitalia sono tra le più farraginose e rigide d’Europa. Il titolo di viaggio che fornisce Trenitalia vale solo per un preciso orario, una precisa tariffa, una precisa categoria di treno. Se vuoi cambiare programma o arrivi in ritardo in stazione, rischi di pagare sovrapprezzi salatissimi oppure, in alcuni casi, sei addirittura costretto a ricomprare per intero il tuo biglietto. In Germania, ad esempio, la prenotazione dei treni, persino dell’alta velocità, non è obbligatoria, per cui con lo stesso biglietto si possono prende treni diversi, senza essere multati o costretti a pagare di più.
Di Antonino Monteleone. Il sistema aeroportuale italiano è da tempo in crisi. Ci sono troppi aeroporti e la presenza pubblica è considerata eccessiva. Per fare un esempio, sei aeroporti, in 4 diverse regioni, sono costati 300 milioni di euro. Secondo il presidente Enac, Vito Riggio, gli enti pubblici devono lasciare la materia aeroportuale, mettere tutto nelle mani del mercato e chi avrà i numeri resterà in piedi. Il Ministro Passera ha stabilito quali aeroporti sono da considerare strategici, quelli sostenibili, quelli indispensabili. Ma, soprattutto, quali aeroporti non sono più utili al paese. E chi vuole tenerli in piedi, ne sosterrà direttamente i costi.
Sono migliaia i NoTav che hanno percorso i sentieri ghiacciati della valle di Susa per raggiungere le recinzioni del cantiere dell’alta velocità in val Clarea.
Dopo l’assemblea lungo l’autostrada, un gruppo di 150 militanti No tav ha bloccato le strade statali e il trafficoi dell’A32 con deviazione a Chianocco
Un centinaio di No Tav, in serata, ha bloccato la strada statale 24, in Valle di Susa, per protesta contro l’avvio dei nuovi sondaggi per la realizzazione della nuova ferrovia Torino-Lione. I No Tav si erano messi in marcia dopo un’assemblea. All’altezza dello svincolo verso l’Autoporto, si sono trovati di fronte uno sbarramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa.
Alcune delle vetture in transito vengono comunque lasciate passare. Il passaggio dei No Tav, che erano partiti dal presidio di San Giuliano, lungo la statale 25 ha comportato anche il blocco dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.
Il traffico proveniente da Torino viene deviato sullo svincolo di Chianocco, mentre quello proveniente dalla Francia sullo svincolo di Ulzio.
Un alktro gruppo di No Tav ha tentato delle manovre di avvicinamento a una delle aree dove sta lavorando una delle trivelle per i tre sondaggi geognostici della Torino-Lione, in località Traduefiumi a Susa.
I manifestanti hanno tentato di aggirare i blocchi delle Forze dell’ordine attraversando dei campi e hanno poi lanciato alcuni petardi in direzione della Polizia
Un gruppo di manifestanti ha poi circondato un’auto della polizia stradale di Susa che doveva gestire il traffico di mezzi pesanti allo svincolo di Susa est.
I militanti con un bastone ha sfondato il parabrezza dell’auto, danneggiandola anche con dei lanci di pietre. A pochi minuti di distanza un blindato dei carabinieri è stato bloccato da un altro gruppo di militanti che lo ha colpito con calci e pugni, tagliando le gomme. Il mezzo è poi riuscito a ripartire e ad allontanarsi
Sassi contro la polizia e imbrattate vetrine su Via Merulana. Mille agenti in strada: via auto e cassonetti
ROMA – Calato il buio sono arrivati anche sassi e bottiglie contro la polizia, in viale Castrense. Alcuni manifestanti incappucciati hanno approfittato dell’oscurità per gli atti di violenza, ma sono rimasti episodi isolati. Alcuni giovani in corteo giunti all’altezza di via Tiburtina, hanno compiuto un blitz sulla Tangenziale, bloccando le carreggiate e mandando in tilt il traffico. Ma a parte questo il corteo «no Monti day» di sabato pomeriggio a Roma, si è svolto senza incidenti.
IL BLITZ – Quando si stava concludendo la manifestazione da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni, una parte di giovani è uscita dal corteo autorizzato ed ha improvvisato un «corteo selvaggio», bloccando la tangenziale est e la bretella che porta all’Autostrada A24. Migliaia di studenti e esponenti dei centri sociali, hanno imboccato la tangenziale all’altezza dello scalo di San Lorenzo, in direzione Tiburtina. Il traffico è andato in tilt.
In migliaia a Roma per il «No Monti Day», allerta Black Bloc
«NO MONTI DAY» – Migliaia di persone, tra studenti, lavoratori, comitati e associazioni – circa 150mila secondo gli organizzatori, non più di 20mila secondo altre fonti – sono scesi in strada sabato pomeriggio con due cortei nel centro di Roma (guarda la mappa) «contro il governo Monti e la sua politica di massacro sociale». Sulla manifestazione sono rimasti puntati gli occhi delle forze dell’ordine, preoccupate per la possibile infiltrazione di frange violente. Gli organizzatori avevano annunciato «300 pullman da tutta Italia» e avevano aggiunto: «A noi non risultano infiltrati, al massimo gli infiltrati sono in Parlamento». Alla manifestazione erano presenti 300 persone del servizio di autotutela. Non si sono registrati incidenti ma alcune vetrine di via Merulana, sono state imbrattate con vernice, uova e lancio di lattine.
I CORTEI – Da piazzale Aldo Moro, di fronte all’entrata dell’università La Sapienza un corteo di studenti si è mosso alle 13 per raggiungere gli altri manifestanti del «No Monti day» in piazza della Repubblica. Da qui sono partiti alle 14,30 verso Castro Pretorio. per finire il corteo in piazza San Giovanni.
GLI STUDENTI – Tra le tante bandiere dei No tav, le bandiere rosse e quelle con su scritto «No Monti», non mancavano i riferimenti diretti al mondo della scuola e alla situazione giovanile. Tra gli altri un cartello con un bastone ed una carota incrociati un punto interrogativo e la scritta «No grazie» con un chiaro riferimento alle affermazioni del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Anche il ministro Fornero è stata un bersaglio degli studenti con la scritta «Proud to be choosy. Io non mi accontento». Sempre sullo stesso cartello sul retro gli studenti rivolti al mondo degli adulti: «quand’è che il futuro è passato dall’essere una promessa all’essere una minaccia?».
«NO MONTI DAY» – «Con l’Europa che si ribella. Cacciamo il Governo Monti». Questo è stato lo striscione d’apertura del corteo «no Monty day» partito da piazza della Repubblica. Alla testa una delegazione del comitato 16 novembre Onlus, Associazione nazionale per la difesa dei diritti dei disabili gravi, hanno contestato i tagli all’assistenza domiciliare dei malati. In prima fila, dietro lo striscione, i promotori della manifestazione, Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas; Emidia Papi, dell’Usb; Giorgio Cremaschi del Comitato No Debito; Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori; nonchè l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Subito dopo un gruppo di Vigili del Fuoco e una delegazione dei lavoratori di Taranto.
ALLERTA SICUREZZA – Allerta alta in città, Roma è stata in presidio «anti-black bloc» con oltre un migliaio di uomini delle forze dell’ordine, strade senza auto parcheggiate e senza cassonetti lungo il percorso de corteo. La Questura e il Campidoglio avevano studiato i dettagli per un cambio di strategia nella gestione dell’ordine pubblico rispetto allo scorso anno, quando il 15 ottobre 2011 la città fu devastata dagli «sfascisti». Chiuse le stazioni della metro A di San Giovanni e Manzoni e lungo il percorso interdetti gli accessi alle vie laterali, per evitare blitz e deviazioni improvvise verso sedi istituzionali.
LE ADESIONI – Le adesioni al «No Monti Day» sono state decine. Tra i movimenti che costituiscono il Comitato per la manifestazione, ci sono stati il Movimento No Tav della Valsusa, il Comitato No Debito, esponenti dei centri sociali di tutta Italia, gli studenti, ambientalisti, i sindacati di base, i delegati del Carbosulcis, Fincantieri, Fiat di Pomigliano, di Mirafiori, di Melfi, della Val di Sangro, i rappresentanti dei movimenti dei precari della scuola e tante sigle dell’estrema sinistra.