E’ quanto rivela l’ultimo report dell’Istat sull’uso della lingua italiana, dei dialetti e di altre lingue nel nostro Paese. Dati interessanti che si affiancano, in parallelo, alle conclusioni degli Stati generali della lingua italiana sulla diffusione del nostro idioma nel mondo. Dal convegno organizzato a Firenze il 21 e 22 ottobre dalla Farnesina è emerso, infatti, che la lingua di Dante è la quarta più studiata al mondo e sta crescendo in aree che vanno dalla Russia al Magreb, fino alla Cina.
Arranchiamo sulla seconda lingua, ma tra i giovani va meglio. L’indagine dell’Istituto nazionale di statistica contiene, però, anche una nota dolente: in Italia il livello di conoscenza di altre lingue continua ad essere piuttosto elementare. Ossia la conoscenza di una seconda lingua è più diffusa, ma la qualità resta bassa. Un terzo delle persone che conoscono almeno un’altra lingua ha dichiarato, infatti, di capire e usare poche parole e frasi (30,6%). Soltanto il 15% ha dichiarato di saper comprendere un’ampia gamma di testi, anche impegnativi, e di utilizzare la lingua conosciuta in modo flessibile e con piena padronanza. Sono i giovani e i laureati ad avere un livello di conoscenza più elevato. L’inglese, in particolare, è molto diffuso tra le giovani generazioni: lo conoscono quattro giovani su cinque tra i 18 e i 24 anni.
Cresce l’italiano, cala il dialetto. Esaminando in dettaglio le quattordici pagine del report Istat si scopre che, negli ultimi 18 anni, dal 1995 al 2012, in Italia è aumentata costantemente la quota di chi usa l’italiano, in maniera prevalente o abbinato al dialetto. Il 53,1% delle persone di 18-74 anni (corrispondenti a 23 milioni 351 mila di individui) parla prevalentemente italiano in famiglia. La quota aumenta nelle relazioni con gli amici (56,4%) e, in misura più consistente, nei rapporti con gli estranei (84,8%).
Meno usato il mix di italiano e dialetto. L’uso congiunto della lingua italiana e del dialetto è meno frequente in tutti e tre gli ambiti di relazione: in famiglia si tratta del 32,2% degli intervistati, con gli amici è il 30,1%, mentre con gli estranei si raggiunge solo il 10,7%. Il dialetto in famiglia, invece, è parlato dal 9% della popolazione di 18-74 anni (3 milioni 976mila persone). La percentuale è la stessa (9%) nelle occasioni di relazione con gli amici e scende all’1,8% con gli estranei. Ricorre, infine, all’uso prevalente di un’altra lingua per esprimersi in famiglia il 3,2% della popolazione, il 2,2% la usa con gli amici e lo 0,9% con gli estranei (si tratta per lo più cittadini di nazionalità diversa da quella italiana).
I giovani ‘snobbano’ il dialetto. Per quanto riguarda l’età, l’uso prevalente dell’italiano è correlato inversamente all’età in tutti i contesti relazionali: in famiglia varia dal 60,7% dei giovani di 18-24 anni al 41,6% dei 65-74enni. L’opposto si verifica per l’uso esclusivo del dialetto, che passa da una quota molto bassa di giovani e ragazzi che parlano soltanto dialetto in famiglia (circa il 5% per i giovani di 18-34 anni) al 17,6% dei 65-74enni.
Le donne parlano di più in italiano. Come già accennato, circa la distinzione tra genere maschile e quello femminile, le donne mostrano una maggiore propensione a esprimersi soltanto o prevalentemente in italiano in famiglia (55,2% a fronte del 51% degli uomini) e con gli amici (60,9% contro il 51,7% degli uomini). Il divario tra maschi e femmine è maggiore tra i giovani tra i 18 e i 34 anni: a queste età le donne che usano solo o prevalentemente il dialetto in famiglia e con gli amici sono poco più del 2%, mentre gli uomini che usano molto il dialetto sono circa l’8%.
Il peso dell’istruzione. La scelta della lingua è ovviamente influenzata anche dal livello di istruzione. Secondo lo studio dell’Istat, usano prevalentemente il dialetto in famiglia e con gli amici coloro che hanno un titolo di studio basso (sono il 24,3% tra chi possiede la licenza elementare), anche a parità di età e di genere, mentre tra i laureati solo l’1,7% si esprime quasi esclusivamente in dialetto. Ma nel complesso le differenze sociali nell’uso dell’italiano sono in diminuzione rispetto al passato.
Il contesto territoriale. Anche il territorio determina delle interessanti differenze. Parlare prevalentemente o esclusivamente l’italiano è una pratica più diffusa al Centro e nel Nord-Ovest per tutti e tre i contesti relazionali esaminati. In particolare, in famiglia parla prevalentemente italiano il 69,5% delle persone residenti nelle regioni del Centro rispetto al 38,8% delle persone residenti al Sud e nelle Isole dove, invece, prevale l’uso combinato del dialetto e dell’italiano in famiglia (44,7%). Anche nei rapporti con gli amici si riscontrano alcune differenze: l’uso prevalente dell’italiano supera il 70% nel Centro e nel Nord-Ovest, mentre nel resto d’Italia è utilizzato da poco più del 40% delle persone.
Gli immigrati e l’italiano. Un ultimo dato riguarda la conoscenza del nostro idioma come ‘altra’ lingua, più diffusa nelle aree territoriali a forte immigrazione, come il Nord-Est (8,9%) e le città più grandi (7%).