L’alloggio in via Sacchi si trasforma in “Collegio della mitezza”, sarà un ostello della cultura aperto ai ricercatori di tutto il mondo. L’idea di uno dei figli del filosofo
di GUIDO ANDRUETTO
La scrivania e la libreria di Norberto Bobbio
La cultura non è in vendita. Non sorprenderebbe vedere affisso questo cartello al civico 66 di via Sacchi, sopra il portone dello stabile dove Norberto Bobbio ha abitato per gran parte della sua vita, fra il 1934 e il 2004, cioè per settant’anni fino al giorno della sua scomparsa. Da otto anni la casa con vista sulla collina al quinto piano è chiusa e disabitata, ma i familiari non intendono né venderla né affittarla. C’è invece in ballo un altro progetto, ben più ambizioso e originale, che garantirà una seconda vita a questa storica dimora in cui è custodita la memoria di uno dei grandi pensatori del Novecento. Dall’iniziativa di uno dei figli del filosofo, Marco Bobbio, con il sostegno attivo dei nipoti Emanuele, Simone e Federico, l’abitazione verrà trasformata in una foresteria per studiosi che si comporrà di alcune camere da letto, una cucina comune e lo studio-salotto dove Bobbio negli anni ricevette numerose personalità della cultura e della politica.
E proprio in questo spazio, dov’è tuttora collocata la grande biblioteca in legno che ospita centinaia di testi di politica, filosofia e diritto – parte di una più corposa selezione che è stata trasferita al Centro Gobetti – i futuri inquilini, che saranno prevalentemente borsisti e ricercatori interessati al pensiero di Bobbio, potranno consultare tutti i materiali presenti in casa e utilizzare anche la scrivania su cui hanno preso forma i saggi dell’intellettuale torinese, da “De Senectute” a “Elogio della mitezza e altri scritti morali”, fino a “Quale socialismo?” e “Destra e sinistra”. Anzi, nell’alloggio ci vivranno, di giorno e di notte. E per periodi limitati e stabiliti, questo per rendere più agevole la gestione. Ma che cosa ha mosso gli eredi di Bobbio a intraprendere questa strada,? “Abbiamo ragionato su un nuovo uso per questa abitazione – spiega Marco Bobbio – per farla vivere ancora, insieme al pensiero di mio padre. Lui non voleva certamente che diventasse un museo, come rifiutava l’idea che gli venisse dedicato dopo la sua morte un centro studi o una fondazione. Non amava il personalismo su di sé, era molto riservato, e tutte le attenzioni che riceveva lo sorprendevano sempre, anche le lauree honoris causa non le considerava poi così meritate. Che cosa potevamo farne di questa casa assecondando il suo spirito?”. Una domanda che apre anche riflessione sulle destinazioni d’uso in città delle case appartenute a personaggi influenti del Novecento, si pensi solo a quelle di Alessandro Galante Garrone, Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Giulio Einaudi, Primo Levi, Cesare Pavese.
A questo punto, almeno per la casa di Bobbio, la nuova via è segnata: si chiamerà molto probabilmente il “Collegio della mitezza”, sarà un ostello della cultura aperto agli studiosi di ogni angolo del mondo – ma anche alla cittadinanza, con incontri e lezioni a numero chiuso che potrebbero svolgersi nell’ambito di manifestazioni come la Biennale della Democrazia – e a finanziarne e curarne la realizzazione e la gestione a distanza sarà l'”Instituto Norberto Bobbio. Cultura, Democracia e Direitos Humanos” di São Paulo in Brasile, un centro studi sul pensiero di Bobbio molto attivo che raccoglie attorno a sé parecchi giovani intellettuali latinoamericani e molte risorse economiche, con il coinvolgimento del Centro Gobetti per la parte connessa alla consultazione dei materiali. Prima di arrivare a questa scelta, che ora comporterà l’inizio dei lavori di ristrutturazione dei duecento metri quadrati di appartamento, alla famiglia Bobbio erano pervenute in questi ultimi anni svariate proposte per una nuova destinazione d’uso della casa, ma nessuna si è mai concretizzata. “Tra queste c’era l’idea di trasferire completamente lo studio di mio padre in una sala del Centro Gobetti – racconta Marco Bobbio – e anche quella di trasformare la sua casa in una specie di seconda sede del centro, mentre in passato si era anche parlato di ricreare il suo studio in quella che sarebbe dovuta essere la futura Biblioteca Civica progettata dall’architetto Mario Bellini. Ovviamente non si è fatto nulla di tutto ciò, e adesso i tempi sono maturi per dare il via a questo nostro progetto”.