La decisione del tribunale civile in seguito a un intervento dell’attrice durante il “No Cav Day” del 2008: quarantamila euro di risarcimento. L’esponente pdl: “Stabilito il principio che la satira non può diffamare, l’onore non si dileggia”. Sabina sul suo sito: “Sbagliata quella frase ma…”
di GIOVANNI GAGLIARDI
Quarantamila euro. E’ la cifra che Sabina Guzzanti dovrà pagare all’ex ministra Mara Carfagna per le affermazioni ritenute diffamatorie pronunciate dall’attrice durante il “No Cav Day“, che fu organizzato a piazza Navona, a Roma, nel 2008. “Una sentenza che si commenta da sola”, è stata la prima reazione della Carfagna.
La canzoncina. Per il giudice va sanzionato uno stornello in cui la Guzzanti, facendo il verso a una canzone romana, alludeva in forma di parodia a presunti rapporti tra l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la ex ministra (era il periodo in cui circolavano le presunte intercettazioni “hot” che coinvolgevano il Cavaliere e l’esponente del Pdl). E una frase in particolare ritenuta anche questa diffamatoria da parte del Tribunale.
Le motivazioni della condanna. Per la giustizia capitolina, insomma, “In relazione alla gravità dell’offesa e della diffusione pubblica della medesima” e per “aggressione gratuita a personaggio pubblico” la Guzzanti dovrà adesso versare 40 mila euro a Mara Carfagna. Quarantamila euro per danni morali.
“Quelle intercettazioni non esistono”. “E’ una sentenza che si commenta da sola – dice al telefono Mara Carfagna, dopo un ‘no-comment’ iniziale – Mi limito solo a dire che la sentenza ha stabilito due principi fondamentali. Il primo è che le intercettazioni di cui si parlava non esistono. Il secondo: la satira non può dileggiare l’onore e la reputazione di un personaggio pubblico”.
“Ho avuto torto”. A fine giornata arriva il commento della Guzzanti che pubblica una lettera sul suo sito. Ripete più volte di avere avuto torto, ma elenca una serie di motivi che l’hanno spinta ad attaccare la Carfagna. “Ho avuto torto non è un titolo sarcastico, è la verità. Ho offeso la Carfagna. Per la verità ho insultato Berlusconi, ma la Carfagna ha tutto il diritto a sentirsi offesa”, scrive la Guzzanti. Ammette di aver sbagliato ma aggiunge: “Quello che mi sento di contestare è che se è vero che è un’offesa quella da me proferita, è pur vero che è di molto più offensivo quello che gli italiani e le italiane in particolare, hanno subito con la nomina della Carfagna a ministro delle pari opportunità. Un allarme rosso che avrebbe dovuto mobilitare donne e uomini che sono intervenuti a dire ‘se non ora quando’ solo quando era troppo tardi. Siamo stati offesi ma l’offesa che abbiamo subito non è risarcibile da nessun tribunale. il codice non ci tutela. eppure è indubbio che ci ha danneggiato”.