La società del Tesoro si aggiudica un maxi appalto attraverso la controllata norvegese Vard. L’ad Bono: “Grazie alle nostre competenze e alla presenza di imprese specializzate, l’Italia può diventare un polo internazionale nell’esplorazione di idrocarburi”
di LUCA PAGNI
MILANO – La ricerca di materie prime sempre più esasperata e in condizioni sempre più difficili, soprattutto alle grandi profondità marine, si sta rivelando la carta vincente per il rilancio di Fincantieri. Dopo la ristrutturazione della società dovuta alla crisi del 2008, il gruppo controllato dal Tesoro ha scommesso su questo settore. E l’ultimo appalto vinto sembra dar ragione ai manager del gruppo.
Fincantieri ha annunciato, attraverso la controllata Vard, società norvegese quotata alla borsa di Singapore, player mondiale nella progettazione e costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale, l’aggiudicazione un ordine da parte della joint venture costituita da Dof Subsea-Technip per la realizzazione di quattro navi posatubi e di supporto alle costruzioni offshore.
“Il contratto – si legge in una nota della società – ha un valore complessivo di circa 1,1 miliardi di dollari ed e’ il più importante acquisito finora da Vard e uno dei più importanti in assoluto in questo settore”.
le ricadure economiche per il gruppo Fincantieri sono sicuramente rilevanti. Anche se si tratta di un ordine “internazionale” più che italiano. Come si vede dal dettaglio dell’appalto. Le quattro navi sono posatubi e natanti di supporto alle costruzioni offshore: due di esse saranno consegnate nel secondo e nel terzo trimestre 2016; verranno costruite nel cantiere rumeno di Tulcea e allestite in quello norvegese di Soviknes. Le altre due saranno realizzate nel cantiere brasiliano di Promar, e consegnate nell’ultimo trimestre 2016 e nel secondo del 2017.
Commentando la notizia, l’amministratore delegato Giuseppe Bono ha sostenuto che “anche in Italia, potendo contare su un campione della cantieristica come Fincantieri, su importanti operatori a livello mondiale nel comparto dell’oil&gas e su un network di piccole e medie aziende altamente specializzate, si potrebbe attivare proficuamente un cluster in grado di competere sul mercato internazionale con ricadute sull’economia italiana, per aumentare il valore aggiunto delle nostre industrie e quindi i loro margini, e ampliare la base occupazionale del Paese con competenze di altissimo livello”.