L’attore e autore scrive ai promotori della petizione online seguita alla denuncia dell’Associazione telespettatori cattolici dopo la puntata di Recital del 4 gennaio su La7. E sottolinea l’impari dignità delle idee in uno Stato, l’Italia, “teocratico di fatto”. “Che il sentimento religioso non possa reclamare una superiore legittimità appare evidente: le credenze religiose sono più di quelle da cucina Ikea”
Corrado Guzzanti
ROMA – “Voi continuate a vietare l’uso del preservativo. Preferite che si muoia di Aids piuttosto che permettere l’uso di un anticoncezionale. Cos’è, una vita che deve ancora nascere vale più di una che c’è già?”. “Esatto! Guarda, a noi c’enteressa proprio ‘a vita, dar concepimento a’ nascita, già n’quarto d’ora dopo nun gliene frega più niente a nessuno”.
Questo è un passaggio dello spettacolo Recital di Corrado Guzzanti andato in onda il 4 gennaio su La7, con l’attore e autore satirico nei panni del religioso Don Pizzarro che risponde alle domande poste da una voce fuori campo. E giù risate. Risate a cui ha fatto seguito, con ben poco senso dell’umorismo, la denuncia di Guzzanti da parte dell’Aiart, Associazione dei telespettatori cattolici, per “aver offeso con battute da caserma il sentimento religioso degli italiani, vomitando insulti e falsità per oltre un’ora di spettacolo”.
Lo sviluppo della vicenda, sul web, è nota. A difesa di Guzzanti, parte una petizione online promossa da Articolo 21 e Change.org, che raccoglie in poche settimane decine di migliaia di adesioni, circa 54mila. Un affollatissimo coro che Guzzanti si è sentito in dovere di ringraziare, attraverso una lettera inviata ai promotori della raccolta di firme dopo il ritiro della denuncia dell’Aiart e le scuse “estorte” allo stesso Guzzanti da Le Iene. Lettera che, pur con i toni leggeri e ironici dell’autore, diventa lo spunto per un’attenta analisi di quella impari dignità che in Italia si respira nel rapporto tra credo cattolico e laicità.
Guzzanti infatti attacca: “E’ probabile che abbiamo sopravvalutato tutti le minacce dell’Aiart, associazione che pretende di rappresentare i telespettatori cattolici, di cui né io, né voi, né i telespettatori cattolici avevamo mai sentito parlare”. All’Aiart, Guzzanti ricorda che La7 ha mandato in onda un suo spettacolo teatrale del 2010, già passato in tv su Sky e Cielo, disponibile anche in dvd. “L’Aiart poteva legittimamente non esserne a conoscenza – scrive Corrado -, o essere stato appena fondato e voler recuperare il tempo perduto, ma non lo era neanche del fatto che i reati di opinione, insieme al vilipendio ecc. sono stati fortemente ridimensionati nel nostro ordinamento”.
“Gli attuali limiti della satira – spiega ancora Guzzanti -, si parli di politica o di religione, si riducono sostanzialmente alla calunnia o all’insulto personale, per i quali la legge, come è noto, prevede il diritto di querela. Dunque paradossalmente avrei più speranze io di sfidare l’Aiart in tribunale per le parole offensive che mi rivolge nei suoi comunicati, senonché l’ultimo di ieri, in cui si dice soddisfatta delle mie scuse, estorte per gioco in una gag de Le Iene, mi ha riempito il cuore di tenerezza”.
E qui Guzzanti entra nel merito del rapporto tra cattolicesimo e laicità. “In merito all’offesa – scrive – confesso di non capire esattamente cosa sia il ‘sentimento religioso’, perché sfortunatamente non ne sono dotato. Ho sempre pensato che essere intimamente credenti non possa essere troppo diverso dall’essere intimamente liberali, o socialisti, o vegani. Si tratta di amare e riconoscersi in delle idee, in una visione della società e del mondo, e le idee non sono sacre e intoccabili solo perché noi crediamo così fortemente in esse; vivono nel dibattito pubblico, confrontandosi e dovendo convivere con idee diverse e a volte opposte”.
“Spero di non offendere nessuno – prosegue l’attore – se affermo che l’esistenza di un creatore, l’inferno, il paradiso, l’immortalità dell’anima, il giorno del giudizio ecc. siano, fino a spettacolare prova contraria, soltanto delle idee, delle opinioni che si è liberissimi di sostenere purché non si tenti di imporle agli altri come un tabù inviolabile”.
“Che il sentimento religioso non possa reclamare una superiore legittimità, perché supportato, mi dicono, da pervasiva e speciale intuizione, appare evidente dal fatto che le credenze religiose sono tante, più di quelle da cucina dell’Ikea, e producono purtroppo affermazioni contrastanti. Un buddista e un cattolico, egualmente persuasi della loro fede, saranno certi di saperla molto lunga sull’origine e il senso dell’uomo e dell’universo, ma almeno uno di loro, al momento del trapasso, avrà una sorpresa. Ciò dovrebbe suggerire che convinzione ‘sentimentale’ profonda e verità siano sostanzialmente due cose diverse. Si obietterà, magari stavolta tra i denti, che l’unica fede valida sia la nostra (e raramente qualcuno insorge perché sia stata offeso il sentimento religioso di qualcun altro), eppure non tutti i credenti si offendono, alcuni addirittura ridono, e spero che L’Aiart non pensi che a persone di questo genere siano capitati in sorte una fede o un sentimento di serie B”.
“Mi conforta che questa associazione limiti la sua vigilanza ai nostri canali generalisti – osserva Guzzanti -. Ma il nostro è un paese ‘laico e democratico’ dove un presidente del Consiglio che nessuno di noi ha eletto, come primo atto ufficiale va a porgere i suoi omaggi al Papa. E il motivo per cui io e i miei colleghi scriviamo e recitiamo cose come ‘Padre Pizzarro’ è che l’Italia sembra spesso uno stato teocratico ‘di fatto’. Solo pochi anni fa un ministro dell’istruzione avanzava, con un certo successo, la proposta di abolire Darwin dall’insegnamento scolastico per rispetto ai creazionisti, che ancora ci devono spiegare (come diceva un noto comico americano) perché Dio prima di creare l’essere a sua immagine e somiglianza si sia gingillato per milioni di anni coi dinosauri”.
“Dunque – scrive Guzzanti, avviandosi alle conclusioni – non mi stupisce troppo che una minoranza di ferventi religiosi, invece di limitarsi a cambiare canale, si senta in diritto di chiedere una punizione legale, e questo rende, e temo renderà ancora, iniziative come la vostra necessarie a difendere e ribadire civilmente la libertà di tutti”.
“So inoltre cosa significhi sentirsi indignati – tiene a sottolineare Corrado proprio in chiusura -. Le affermazioni fatte da esponenti di quel mondo, o da politici che, più o meno sinceramente, parlano e decidono in sua difesa, delle nostre scelte in materia di sessualità, diritti, vita e morte, mi hanno offeso numerose volte e continuano ad offendere il mio sentimento laico. Per questo ogni tanto Padre Pizzarro parla ed altri oltre a lui e dopo di lui parlano e parleranno”.