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Corteo del calcio storico
Il Calcio “storico” fiorentino, conosciuto anche col nome di Calcio in livrea o Calcio in costume[1], è una disciplina sportiva che affonda le sue origini in tempi molto antichi: infatti in latino era chiamato florentinum harpastum. Consiste in un gioco a squadre che si effettua con un pallone[2] gonfio d’aria[3], e da molti è considerato come il padre del gioco del calcio, anche se almeno nei fondamentali ricorda molto più il rugby[4].
Una partita di calcio fiorentino in piazza Santa Croce nel 1688. Schieramento d’inizio
La pratica di sport che utilizzano corpi sferici di grandezza variabile è antichissima e praticamente diffusa in ogni cultura antica.
Non sfuggono a questa logica i Greci che praticavano un gioco chiamato Sferomachia, di cui sappiamo solo che adottato dai Romani prese il nome di Harpastum (strappare a forza)[5].
L’Harpastum veniva giocato (probabilmente con un pallone ripieno di stracci o di pelle e non gonfio d’aria)[6] su terreni sabbiosi da due squadre di ugual numero di giocatori che dovevano attenersi a dei regolamenti molto precisi.
Visto il carattere virile della competizione, fatta di lotte serrate e di continui corpo a corpo per il possesso della palla, l’Harpastum ebbe grande successo soprattutto tra i legionari che contribuirono così alla sua diffusione nelle varie zone dell’Impero Romano. La tradizione vuole che il calcio fiorentino sia un continuatore diretto di questo gioco romano[7].
Giochi di squadra con la palla, spesso di carattere piuttosto violento, sono attestati nel medioevo in diverse regioni d’Europa. Al di fuori dell’Italia, per esempio, in Inghilterra se ne ha traccia fin dal 1314[8].
Il Calcio fiorentino nel passato
Azione in una partita di calcio storico
Nonostante le numerose affermazioni di un’origine diretta del Calcio da pratiche ludiche dell’antica Roma, le prime fonti che ne parlino sono solo tardo-medioevali, sul finire del Quattrocento. In tutta l’opera di Dante, che per l’infinita varietà di soggetti trattati costituisce una vera enciclopedia degli usi del suo tempo, non se ne fa il minimo cenno[9].
È comunque certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Con il passare del tempo però, soprattutto per problemi di ordine pubblico, si andò verso una maggiore organizzazione e il calcio cominciò ad essere praticato soprattutto nelle piazze più importanti della città. I giocatori (calcianti) che scendevano in campo erano perlopiù nobili (anche futuri papi) dai 18 a i 45 anni e vestivano le sfarzose livree dell’epoca, che diedero poi il nome a questo sport.
Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale ma non solo. La più famosa è sicuramente quella giocata il 17 febbraio 1530, cui si ispira la moderna rievocazione[10], quando i fiorentini assediati dalle truppe imperiali, di Carlo V, diedero sfoggio di noncuranza mettendosi a giocare alla palla in piazza Santa Croce (vedi sezione sulle partite celebri).
La popolarità di questo gioco durò per tutto il Seicento, ma nel secolo successivo cominciò un lento declino che lo portò di lì a poco alla scomparsa, almeno come evento organizzato.
L’ultima partita ufficiale di cui si ha notizia venne disputata nel gennaio del 1739 nella piazza di Santa Croce, alla presenza di Maria Teresa, futuraimperatrice d’Austria[11].
Se si escludono due partite rievocative giocate nel 1898[12] e nel 1902[13], passarono quasi due secoli prima che la città di Firenze potesse veder risorgere il suo antico gioco.
Il Calcio fiorentino ai giorni nostri
Se è vero che per quasi duecento anni non si hanno notizie di partite organizzate, è altresì vero che questo sport era rimasto vivo nella memoria collettivadei fiorentini. Quest’ultimi infatti, sebbene lontani dalle grandi piazze e dai fasti medievali, continuarono a praticarlo nei propri rioni e quartieri, contribuendo così a forgiare quello che sarebbe diventato secondo il motto popolare “lo spirito moderno del calcio antico”.
La partita che diede il via alla rinascita del gioco nel XX secolo si giocò nel maggio del 1930 quando, per la ricorrenza del quattrocentenario dall’Assedio di Firenze, su iniziativa del gerarca fascista Alessandro Pavolini, venne organizzato il primo torneo tra i quartieri della città[14]; da allora il Calcio fiorentino è andato riaffermandosi fino a divenire con gli anni la manifestazione rievocativa più importante di Firenze[15].
Dal 1930, salvo che per il periodo bellico, si svolsero puntualmente fra le secolari mura cittadine le sfide fra i calcianti dei quattro Quartieri storici di Firenze: i “Bianchi” di Santo Spirito, gli “Azzurri” di Santa Croce, i “Rossi” di Santa Maria Novella e i “Verdi” di San Giovanni.
L’interruzione durante il periodo bellico riguardò gli anni 1940, 1941 e 1943–1946; nel 1942 si effettuò invece una partita (24 giugno), in cui i rossi sconfissero i bianchi per una caccia e mezza a una[16].
Attualmente le tre partite (due eliminatorie e la finale) si svolgono nel mese di giugno in occasione degli annuali festeggiamenti del santo patrono in piazza Santa Croce.
In alcune occasioni particolari il calcio fiorentino è stato giocato anche in altre città, per esempio il 28 agosto 1960, quando si giocò a Roma, a piazza di Siena, in occasione delle olimpiadi[17], oppure il 12 ottobre 1976 quando una partita venne effettuata a New York nell’ambito delle manifestazioni del “Columbus Day“. Il 3 luglio 1998 un incontro si disputò nella Place Bellecour di Lionein occasione dei mondiali di calcio.
Le regole
Lo schema delle squadre all’inizio della partita, con descrizione dei diversi ruoli (Da: Bini 1688)
Il regolamento di un gioco così antico come il Calcio fiorentino ha subìto notevoli mutamenti nei secoli[18]; ai giorni nostri però si gioca con delle regole ben precise che si rifanno a quelle del XVI secolo.
Le regole cinquecentesche
Le regole in vigore nel tardo Cinquecento sono state riassunte in un regolamento di 33 articoli (“Capitoli”) da Giovanni de’ Bardi (1580)[19]:
- Teatro del Calcio sia la Piazza di S. Croce.
- Dal giorno sesto di Gennaio fino a tutto il Carnevale, sia il campo conceduto agli esercizi del Calcio.
- Ciascun dì verso la sera, al suono delle Trombe compariscano in campo i Giuocatori.
- Qualunque Gentiluomo, o Signore vuole la prima volta esercitarsi nel giuoco: siasi avanti rassegnato al Provveditore.
- Facciasi cerchio, e corona in mezzo al Teatro con pigliarsi per mano i Giuocatori; acciò dal Provveditore, e da quei, che saranno da lui a tale effetto invitati, siano scelte le squadre, e ciascuno inviato al posto, ed uficio destinatoli.
- Nel Calcio diviso, il numero de’ Giuocatori sia di 27 per parte, da distribuirsi in 5 Sconciatori, 7 Datori, che quattro innanzi, e tre addietro: e quindici corridori in tre quadriglie: tutti per combattere ne’ luoghi ed ordini soliti, e consueti del Giuoco.
- I Giuocatori siano a tal fine trascelti, e descritti nella lista, né aggiugnere vi se ne possa, o mutarne.
- In vece de’ Mancanti, prima di cominciar la battaglia, proponga il Provveditore gli scambj; I Giudici gli eleggano.
- Escano le Schiere in campo all’ora concordata.
- Nella comparsa i Primi siano i Trombetti, Secondi i Tamburini, poi comincino a venire gli Innanzi più Giovani, a coppie, di maniera che a guisa di scacchiere nella prima coppia a man dritta sia l’Innanzi dell’un colore, nella seconda dell’altro, nella terza come nella prima, seguendo coll’ordine predetto di mano in mano. Dopo tutti gli Innanzi vengano gli Alfieri a’ quali nuovi tamburi marcino avanti. Appresso loro seguano gli Sconciatori. Dietro questi i Datori innanzi, de’ quali quelli del muro portino in mano la palla. Per ultimi succedano i Datori indietro.
- Quel degli Alfieri cui la sorte averà eletto sia alla destra.
- Girata una volta la piazza, le insegne diansi in mano de’ Giudici. Nelle livree più solenni, e nelle disfide si consegnino a i Soldati della Guardia del Sereniss. Granduca Nostro Signore, per tenersi ciascuna d’avanti al proprio Padiglione.
- Pur nelle livree, e Disfide, il Maestro di Campo, colle Trombe, e i Tamburi avanti, vada il primiero, seguito dagli innanzi del suo colore a coppie, precedenti tutti l’Alfiere, il quale colle genti di suo servizio d’attorno porti l’insegna, seguito poi dagli Sconciatori, e Datori: uscendo di così in ordinanza, ciascuna schiera di per se dal proprio Padiglione, giri sulla man destra tutto il Teatro fino al luogo donde prima partì.
- In luogo alto, e sublime, sì che è veggano tutta la piazza, seggano I Giudici. Siano eletti di comun consenso, né concordandosi, de’ proposti dalle Parti in numero uguale, pongansi alla ventura.
- Al primo tocco della Tromba, che faran sonare i Giudici si ritirino tutte le genti di servizio, lasciando libero il campo.
- Al secondo, vadano i giuocatori a pigliare i lor posti.
- Al terzo, il pallaio vestito d’amendue i colori, dalla banda del muro rincontro al segno di Marmo, giustamente batta la palla.
- Coll’istesso ordine si cammini, sempre, che per essersi fatta la caccia, o il fallo, debba darsi nuovo principio al giuoco.
- Il Pallaio gli ordini de Giudici prontamente, eseguendo sempre, e dovunque bisogno ne sia, la palla rimetta.
- Uscendo la palla de gli steccati portata dalla furia de’ Corridori rimettasi per terra in quel luogo dond’ella uscì.
- Uscendo la medesima de gli steccati per mano del Datore, (mentre non sia caccia, né fallo) se i Corridori vi saran giunti in tempo, che potessero al nemico Datore impedirne il riscatto, rimettasi quivi per terra; ma non sendo arrivati in tempo, diasi in mano al Dator più vicino, ed allora i Corridori tornino dentro a gli Sconciatori a’ lor luoghi ed ufici, senza perder però l’avvantaggio della piazza già guadagnata.
- Sia vinta la caccia sempre, che la palla spinta con calcio, o pugno esca di posta fuora degli ultimi steccati avversarj di fronte.
- Sia sempre fallo, che la palla sia scagliata, o datole a mano aperta, sì che ella così percossa s’alzi oltre l’ordinaria statura di un uomo.
- Sia fallo eziandio, quando la palla resti di posta fuora dell’ultimo steccato dalla banda della fossa.
- Se la palla esca di posta fuori dello steccato verso gl’angoli della Fossa, la linea diagonale della piazza prolungata distinguerà se sia Fallo, o Caccia.
- Due falli, in disfavore di chi gli fe’, vagliano quanto una caccia.
- Vinta la caccia, cambisi posto. Alle disfide nel mutar luogo l’Insegna vincente sia portata per tutto alta, e distesa, la perdente fino a mezzo bassa, e raccolta.
- Rompendosi la palla da’ Corridori, che fossero stati, nell’atto del darle, già fuora degli Sconciatori, s’intenda esser mal giuoco, e da’ Giudici si determini ciò, che sia di ragione.
- Nell’interpretare, ed eseguire i presenti Capitoli, ed in ciò, a che per essi non si provede, sovrana sia l’autorità de’ Giudici, e da loro se ne attenda presta, ed inappellabil sentenza.
- Vincansi le deliberazioni fra loro, colla pluralità de’ voti.
- Un giuocatore per parte, e nella disfida Mastro di campo, e non altri, abbiano autorità di disputare d’avanti a’ Giudici tutte le differenze occorrenti.
- Sia spirato il termine, e finita la giornata allo sparo, che sarà fatto d’un mastio subito sentite le 24 dell’oriuol maggiore.
- Sia la vittoria di quella parte, che avrà più volte guadagnata la caccia, ed allora le insegne siano dell’Alfiere vincitore: ed in caso di parità ciascuno riabbia la sua.
Il regolamento odierno
Il Capitano nobile degli Azzurri, il Conte Gian Raffaello Gherardini, nel 1966 durante la sfilata del Calcio Storico fiorentino
Al giorno d’oggi il gioco cerca di ricalcare, almeno nelle grandi linee, quello che si desume dalle regole del Bardi e da altri testi scritti quando il gioco era praticato regolarmente[20].
Le partite hanno una durata di cinquanta minuti[21] e si disputano su di un campo rettangolare ricoperto di rena; una linea bianca divide il campo in due quadrati identici e sui due lati del fondo viene montata una rete sovrastante la palizzata che circonda l’intero perimetro di gioco. Su questo terreno si affrontano due squadre composte da ventisette calcianti per parte[22].
I ventisette calcianti si dividono nei seguenti ruoli: quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzio Corridori (attaccanti).[23] Al centro della rete di fondo viene montata la tenda del Capitano e dell’Alfiere che hanno il compito di intervenire nelle risse per pacificare gli animi dei propri calcianti. L’incontro viene diretto dal Giudice Arbitro, coadiuvato da sei Segnalinee e dal Giudice Commissario che risiede però fuori campo. Al di sopra di tutti c’è Il Maestro di Campo che sorveglia lo svolgersi regolare della partita e interviene per ristabilire l’ordine e mantenere la disciplina in caso di zuffe sul terreno di gioco.
La partita ha inizio con il lancio del pallone da parte del Pallaio sulla linea centrale e la seguente “sparata” delle colubrine che salutano l’apertura delle ostilità. Da questo momento in poi i calcianti delle due squadre cercheranno (con qualunque mezzo) di portare il pallone fino al fondo del campo avversario e depositarlo nella rete segnando così la “caccia” (goal). È importante tirare con molta precisione poiché qualora la palla finisse, in seguito ad un tiro sbagliato o ad una deviazione dei difensori, al di sopra della rete, verrebbe assegnata la segnatura di mezza caccia in favore dell’avversario. Ad ogni segnatura di caccia le squadre si devono cambiare di campo. La vincitrice sarà la squadra che al termine dei 50 minuti di gioco avrà segnato il maggior numero di cacce.
Particolare interessante è anche il premio; oltre al palio infatti, mentre i musici intonano l’inno della vittoria, il Maestro di Campo consegnerà una vitella di razza Chianina alla squadra vincitrice del torneo.
I campi di gioco
Così come accade oggi nelle nostre città per il calcio moderno, anche nel calcio fiorentino qualsiasi spazio aperto poteva essere utilizzato come campo di gioco dove improvvisare partite più o meno importanti.
Durante il periodo di sua massima popolarità, il Calcio era talmente diffuso che dovettero essere presi provvedimenti per garantire la tranquillità degli abitanti, vietandone la pratica in luoghi dove potessero risultare particolarmente molesti. Ancora oggi è possibile osservare, in diversi punti di Firenze, lapidi murate in cui è riportato tale divieto. Una di queste scritte, risalente al 1645 (via Dante Alighieri), recita: “Li Sig. Otto proibiscono il gioco di palla pallottole et ogni altro strepitoso vicino alla Badia a braccia venti sotto pene rigorose”[24].
Una delle lapidi col divieto del gioco (1742: piazza del Giglio)
Tuttavia, se si escludono occasioni eccezionali come le partite giocate sull’Arno ghiacciato[25], le zone preferite per giocare restavano le grandi piazze della città. In particolare erano quattro i campi di gioco preferiti dai fiorentini: piazza Santo Spirito, piazza Santa Maria Novella, il “Prato”[26](nell’ampio spazio presso la omonima porta) e piazza Santa Croce che veniva considerato, dopo i fatti del 1530, il campo più prestigioso, dove appunto si svolgevano le partite di grande importanza e dove tuttora viene giocato il Torneo dei Quattro Quartieri[27].
Un disco di marmo con la data 10 febbraio 1565, collocato sotto la terza finestra da sinistra del Palazzo dell’Antella segna la metà del lato sud, ed è lanciando la palla contro questo segnale che il pallaio segnava l’inizio del gioco.
Le dimensioni del campo di gioco, secondo le indicazioni del Bardi, erano di 172 X 86 braccia fiorentine, vale a dire un rettangolo con i lati lunghi doppi di quelli brevi, così che ogni metà del campo era un quadrato di 86 braccia. Al loro interno, i giocatori andavano disposti in maniera ordinata e geometrica:
- i 5 sconciatori, posti a 25 braccia dal centrocampo, si tenevano a una distanza di 16 braccia l’uno dall’altro, lasciando 11 braccia tra quelli all’esterno e lo steccato laterale;
- i 4 datori innanzi, schierati su una linea arretrata di 18 braccia rispetto a quella degli sconciatori, mantenevano 21 braccia di distanza l’uno dall’altro, lasciando 11 braccia e mezzo ai due lati;
- i 3 datori indietro, arretrati di altre 18 braccia rispetto ai datori innanzi (e quindi a 25 braccia dalla linea di fondo), erano a una distanza di 30 braccia l’uno dall’altro e lasciavano 13 braccia tra i più esterni e lo steccato laterale.
- i 15 innanzi, invece, venivano posti a ridosso della linea di metà campo, divisi in tre schiere. Il Bardi ricordava che in epoche precedenti non erano divisi così ma venivano allineati lungo tutta la linea mediana, lasciandone due, detti “giocare alle riscosse”, liberi di posizionarsi fuori dallo schieramento e di giocare come preferivano.
Le partite celebri
Sono molte le partite passate alla storia, vuoi per il contesto in cui sono state giocate, vuoi per i fatti avvenuti durante il loro svolgimento e riportati dalle cronache del tempo oppure soltanto per le personalità illustri che vi presero parte.
Ma “la partita” per eccellenza, alla quale le moderne edizioni si richiamano, è quella che fu giocata il 17 febbraio 1530 durante l’assedio della città.[28]
I fiorentini, approfittando del sacco di Roma effettuato dall’esercito imperiale nel 1527, avevano cacciato i Medici e proclamato nuovamente la Repubblica. La cosa non era piaciuta a Papa Clemente VII (della famiglia Medici) che aveva chiesto l’intervento dell’imperatore Carlo V, il quale cinse di assedio la città nell’estate del 1529. I fiorentini, ormai stremati dalla scarsità del cibo, decisero di non rinunciare però ai festeggiamenti del Carnevale e addirittura, in segno di sfida verso gli assedianti, vollero organizzare una partita di calcio nella piazza di Santa Croce, che per la sua posizione era ben visibile dalle truppe nemiche accampate sulle colline circostanti. Per ridicolizzare maggiormente gli avversari, un gruppo di musici si mise a suonare sul tetto della chiesa cosicché gli imperiali avessero un’idea più chiara di ciò che stava succedendo. D’improvviso una palla di cannone dalle batterie assedianti fu sparata verso la piazza ma questa volò sopra le teste dei musici e andò a finire oltre la chiesa non facendo alcun danno, accolta dallo scherno della folla e dagli squilli delle trombe fiorentine.
Non si hanno notizie dei vincitori di quella partita, probabilmente perché fu sentita più come uno sforzo collettivo contro il nemico che come un torneo vero e proprio. Nonostante il coraggio dimostrato però, nell’estate dello stesso anno, la città fu costretta ad arrendersi e il dominio dei Medici riprese.
Altre partite riportate dalle cronache del tempo e degne di nota sono:
- 1490 -Si giocò eccezionalmente sull’Arno ghiacciato[29].
- 1570 -Si giocò a Roma nelle terme di Diocleziano in occasione della nomina a granduca di Cosimo I de’ Medici[30].
- 1575 -Partita giocata a Lione, organizzata dai mercanti fiorentini in onore del re Enrico III di passaggio da quella città[31].
- 1584 -Partita di Calcio giocata il 19 aprile in onore di Eleonora de’ Medici e Vincenzo I Gonzaga[32]. Oltre alla partita venne organizzata anche una corrida[33]. A impressionare però è il numero degli spettatori che assistettero all’evento: oltre quarantamila[34].
- 1605 -Si giocò ancora una volta sull’Arno ghiacciato dal 24 dicembre al 20 febbraio[35].
- 1650 -Partita giocata il 20 febbraio fra le squadre rivali dei Piacevoli (di colore “scarnatino”) e dei Piattelli (di colore “mavì”[36]). Vinsero i Piattelli ma le cronache del tempo parlano della partita come di uno scontro epico, più simile a una vera e propria battaglia sia in campo che fuori[37].
- 1681 -Durante lo svolgimento della partita del 17 gennaio Francesco di Carlo Gerini venne assassinato da Filippo di Piero Strozzi nelle immediate vicinanze del campo[38].
- 1689 -Si giocò per festeggiare le nozze di Ferdinando de’ Medici e Violante Beatrice di Baviera. La partita è passata agli annali però per il fatto che a sfidarsi furono una rappresentativa europea contro una asiatica[39].
- 1766 – Una partita ebbe luogo a Livorno, in occasione della venuta delle altezze granducali Pietro Leopoldo I e Maria Luisa. Alla partita, offerta dai numerosi mercanti inglesi presenti in quella città, assisté il console britannico John Dick[40]. Più che la bellezza del gioco -apparso anzi deludente sia per la inesperienza dei giocatori sia per il regolamento che escludeva contatti fisici troppo robusti – chi vi assisté lodò la magnifienza delle uniformi di gioco (di raso rosa per una squadra e azzurro per l’altra), costate oltre mille sterline.[41].
I calcianti celebri
Se per le partite comuni i calcianti venivano solitamente scelti in piazza al momento di giocare, in quelle ufficiali o organizzate per qualche ricorrenza particolare la scelta dei componenti delle squadre veniva meticolosamente fatta mesi prima nei palazzi dei principali gentiluomini della città.
Era cosa frequente quindi che in campo scendessero vere e proprie personalità del tempo che, per sfida o per passione, vollero cimentarsi di persona in questo sport.
Tra i personaggi più illustri che praticarono il gioco del calcio vi furono[42]:
- Piero II de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico[43]
- Lorenzo II de’ Medici, duca d’Urbino
- Alessandro de’ Medici, duca di Toscana
- Cosimo I de’ Medici, granduca di Toscana
- Francesco I de’ Medici, granduca di Toscana
- Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova
- Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana (citato nella poesia del Chiabrera sopra riportata)
- Lorenzo e Francesco, figli del granduca Ferdinando I de’ Medici
- Enrico, principe di Condé
- Giovan Carlo e Mattia, figli del granduca Cosimo II
- Giulio de’ Medici, Papa Clemente VII
- Alessandro de’ Medici, Papa Leone XI
- Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII
Attualità
Una fase della partita del 1902
La prima partita di calcio in costume del XX secolo ha fornito lo spunto per una delle prime “telecronache” della nascente cinematografia. Il ferrarese Rodolfo Remondini, pioniere della cinematografia, filmò infatti alcune fasi della partita del 23 maggio 1902 in piazza S. Maria Novella, ed il film così realizzato venne proiettato il successivo 3 giugno 1902 a Firenze nella sala Edison (Bernardi 2002: 50).
Il calcio in costume è sempre stato caratterizzato da un forte agonismo (già il Filicaja rilevava «e di vero valor tante e sì altere / prove in finta battaglia indi mostrarse,/ che sembran finte al paragon le vere») che talvolta sconfina in violente risse al di là di ogni regolamento[44].
Questa caratteristica non è scomparsa col tempo: l’11 giugno 2006, il primo incontro del torneo 2006, tra la squadra dei Bianchi (del quartiere di Santo Spirito) e quella degli Azzurri (di Santa Croce) è stato sospeso subito dopo l’inizio a causa dei pestaggi che avevano trasformato la partita in una vera e propria rissa. La gravità del fatto ha costretto la giunta comunale ad annullare l’intero torneo 2006[45]. Nell’aprile 2007 è stato annullato anche il torneo 2007 perché non c’erano sufficienti garanzie di sicurezza.
Nel 2008 la manifestazione sportiva è stata reintrodotta con delle modifiche delle regole di gioco per garantire un regolare svolgimento ed evitare risse incontrollate: i calcianti ora devono avere meno di 40 anni e non devono aver riportato condanne penali gravi (per omicidio, ad esempio)[46].
Queste regole hanno portato nella riedizione del torneo 2008 a un agonismo più leale, senza risse gravi. La semifinale fra Azzurri e Bianchi, vinta dai primi per 5 cacce a 3 e mezzo, ha inaugurato il torneo. La finale si è svolta fra gli Azzurri e i Rossi ed è stata vinta da questi ultimi per 9 cacce e mezzo a 4. Al termine dell’incontro c’è stato persino una specie di “terzo tempo“; i giocatori si sono scambiati abbracci e strette di mano.
Dal 2008 il Comitato del gioco del Calcio Fiorentino ha deciso di aderire alla FIGeST (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali), federazione associata al CONI.
Risultati delle partite dal 1930
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Risultati delle partite dal 1930 ad oggi