
Maxioperazione di procura e Gdf: 100 indagati, 35 provvedimenti restrittivi, 25 in carcere, ai domiciliari Giorgio Orsoni, accusato di finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale del 2010. In manette l’assessore regionale alle Infrastrutture. I pm chiedono l’arresto del deputato ed ex governatore del Veneto, gli atti trasmessi alla Camera. Avrebbe ricevuto quasi un milione di euro in fondi neri e si sarebbe fatto ristrutturare una villa. Coinvolto anche ex generale della finanza
VENEZIA – Imprenditori, manager e soprattutto amministratori e politici di primo piano. Uno sviluppo clamoroso dell’inchiesta sugli appalti per il Mose ha sconvolto stamattina Venezia: il sindaco Giorgio Orsoni, eletto con il centrosinistra, è stato arrestato (ai domiciliari), in carcere è finito l’assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, di Forza Italia, e la procura veneziana ha chiesto un provvedimento di custodia cautelare anche per Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto e attuale deputato di Forza Italia.
L’inchiesta è quella della Procura di Venezia che a febbraio aveva portato all’arresto di Giorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani, una delle imprese impegnate nei lavori per la costruzione delle barriere che dovranno proteggere Venezia da alte maree ed allagamenti. Le accuse per gli indagati variano dai reati contabili e fiscali alla corruzione, dalla concussione al finanziamento illecito.
Le accuse a Orsoni. Secondo quanto si legge nell’ordinanza integralmente riportata dalla Nuova Venezia, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è accusato di finanziamento illecito poiché “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, quale candidato sindaco del Pd alle elezioni comunali di Venezia del 2010, riceveva i contributi illeciti”, “consapevole del loro illegittimo stanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova”: si parla 110 mila euro al Comitato elettorale del candidato sindaco e 450 mila ricevuti in contanti “di cui 50 mila procurati dal Baita quale amministratore delegato della Mantovani che il Sutto (dipendente del Consorzio Venezia Nuova, ndr) e Mazzacurati (allora presidente di Cvn, ndr) consegnavano eprsonalmente in contanti a Giorgio Orsoni, in assenza di deliberazione dell’organo sociale competente e della regolare iscrizione in bilancio”.
“E’ doveroso precisare che al sindaco di Venezia Orsoni non è stato contestato il reato di corruzione”, ha detto il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio. “È indagato, invece, per finanziamento illecito ai partiti”. Nordio ha definito l’inchiesta “peggio di una Tangentopoli”. L’ordinanza del gip (711 pagine), citata dal pm, sostiene che “i fondi neri sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale” e che “hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti politici”. Il procuratore capo, Luigi Delpino, ha spiegato invece che alla base di questo sviluppo ‘politico’ dell’inchiesta ci sono triangolazioni di denaro e fondi neri ottenuti attraverso false fatture maggiorate per un totale accertato di 25 milioni di euro.
Le persone destinatarie di provvedimento restrittivo sono in tutto 35 (25 in carcere, 10 ai domiciliari), mentre sono un altro centinaio gli indagati. Tra gli arrestati ci sono il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo, nonché il generale della Guardia di finanza in pensione Emilio Spaziante. La GdF ha sequestrato beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro e sta effettuando perquisizioni e sequestri in Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna con oltre 300 uomini impegnati.
Le accuse a Galan. Corruzione è invece il reato ipotizzato nella richiesta di arresto formulata per il deputato di Forza Italia Giancarlo Galan. L’ex governatore veneto, secondo la tesi dell’accusa, avrebbe ottenuto fondi per circa 200mila euro da Baita, del gruppo Mantovani, e si sarebbe fatto ristrutturare la villa di Cinto Euganeo dalla stessa azienda. Ma non solo: Galan è indagato dalla Procura di Venezia anche con l’accusa di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) nell’ambito delle opere del Mose. Le dazioni, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società che agivano in esso, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012.
Secondo quanto si è appreso, i fondi all’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso sarebbero stati dati tramite la segreteria, circostanza che ha portato il politico agli arresti in carcere stamani all’alba. Il denaro veniva poi trasferito a Galan. Il reato contestato a Galan, Chisso e a un paio di funzionari della Regione è quello di corruzione contro i doveri d’ufficio. Nei brani dell’ordinanza riportati da La Nuova Venezia si legge che Galan è accusato di aver ricevuto “per tramite di Renato Chisso, che a sua volta li riceveva direttamente dallo stesso Mazzacurati”, “uno stipendio annuale di circa 1 milione di euro, 900 mila euro tra il 2007 e il 2008 per il rilascio nell’adunanza della commissione di salvaguardia del 20 gennaio 2004 del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo del sistema Mose, 900 mila euro tra 2006 e 2007 per il rilascio (…) del parere favorevole della commissione Via della regione Veneto sui progetti delle scogliere alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia”.
Trattandosi di un deputato, gli atti dovranno essere trasmessi alla Camera, dove Galan è presidente della Commissione cultura. “E’ a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte”, ha detto Francesca Chiocchetti, la sua portavoce. Galan è coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto, dal 2005 al 2010.