È una delle poche eccezioni alla regola secondo cui ciò che piace quasi sempre fa male: il caffè, infatti, sta svelando – con numerosi studi scientifici – tutti i suoi effetti protettivi sulla salute: dal cancro dell’endometrio al tumore al fegato fino al diabete, il caffè sembra giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione o almeno nella riduzione del rischio di alcune malattie. Ecco i risultati delle ultime ricerche e i consigli degli esperti sulla dose ‘ideale’ quotidiana
a cura di IRMA D’ARIA
Caffè e salute
La salute sembra passare anche dalla tazzina di caffè non più demonizzata come un tempo. “Tutti i dati recenti sul consumo di caffè e rischio di tumori, ma anche su rischio di molte altre malattie, sono rassicuranti” afferma Alessandra Tavani, Capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche presso l’IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano. “Certo, non si può raccomandare di bere caffè allo scopo di proteggersi contro le malattie, ma si può affermare che in persone sane un consumo di tre tazzine al giorno non costituisce un rischio per la salute, ma può addirittura migliorarla”. L’alimentazione, l’attività fisica e lo stile di vita sono i fattori che maggiormente influenzano la salute
Salute vascolare
Uno studio giapponese, condotto su 27 adulti sani, ha dimostrato per la prima volta che bere una tazza di caffè migliora in modo significativo il flusso di sangue rilevato in un dito, elemento che serve a misurare il funzionamento dei piccoli vasi. In particolare, i partecipanti dopo una tazza di caffè hanno registrato un aumento del 30% del flusso di sangue nel corso di un periodo di osservazione di 75 minuti, rispetto a coloro che hanno bevuto un decaffeinato. “Questo ci dà un indizio su come il caffè può aiutare a migliorare la salute cardiovascolare” ha dichiarato Masato Tsutsui, ricercatore e cardiologo del dipartimento di farmacologia dell’Università di Ryukyu di Okinawa, in Giappone. I partecipanti erano tutte persone che non bevono regolarmente caffè, tra 22 e 30 anni. In un giorno, ogni volontario ha bevuto una tazza di caffè normale o decaffeinato. Poi ricercatori hanno misurato il flusso di sangue al dito con flussimetria laser Doppler, una tecnica non invasiva per misurare la circolazione sanguigna a livello microscopico. Due giorni dopo, l’esperimento è stato ripetuto con l’altro tipo di caffè. Né i ricercatori né i partecipanti sapevano quando stavano bevendo caffè con caffeina. Rispetto al decaffeinato, il caffè con caffeina ha alzato leggermente la pressione sanguigna dei partecipanti e ha migliorato la funzionalità vascolare
Diabete di tipo 2
Secondo le ricerche pubblicate dall’Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC), l’assunzione di 3-4 tazze di caffè è associata ad una riduzione approssimativa del 25% di rischio di sviluppare diabete di tipo 2, comparato ad un consumo nullo o minore a 2 tazze al giorno. Le ricerche hanno anche suggerito una riposta inversa riguardo le dosi, per cui ogni tazza di caffè in aggiunta riduce il rischio relativo di sviluppo di diabete di tipo 2 del 7-8 per cento. Secondo gli studiosi, l’effetto protettivo del caffè non è dovuto alla caffeina visto che un altro studio associa un basso rischio di diabete di tipo 2 al caffè sia caffeinato che decaffeinato. Il report dell’Isic ha anche messo in evidenza alcune teorie sui meccanismi che sono alla base delle possibili relazioni tra consumo di caffè e riduzione del rischio di diabete. Queste includono la ”Energy Expenditure Hypothesis” che suggerisce che la caffein a nel caffè possa stimolare il metabolismo e aumentare il dispendio energetico e il ”Carbohydrate Metabolic Hypothesis”, che stabilisce che i componenti del caffè giochino un ruolo chiave nel bilanciamento del glucosio
Tumore del fegato
Secondo i risultati di una recente meta-analisi, che include 16 studi e 3.153 casi di tumore al fegato, il consumo di caffè riduce di circa il 40 percento il rischio di carcinoma epatocellulare, il tipo più comune di tumore del fegato (rappresenta più del 90 per cento dei casi nel mondo). La ricerca è stata pubblicata in Clinical Gastroenterology and Hepatology, la rivista ufficiale dell’Associazione Americana di Gastroenterologia. Inoltre, sulla base dei dati di 9 studi, i bevitori di più di tre tazze di caffè al giorno riducono il loro rischio di più del 50%. “La nostra ricerca conferma quanto dichiarato in passato che il caffè ha effetti favorevoli sul rischio di tumore del fegato” afferma Carlo La Vecchia, autore dello studio del Dipartimento di Epidemiologia, IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ e dell’Università di Milano. “Ciò potrebbe essere mediato dai provati effetti preventivi del caffè sul diabete, un noto fattore di rischio del tumore del fegato, oppure dai suoi effetti benefici sulla cirrosi e sugli enzimi epatici”. Nonostante la coerenza dei risultati tra i vari studi, periodi di tempo e popolazioni, è difficile stabilire se l’associazione tra consumo di caffè e carcinoma epatocellulare sia causale, o se questa relazione possa essere parzialmente attribuita al fatto che i pazienti con malattie epatiche e del tratto digerente spesso riducono volontariamente il loro consumo di caffè.
Tumore endometrio
Bere caffè può ridurre il rischio di tumore dell’endometrio (il tumore dell’epitelio di rivestimento dell’utero) che rappresenta il 3.9% di tutti i tumori nel mondo. Tra i tumori ginecologici ha un’alta incidenza, ma una bassa mortalità. Ben otto studi prospettici, basandosi su più di 3.500 casi di tumore dell’endometrio, mostrano una protezione del 7% per ogni tazza di caffè bevuta. Risultati analoghi si avevano per il caffè decaffeinato, basati su circa 2.500 casi di tumore Per spiegare l’associazione inversa sono stati proposti diversi meccanismi biologici. Il caffè, infatti, contiene molti composti bioattivi tra cui molti antiossidanti, che hanno un effetto anticancerogeno, e l’acido clorogenico, che potrebbe ridurre l’iperinsulinemia, soprattutto nelle donne obese che sono quelle a maggior rischio di tumore dell’endometrio. La presenza di una curva esposizione-rischio, la coerenza di risultati tra diversi disegni sperimentali e la plausibilità di potenziali meccanismi di azione biologica suggeriscono che l’effetto benefico del caffè possa essere realmente causale.
Melanoma
Uno studio recente italiano mostra che il caffè riduce anche il rischio di melanoma di quasi il 50%, se bevuto giornalmente. L’effetto protettivo è più forte nei soggetti con alcune caratteristiche metaboliche legate agli enzimi della glutatione S-tansferasi (GST). Almeno due studi precedenti sul melanoma avevano mostrato una protezione del caffè, mentre almeno altri due nessuna associazione. Varie ipotesi biologiche sono plausibili, ma non ancora dimostrate
Fratture
In passato si riteneva che la caffeina contenuta nel caffè potesse causare una perdita di massa ossea. Gli studi sull’assunzione di caffè in relazione al rischio di fratture ossee avevano mostrato risultati discordanti. Ora un grande nuovo studio prospettico svedese, che si basa su più di 3.800 fratture dell’anca in donne in menopausa, ha mostrato un’assenza di relazione con il rischio di fratture e con il rischio di osteoporosi, pur in presenza di una riduzione di massa ossea del 2-4%
Aspettativa di vita
Secondo lo studio “Association of Coffee Drinking with Total and Cause-Specific Mortality”, pubblicato sul New England Journal of Medicine, bere molto caffè non aumenta il rischio di decesso in generale e per cause specifiche. “Questo importante studio” sostiene Amleto D’Amicis, Vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) e membro del Comitato Scientifico per gli Studi sul caffè (FoSAN) “è il primo a riportare una netta associazione inversa statisticamente significativa tra consumo di caffè e mortalità per tutte le cause. L’associazione inversa è dose dipendente, più caffè si consuma minore è il rischio di morte”. Gli autori, consapevoli del fatto che il caffè è la seconda bevanda più consumata al mondo dopo il tè, si sono posti il quesito: il consumo di caffè può aumentare il rischio di decesso per qualunque causa? Per darsi una risposta hanno intervistato 229.119 uomini e 173.141 donne sani, senza precedenti tumori o patologia cardiovascolare e cerebrovascolare, di età compresa tra i 50 e i 71 anni. Questi soggetti sono stati seguiti per un periodo di tempo che variava da 1 a 14 anni registrando le cause di morte dei 52.515 soggetti deceduti tra il 1995 e il 2008. E’ risultato che, nei soggetti sani, all’aumentare del consumo di caffè diminuiva la mortalità totale. In particolare negli uomini la mortalità diminuiva dell’1% in chi beveva meno di 1 tazza di caffè al giorno, del 6% in chi ne beveva 1 e del 10% in chi beveva 2 o più tazze al giorno.
Quanto berne
Gli esperti ribadiscono che una persona sana non deve aumentare a dismisura il consumo di caffè per continuare a stare bene in salute, ma certamente un consumo moderato di 3-4 tazze di caffè al giorno rientra in un corretto stile di vita. Dosi considerate eccessive, oltre 8 tazzine, possono dare stati d’ansia ed aritmie. Le donne in gravidanza devono ridurre il consumo di caffè perché la caffeina viene metabolizzata 15 volte più lentamente e attraversa la barriera placentare. Una diminuzione del consumo di caffè sarebbe auspicabile anche durante l’allattamento perché il lattante assume la caffeina con il latte materno e la metabolizza lentamente.
Cosa c’è in una tazzina di caffè
In una tazzina di caffè espresso del bar ci sono 40 milligrammi di caffeina, 80 in quello fatto in casa con la moka e 120 di quello cosiddetto americano. Contiene oltre 900 sostanze tra cui importanti sali minerali come: potassio, calcio, magnesio, fosfati, solfati, ecc., vitamine e polifenoli. Alcuni restano nella bevanda (ad esempio il potassio), altri vengono trattenuti dal filtro (grassi e cere), altri ancora si perdono con la tostatura (proteine e amminoacidi). La caffeina entra in circolo in circa trenta minuti e viene assorbita nel giro di un’ora anche se non tutti reagiscono allo stesso modo e chi la elimina lentamente gode maggiormente dei suoi effetti benefici.