Mi sono fatto questa idea. Ci sono due convinzioni bislacche sulla fine del mondo: la seconda è che finisca oggi. La prima è che non finisca affatto (un giorno potrebbe succedere, credo, anche se spero che quel giorno sia il più lontano possibile). Ce ne sarebbe una terza: che ci si possa salvare rinchiudendosi in un villaggio con Mel Gibson e gli U2. Lo ripeto, per chi pensasse di aver letto male: passare l’ultima (possibile) notte sulla terra con Mel Gibson e Bono. E per di più pagare 500 euro per poterlo fare. Questa terza convinzione me l’ha messa in testa Alessandro Parente. Un ragazzo che è, non so come dirlo, ci provo così: un pazzo furioso.
Alessandro a un certo punto della sua vita, dopo essersi laureato, ha preso una macchina fotografica e una bicicletta e ha cominciato a scattare foto e pedalare. Scattare foto e pedalare. Il suo viaggio è iniziato il 21 ottobre da Tulum, un complesso archeologico Maya nello Yucatan, in Messico, e finisce il 21 di dicembre, data su cui ormai saprete tutto ma per quei due tre al mondo che non hanno visto Studio Aperto in questi mesi lo ripetiamo: è il giorno del solstizio di inverno, la fine del calendario Maya, dunque la fine del mondo.
Alessandro se n’è andato in giro per il Messico facendo a tutte le persone che ha fotografato queste due domande: Cosa pensi accadrà il 21 dicembre 2012? Cosa farai quel giorno? Le risposte sono imprevedibili, le foto molto belle. Parente ne ha fatto un blog (CLIC), ne farà una mostra in aprile e poi le raccoglierà in un libro. Questo è un po’ il racconto della personalissima fine del mondo che è riuscito a fotografare.
Cosa diavolo ti ha portato lì?
E’ da diversi anni che m’interesso del Sud America, ho fatto l’università in Argentina, e ultimamente mi era venuta la curiosità di conoscere un po’ le culture centro americane. Il 21 di dicembre mi è sembrato un buon appuntamento per un viaggio. Di fatto l’argomento della fine del mondo, come la definiscono in molti, mi è servito, nel mio reportage, ad avere una panoramica più ampia sulle culture locali, in particolar modo su quella maya, che trova la sua maggior espressione proprio nel calendario. Sono partito dall’Italia 8 mesi fa, per finanziarmi il viaggio ho lavorato qui, a Playa del Carmen, Quintana Roo, Mexico, per 6 mesi, poi ho preso la mia bici e sono partito. Viaggio in bici per avere sempre la possibilità di fermarmi e soprattutto per poter cadere sempre in cose inaspettate, e anche per sponsorizzare l’uso della bici e le ciclofficine popolari, a Roma ce ne sono molte, mio fratello lavora in una, Donchisciotte, Ex Snia, e lui mi ha spinto alle due ruote.
Come ti è venuta l’idea?
Semplicemente mi sono chiesto: in quale altro posto vorrei stare nel 2012, specialmente il 21-12-2012, se non in Messico? Mi piace sempre stare nel centro degli avvenimenti, per questo sono fotografo.
Com’è l’atteggiamento delle persone che hai fotografato finora rispetto al tema della fine del mondo?
All’inizio del viaggio mi aspettavo che chiunque ne sapesse qualcosa, a tutti gli indigeni chiedevo informazioni, ma molti di loro non ne avevano neanche sentito parlare. Non che per i maya questa data non fosse importante, ma semplicemente, essendo stati convertiti a un altra religione 500 anni fa, hanno perso di vista certi concetti. Ovviamente un buon 30 % della popolazione locale conserva le tradizioni. Nell’atteggiamento generale si vede questa data come la forte possibilità di un rinnovo dell’uomo nei confronti di se stesso e della natura.
Come vedono noi, alla fine del mondo vista da noi?
In noi vedono la superficialità pura, e credono che viviamo in un mondo uguale a quello dei film statunitensi. La fine del mondo alla Mel Gibson suscita in loro grande ilarità, tant’è che in molti, tra sciamani e non, stanno facendo di tutto per smentire la possibilità di un’apocalisse. Io credo che sia proprio per superficialità e materialismo che affrontiamo l’argomento in questo modo. Abbiamo bisogno di vedere un meteorite distruggere la terra, non ci basta aprire gli occhi e vedere che il mondo è già arrivato a un punto abbastanza critico, non userei la parola fine, perché la fine in natura non esiste. Secondo un libro sacro Maya, il Chilam Balam, l’uomo è il responsabile di tutto ciò che avviene sulla terra, e se dovrà avvenire la sua estinzione è perché l’essere umano stesso la causerà. Noi, secondo questo libro, siamo fatti di mais e abbiamo grandi potenziali spirituali, ma proprio la nostra fragilità fisica ci spinge al materialismo bloccando la nostra evoluzione spirituale. Il 21 dicembre finisce un secolo di 5125 anni, ci sarà la nascita del 6° sole che per molti segna la nascita di un uomo più cosciente.
I racconti più curiosi che hai raccolto?
Una cosa che mi incuriosisce è che una marea di gente si sta dirigendo a Tikal, in Guatemala, per una cerimonia che costa 500 euro a persona. Ci saranno vari sciamani, gli U2 e Mel Gibson. Ho intervistato un po’ di persone che saranno lì, e non sono semplici turisti ma gente che dell’argomento ne sa molto. Ecco, m’incuriosisce come sia possibile che ci si faccia una pulizia spirituale da 500 euro, è una contraddizione, ovviamente i partecipanti sono tutti europei.
Comunque non sono gli unici, ci sono vari accampamenti, i cosidetti “campamentos”, di stranieri che hanno comprato una terra in zone “energetiche”, c’è chi si sta arricchendo vendendo pezzi di terra magica…e c’è sempre l’europeo che ci casca.
Hai deciso cosa farai tu il giorno della fine del mondo?
Mi piacerebbe stare da solo, in un luogo silenzioso e senza inquinamento luminoso per vedere l’alba, anche a me piace pensare che questa data abbia un significato positivo, e che questo nuovo sole sia l’opportunità per svegliarci, però devo documentare e quindi credo che mi farò un giro tra i vari party di musica elettronica che stanno organizzando qui nella riviera maya. Mi sembra che sarà una buona espressione del concetto di fine del mondo.