Presto una biopic con la Bond Girl Gemma Arterton dedicata al cantautore scomparso trentenne nel Mississippi

MILANO – Chissà se rivederlo sugli schermi, lenirà il dispiacere di averlo ammirato, in carne ed ossa, per troppo, poco, tempo: non sappiamo che effetto farà agli innumerevoli fan di Jeff Buckley, il suo alter ego al cinema, somigliantissimo, Reeve Carney. Nel film di prossima uscita, “Mistery White Boy” che dovrebbe annoverare nel cast anche la britannica Gemma Arterton, già Bond Girl.L’INTRECCIO COL DESTINO – No, sarà molto difficile: Jeff Buckley è forse, in assoluto, la rockstar (anche se tale roboante appellativo poco si confaceva alle sue timide pose) di cui si sarebbe voluto vedere anche il seguito. Se il Mississippi non se lo fosse portato via trentenne, una sera di quindici anni fa, il 29 maggio del 1997. Banalmente annegato, niente droghe, niente alcool. Eppure legato in un intreccio diabolico al destino del padre, Tim, bravissimo cantatautore anch’egli. Lui sì vittima dei “malanni da stardom”, scomparso di overdose, a 28 anni, nel 1975.
UN SOLO, STRAORDINARIO, DISCO – Già, cosa avrebbe potuto fare Jeff? Nel 1994, con un solo disco, di fatto (gli altri son tutti postumi), “Grace”, incantò il mondo intero: un grido d’amore lancinante, disperato, un’intensità capace di scuotere l’ascoltatore fino alla fondamenta. Vedi una cover, Hallelujah di Leonard Cohen, da lui resa immortale. O la straordinaria, eponima, Grace. L’assurda morte, suo malgrado, lo proiettò nell’Olimpo dei rocker morti troppo giovani, trasformandolo nel cantante iconico degli anni’90, secondo forse, nell’immaginario di quella stagione, solo a Kurt Cobain. Suo malgrado, perché ne siamo certi, Jeff avrebbe voluto vivere ancora e ancora.
Matteo Cruccu