Decidere di non pagare il debito e uscire dall’Eurozona. E’ la soluzione radicale ipotizzata da un settore sempre più largo dell’opinione pubblica greca di fronte alla gravità della crisi. “Nel paese balcanico è in corso una strage dello stato sociale – dice Aris Chatzistefanou, giornalista e co-autore di Debtocracy, documentario che attraverso il web ha fatto il giro del mondo – Non è possibile pagare un debito così grande se significa imporre un’austerità destinata a distruggere la società”. Secondo il cronista, la Grecia “è una cavia, serve per verificare le reazioni della popolazione e dell’economia” di fronte alle cure imposte dalle istituzioni internazionali. Idee che circolano fra i movimenti di “Indignati” che stanno riempendo le piazze, non solo ad Atene.
Un documentario prodotto e diffuso tramite internet cerca di capire come è stato accumulato l’enorme debito pubblico del paese e punta il dito contro i responsabili. Dopo il suo inaspettato successo, il dibattito è esploso.
Tutti parlano di “Debtocracy”, un documentario dei giornalisti Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou sulla crisi greca. Girato con i loro risparmi e i contributi di qualche amico, il documentario è stato pubblicato gratuitamente su debtocracy.gr. In meno di dieci giorni lo hanno visto quasi 600mila persone. Ogni giorno sostenitori e critici del documentario scambiano le loro opinioni su Facebook, Twitter o sui blog.
I protagonisti di questo documentario (circa 200 personalità) hanno firmato una petizione per l’istituzione di un comitato internazionale che investighi sull’origine del debito e individui i responsabili. Per loro la Grecia avrebbe il diritto di rifiutare il rimborso del suo “debito ingiustificato”, cioè del debito accumulato attraverso atti di corruzione commessi contro l’interesse della società.
Debtocracy è un atto politico e presenta un punto di vista ben definito sugli avvenimenti che hanno portato la Grecia sull’orlo del baratro. Le opinioni vanno tutte in una direzione, quella scelta dagli autori, che fin dai primi minuti mettono in chiaro il loro modo di vedere le cose: “In quasi 40 anni due partiti, tre famiglie politiche e alcuni grandi imprenditori hanno portato la Grecia al fallimento. Questa gente ha smesso di pagare i cittadini per salvare i suoi creditori”.
Gli autori del documentario non danno la parola a quelli che considerano come “complici” di questo fallimento. I primi ministri e i ministri delle finanze degli ultimi dieci anni in Grecia sono presentati come i responsabili di una serie di connivenze che hanno spinto il paese nel precipizio.
Il direttore generale dell’Fmi, Dominique Strauss-Kahn, che si è presentato ai greci come il medico del paese, è paragonato al dittatore Georges Papadopoulos [primo ministro sotto il regime dei colonnelli dal 1967 al 1974]. Il parallelo è proposto fin dall’inizio del documentario, ma Strauss-Kahn non ha diritto ad alcuna replica. Alla domanda “Perché non far intervenire le persone prese di mira?” Katerina Kitidi risponde che è “una domanda che bisogna porre a molti media, che in questi ultimi tempi trasmettono un solo punto di vista sulla situazione. Noi volevamo offrire un altro approccio, che mancava da tempo”.
Come in Ecuador
Per Aris Hatzistefanou quello che conta è l’indipendenza del documentario: “Non avevamo scelta. Per evitare i vincoli che ci avrebbero imposto le case di produzione, le istituzioni o i partiti, per realizzarlo ci siamo rivolti direttamente al pubblico. Il documentario appartiene quindi ai nostri ‘coproduttori’ che hanno contribuito via internet. Ed è per questo che non ci sono stati problemi di diritti. Il nostro scopo è quello di diffonderlo il più possibile”.
Il documentario si serve dei casi dell’Ecuador e dell’Argentina per sostenere la tesi secondo la quale il rapporto di un comitato di esperti può essere utilizzato come strumento di negoziazione per cancellare una parte del debito e il blocco degli stipendi e delle pensioni.
“Cerchiamo di prendere spunto dagli esempi di paesi che hanno detto no all’Fmi e ai creditori stranieri. A questo scopo abbiamo parlato alle persone che hanno condotto questa valutazione in Ecuador e che hanno dimostrato come gran parte del debito fosse illegale”, dice Katerina Kitidi. Debtocracy evita però di sottolineare alcune differenze significative fra l’Ecuador e la Grecia, per esempio le riserve petrolifere del paese sudamericano.
“Ricorrono oggi venti anni da quel tragico 29 agosto 1991, quando Libero Grassi, l’imprenditore onesto e coraggioso che si era pubblicamente ribellato alla mafia e al suo sistema estorsivo, fu ucciso in un agguato tragico e feroce”.
Lo scrive in un messaggio alla vedova, Pina Maisano Grassi. rainews 24.
Lo stato ora difende i Dell’Utri , quelli come LIbero Grassi danno fastidio a questo paese.
La decisione dell’agenzia di rating era prevista: nonostante gli sforzi di rigore sul bilancio le prospettive di espansione economica della nazione iberica sono troppo basse “per l’alto livello di disoccupazione, le difficili condizioni finanziarie, l’elevato indebitamento privato”
Tutto come previsto. Nelle cause quanto negli effetti. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha abbassato di un gradino (da AA ad AA-) il giudizio di lungo termine sulla Spagna, evidenziando al tempo stesso un outlook negativo. La decisione, che segue di una settimana un analogo provvedimento di Fitch, trova le sue motivazioni nelle ridotte prospettive dell’economia iberica. La Spagna, insomma, non cresce abbastanza. Un problema particolarmente sentito dagli operatori che, soprattutto sul fronte dei derivati, sembrano ultimamente più inclini a premiare le prospettive di espansione economica che gli sforzi, per quanto encomiabili, condotti dai governi sul fronte del rigore di bilancio. C’è riuscita, ad esempio, l’Irlanda, da qualche mese investita da nuove ondate di fiducia da quando ha ripreso a sperimentare un incremento del Pil dopo due anni di recessione.
Nei mesi scorsi, Madrid aveva fissato all’1,3% la quota obiettivo per la crescita del Pil, salvo ammettere successivamente di non poter mantenere la promessa. La misura del ridimensionamento, su cui pesa la brusca frenata dell’intero continente, l’ha offerta oggi proprio S&P’s secondo cui l’espansione dell’economia nazionale non dovrebbe superare quest’anno lo 0,8% (l’1% nel 2012). In pratica una correzione al ribasso di mezzo punto percentuale rispetto alle previsioni realizzate nel febbraio scorso. “Nonostante la presenza di segnali di recupero nella performance economica, vediamo ancora rischi evidenti per le prospettive di crescita della Spagna per l’alto livello di disoccupazione, le difficili condizioni finanziarie, l’ancora elevato indebitamento privato e la contrazione economica vissuta dai principali partner commerciali del Paese” si legge nella nota ufficiale dell’agenzia di rating.
I riflessi ovviamente non mancano, in particolare sul fronte contabile. Oggi, i tassi di interesse sui bond decennali spagnoli viaggiano a quota 5,27%, più o meno 60 punti base al di sotto dei livelli italiani (che sfiorano il rendimento del 6%). Per il momento, siamo ancora distanti dalla temuta quota 7%, ovvero da quella soglia critica che identificherebbe, secondo gli analisti, un livello non più sostenibile per i conti pubblici. Il debito spagnolo resta infatti relativamente contenuto, specialmente nel confronto con le altre economie europee. Ma la componente degli interessi sul debito stesso rappresenta ancora una voce problematica. Difficile, infatti, che la Spagna possa chiudere l’anno con un rapporto deficit/Pil non superiore al 6%, cifra obiettivo pari, in ogni caso, al doppio di quanto imposto dalle norme europee di stabilità che, fin dai tempi di Maastricht, fissano la soglia al 3%.
L’unica vera consolazione, per il momento, viene dalla reazione dei mercati. Oggi la borsa di Madrid ha chiuso positivamente, con l’indice di riferimento Ibex in crescita dello 0,26%. Comerisposta a un declassamento non è davvero niente male, ma va sottolineato che quello vissuto in questi ultimi tempi dalle borse è un momento decisamente particolare. L’impressione sempre più netta, anticipata qualche settimana fa da alcuni analisti, è che le piazze finanziarie stiano vivendo una sorta di prolungato rimbalzo dopo i ribassi eccessivi sperimentati questa estate. In sostanza, è come se la speculazione di luglio e agosto avesse deprezzato talmente tanto i bond sovrani e le azioni delle compagnie private da portarli ben al di sotto del loro ipotetico valore reale.
In altre parole, i principali titoli del mercato sono ancora sottovalutati e per questo attraggono nuovi compratori che ne alimentano la spirale rialzista. Un fenomeno che interessa anche l’Italia. In questo senso, dunque, anche i forti cali registrati ieri sulla piazza di Milano sono apparsi più un incidente di percorso che l’avvio di una nuova tendenza ai ribassi. Oggi, Piazza Affari ha guadagnato quasi 2,5 punti percentuali, in conseguenza dello scontato rimbalzo dopo la debacle di ieri. Bene Fiat e i titoli bancari tra cui l’osservata speciale Unicredit che oggi guadagna il 2,32%. I titoli di Piazza Cordusio, che lo scorso 23 settembre avevano registrato il minimo storico di 64 centesimi per azione, sono nuovamente prossimi all’ambita quota 1 euro.
Intervista a Padre Pino Puglisi, il prete palermitano assassinato dalla mafia, per l’inaugurazione del centro sociale “Padre Nostro”, da lui fondato a Brancaccio.
Al bar Torrital, un bar anni sessanta della vecchia Milano, c’è Idio, un leghista duro, puro e onesto.
Dietro una apparente brutalità di argomentazioni si cela un forte e umanissimo bisogno di comunicare, scambiarsi idee e opinioni, mentre la vita fugge tra un caffè e l’altro…
Milioni di individui votano Lega Nord, il partito di Bossi, Calderoli, Borghezio. E continueranno a farlo, nonostante tutto. Il trionfo dell’ignoranza, della furfanteria e della volgarità a molti piace. Il fenomeno è più interessante sul piano antropologico che politico. Sono tra noi. Con loro siamo destinati a convivere. Alcuni sembrano perfino brave persone. Dopo aver ritratto il private banker dal volto umano, perfetto esemplare di homo berlusconianus, Ricky Farina ha dedicato un video a Idio, barista milanese, nordista nell’anima.
Un’altra figura indimenticabile della Chiesa che sa farsi madre degli ultimi e non gira la testa dall’altra parte rispetto alle ingiustizie: don Pino Puglisi, parroco a Brancaccio, Palermo, ucciso da mano mafiosa il 15 settembre 1993.
Oggi, è il diciottesimo anniversario del suo assassinio e il cinquantaseiesimo della sua nascita.
Nel video una parte del film “Alla luce del sole”, di Roberto Faenza (2005).
Milano – Alla vigilia della manifestazione di domani 15 ottobre, i Collettivi studenteschi di Milano e provincia tornano in piazza. Un corteo partito alle dieci da largo Cairoli ha attraversato il centro del capoluogo lombardo cantando slogan contro banche e governo. Prese d’assalto le vetrine di molte filiali del credito, come Intesa Sanpaolo e Unicredit. Durante la mattinata è stata tentata anche l’incursione nella sede milanese della agenzia di rating Goldma Sachs, dopo gli episodi che nelle scorse settimane avevano coinvolto Moody’s e Standard&Poors. Il corteo ha poi raggiunto piazza Cadorna dove verso mezzogiorno, all’angolo con via Paleocapa gli studenti hanno lanciato ortaggi e frutta marcia contro la polizia, impegnata a bloccare l’accesso al palazzo che ospita gli uffici della Fininvest. “La nostra fiducia non l’avrai mai, ladro mafioso”, hanno gridato gli studenti all’indirizzo del premier Berlusconi. di Franz Baraggino
L’architettura degli studi universitari ha subito negli ultimi anni profonde trasformazioni. Il quadro vigente dei corsi attivati dalle Università risponde alla normativa introdotta dal Decreto 22/10/2004, n. 270 e prevede un’articolazione in tre cicli o livelli.
I primi due cicli coprono l’intero percorso universitario con un triennio di base e un biennio di specializzazione, mentre il terzo ciclo caratterizza la formazione per attività di alta qualificazione, inclusa la formazione per attività di ricerca, da svolgere in enti e organismi di ricerca pubblici o privati.Alla conclusione del terzo ciclo, e in particolare dopo il Dottorato, si ha accesso ai primi livelli di attività di ricerca all’interno dell’Ateneo. Per intraprendere la carriera accademica bisogna acquisire il ruolo di ricercatore, attraverso un periodo di ricerca spesso sostenuto da borse post-dottorato e assegni di ricerca, con periodi di mobilità.
Una partecipata manifestazione contro i clan ha attraversato il quartiere di Affori, zona Milano Nord. L’evento è stato promossa unitariamente dal Consiglio di Zona 9 e appoggiato da tutte le parti politiche. L’iniziativa è una risposta della città all’incendio doloso che settimana scorsa ha devastato l’impianto sportivo comunale “Ripamonti” in via Iseo. Un rogo che porta la firma dei padrini che fanno affari anche all’ombra della Madonnina. “Un attacco diretto contro le istituzioni, contro il Comune”, dice Nando Dalla Chiesa che sottolinea come il corteo sia “la migliore risposta a questa strategia di intimidazione”. Perché la ‘ndrangheta “c’è, è nascosta ma c’è”, come ammette Don Maurizio, parroco di Affori di Giovannij Lucci