L’Aula del Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul ddl che prevede l’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo in cui è stata inserita la norma sul cosiddetto processo lungo. I sì sono stati 160, i no 139. Il ddl torna ora all’esame della Camera.
PROCESSO ‘LUNGO’, PROTESTA IN AULA: VIDEO
Famiglia Cristiana: «La mafia ringrazia»
«Processo lungo, la mafia ringrazia». Così Famiglia Cristiana titola un editoriale online in cui il magistrato Adriano Sansa commenta l’approvazione al Senato, con la fiducia posta dal governo, del provvedimento che secondo il settimanale cattolico «farà danni agli onesti e un favore alla mafia». «A chi giova? A chi vuole tirare in lungo il processo – scrive Famiglia Cristiana -: finalmente la verità. Il processo breve era una menzogna, perchè significa la morte anticipata della procedura. Qui almeno si dice chiaramente l’obiettivo»
Bagarre alla Camera dopo il voto, le opposizioni insorgono. Secondo il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, il provvedimento va «nella direzione opposta rispetto all’Europa». «Il Csm – ha aggiunto Vietti, parlando con i giornalisti stamani a Torino – ha presentato una risoluzione con le proprie valutazione su tali provvedimenti, che sono molto critiche. Abbiamo valutato di non votarlo su richiesta di alcuni componenti laici per consentire un miglior approfondimento; prendiamo atto che il Governo non ha voluto fare lo stesso». Entrando nel merito, Vietti, che ha parlato a margine della cerimonia del cambio del comandante della Legione Carabinieri del Piemonte e della Valle d’Aosta, ha precisato che «le posizioni del Csm nei confronti dei provvedimenti sono molto critiche sotto il profilo delle sue ricadute sulla durata dei processi». «Siamo tutti impegnati in modo prioritario ad accelerarli – ha aggiunto – anche per tenere il passo con l’Europa. Questi provvedimenti – ha concluso – vanno esattamente nella direzione opposta».
COSA PREVEDE IL “PROCESSO LUNGO”?
Il testo sul cosiddetto processo lungo accorpa i due articoli che erano stati messi a punto dalla commissione Giustizia del Senato che aveva inserito, rispetto al testo uscito dalla Camera, le norme bollate dall’opposizione come «ad personam» ossia volte a favorire il premier nelle sue vicende giudiziarie.
Il ddl modifica alcuni articoli del codice di procedura penale (articoli 190, 238 bis, 438, 442 e 495) in materia di giudizio abbreviato e di delitti punibili con la pena dell’ergastolo. La normapomo della discordia prevede la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimonia testimoniare in un processo e stabilisce che non si può più considerare come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato di un altro procedimento. Anche se il testo del governo precisa che questa norma non vale ad esempio per i processi di mafia e terrorismo. Rimane poi la misura presente già nel testo approvato alla Camera, che dà il nome alla legge.
Si stabilisce che per chi è condannato al carcere a vita non ci sarà più la possibilità, avvalendosi del giudizio abbreviato, di avere la sostituzione dell’ergastolo con la condanna a 30 anni di carcere. Il testo del governo recepisce un emendamento del relatore Roberto Centaro che prevede per i condannati all’ergastolo per reati di strage e per sequestro di persona, qualora vi sia stata la morte del sequestrato, una stretta di quei benefici di cui i condannati potranno usufruire solo dopo aver scontato 26 anni di carcere. Le norme contenute nella leggesi applicano ai processi in corso, tranne quelli già chiusi in primo grado. Il testo del governo precisa, a scanso di equivoci, che la legge entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.